Casella di testo: 		C'è una malattia che rimane profondamente latente, innocuamente sopita fino a quando i vostri occhi  non accarezzano la visione di un cielo pieno di cumuli o di lenticolari, luminosamente azzurro e sferzato da un vento teso. E' una malattia che v'induce ad inventare bugie infinite e a scappare in aeroporto, senza badare ai dettagli. Perchè l’aeroporto è l'unico luogo ove riuscite a trovare un qualche provvidenziale beneficio contro questa patologia. 
Ebbene questa malattia si chiama: "volare".
Ne sanno qualcosa i piloti di aliante che, legati più di altri alle vicissitudini atmosferiche, non ci penseranno più di tanto a mollare lavoro, famiglia e ammennicoli vari per involarsi. Finalmente!
Ne sa soprattutto qualcosa l'autore che sì ... insomma, reo confesso, narra di una sua splendida esperienza di volo. Non senza sottolineare quanto sia sciocco (se non pericoloso) affrontare il cielo in giacca e cravatta. Elegante sì, ma surgelato!
 
Diario giornalistico con un vezzo piacevolmente narrativo. 
Sembra di essere con Claudio nell'abitacolo dell'Hornet: vi suggeriamo di leggere il racconto solo dopo aver indossato guanti e doppio paio di calzini. 
 
Autore: CLAUDIO CAVOLLA
Narrativa / Medio-breve
Pubblicato:  in esclusiva per "Voci di hangar".