Aeroporto

Ecco che sento di nuovo quella vibrazione. Quel senso di eccitazione e piacere, quasi come se il viaggio fosse lo scopo e non il mezzo. Le migliaia di persone che formicolano nelle sale d’attesa, con mille storie, i negozi cari e ovvi, il profumo artificiale e soprattutto quel ronzare basso degli aerei che atterrano e partono, portando con loro carichi di pensieri. Come sembrano grandi nel buio. Le piccole finestrelle come cento occhi e quella grande coda colorata. Un paesaggio del futuro, fuori di questo terminal che sembra anch’esso la pancia di un aereo. La luce dell’alba si fa avanti piano sul grande campo di operazioni. Non c’é nessuna piccola sagoma umana là fuori. Solo grossi mostri alati che vibrano, luci intermittenti e macchine di servizio ausiliarie.

Iniziano ad arrivare persone. Come sempre sono in un tremendo anticipo, per godermi con calma le sensazioni che si incollano piano sulla mia pelle, una dopo l’altra, una alla volta. Libertà, calore, solitudine, malinconia.

Iniziano ad arrivare persone e con loro anche la luce oscena. É come svegliarsi un’altra volta. Un altro traumatico passaggio alla coscienza. Voci forti, chiassose. Luce chiara, appuntita. I grossi mostri alati non fanno più paura, non sembrano più venuti da un altro mondo. Non sembrano più Dei alieni da adorare e temere. La gente aspetta di riempirli. Come semplici aerei da trasporto passeggeri. La luce é apparsa del tutto.


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