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Sopravissuto

Sopravissuto - Louis Zamperini

titolo: Sopravvissuto

autore: Louis Zamperini e David Rensin

editore: Newton Compton Editori

anno di pubblicazione: 2015

ISBN: 978-8854169807





Quando Gregory “Pappy” Boyington, (membro delle famose “Tigri Volanti” e della 214ma squadriglia, nota anche come “Squadriglia delle pecore nere”, nonchè autore del libro autobiografico:  , ndA – di cui è possibile leggere qui la recensione, ndR -) era prigioniero in Giappone, nei due campi di Ofuna e Omori, vicino Tokyo, per due anni aveva vissuto tra indicibili violenze e crudeltà. Ma non erano mancati interessanti episodi di solidarietà e persino di umanità.

Nel periodo di prigionia arrivavano nuovi prigionieri, che portavano notizie sull’andamento della guerra, sebbene i prigionieri non potessero parlare tra loro se non a rischio di crudeli ripercussioni o della vita stessa. Uno di questi era Louis Zamperini, ma non avevo mai fatto caso a questo nome italiano leggendo “L’asso della bottiglia” . Eppure Boyington ne aveva parlato nel suo libro.

Louis Zamperini a destra
Louis Zamperini a destra. A sinistra si nota il commilitone in stampelle e con il pantalone delle gamba sinistra piegato all’insù … segno che gli è stata amputata la gamba. Evidentemente Lucky Louis – così lo soprannominavano i suoi compagni di volo – fu davvero più fortunato.

Sopravissuto - Louis Zamperini - II copertina
Molto discutibile la scelta di chi ha curato il progetto grafico di questa edizione italiana nel ritrarre Loius Zamperini in età senile; terribilmente imbarazzante invece collocare in copertina dei bombardieri pesanti inglesi Avro Lancaster che nulla hanno a che fare con le vicende narrate nel romanzo. Chi lo ha letto davvero sa bene che Zamperini volò su bombardieri pesanti americani Consolidated B24 Liberator. Viceversa, chi ha curato la copertina di questo romanzo – è oltremodo evidente – non neanche aperto il libro. Confidiamo che, in occasione della successiva ristampa, l’editore provvederà a sanare lo svarione con  una copertina più verosimile

Per superare le difficoltà dovute alla scarsa alimentazione e al tormento della vera Fame – quella con la effe maiuscola -, Zamperini ricorreva ad uno stratagemma, che aveva anche il vantaggio di tenere le menti impegnate e allontanare il pericolo della depressione. Lui descriveva con precisione maniacale una marea di ricette culinarie che, a detta sua, la madre italiana gli preparava a casa prima della guerra. Tutti ascoltavano per ore la sua descrizione di come queste ricette venivano preparate, giurando che, dopo la liberazione, le avrebbero immancabilmente preparate tutte, una per una, nessuna esclusa.

Zamperini era arrivato ad Ofuna prima di Boyington, infatti descrive il momento in cui Boyington arriva. Questa descrizione si snoda in poche righe, ma per me che conosco i fatti come se fossi stato con loro nel Pacifico, è fonte di un’emozione incontenibile. Ancora una volta è l’occasione di vedere gli stessi fatti con un altro paio di occhi.

Le vicende che portano Zamperini ad Ofuna sono lunghe e anche quelle che seguono la sua liberazione due anni dopo lo sono altrettanto. Non le descriverò, per lasciare al lettore tutto l’interesse nella lettura.

Consiglio questo libro a tutti, sicuro che quelli che mi conoscono mi ringrazieranno. Ma per meglio meritare questi ringraziamenti consiglio di leggere entrambi i libri, quello di Boyington e quello di Zamperini. Il primo si trova nelle bancarelle, usato costa pochi euro. Il libro di Zamperini, invece, è nelle librerie, pubblicato giusto nel 2014. Inoltre, sarà utile sapere che a breve uscirà un film con Angiolina Jolie e ricalcherà la vita di Zamperini (i due si conoscevano e si frequentavano perché entrambi abitavano in case vicine sulle colline di Hollywood), sia quella ante guerra, quando era un atleta olimpionico di fama mondiale, sia quella durante e dopo la guerra. Zamperini è morto nel 2014.

E ora vi devo una breve confessione: quando ero ragazzo leggevo molto, specialmente libri che parlassero in qualche modo di aviazione. Mi capitò tra le mani, non so come, un libro intitolato: “L’asso della bottiglia”, con il viso di un pilota sulla copertina.

Sopravissuto - Louis Zamperini - III copertina
Quello di Louis Zamperini è l’ennesimo caso di un italiano illustre (o comunque figlio di italiani emigrati negli USA) che è rimasto del tutto sconosciuto in Italia almeno fino a quando la sua esistenza non è diventata un film. Peraltro la sua sceneggiatura è stata ricavata adattando per il cinema i contenuti di un altro libro dal dedicato a Zamperini dal titolo: “Unbroken: A World War II Story of Survival, Resilience, and Redemption” scritto da Laura Hillenbrand e pubblicato nel 2010 negli USA.

Che si trattasse di un pilota era evidente: aveva sulla testa la cuffia con tanto di occhialoni, e poi si vedeva anche dalla mimica facciale. Allora ero davvero affascinato da ogni cosa aeronautica e non mi sfuggiva nulla. Lessi il libro, ma con qualche difficoltà dovuta al gergo usato dall’autore, un modo strano di parlare, inusuale per me, intriso di vocaboli spesso sconosciuti, il cui significato ricavavo dal contesto generale. Ma dopo aver incontrato più volte le stesse espressioni idiomatiche ed averne acquisito il significato andavo avanti più agevolmente. Alla fine non avevo capito proprio tutto, perciò ricominciavo daccapo. La seconda volta tutto mi appariva molto più chiaro. In questo modo, per me, ragazzo di campagna, sperduto nel paesaggio bucolico della Maremma toscana, senza mezzi e senza i riferimenti che avevano i ragazzi delle città, senza televisione e senza cinema, si apriva una magica cortina e potevo sbirciare oltre, prendendo coscienza di un mondo tanto diverso dal mio e oltremodo affascinante.

Il libro di Boyington raccontava la propria vita di pilota combattente, i duelli aerei e le vittorie, la baldoria delle feste a cui partecipava, l’attività di istruttore di volo, i combattimenti in Birmania come membro delle famose “Tigri Volanti” e la guerra nel Pacifico contro i giapponesi. Poi raccontava di come era stato abbattuto e la vita da P.O.W. (prigioniero di guerra, ndA) fino alla liberazione al termine del conflitto mondiale e le difficoltà di reinserimento nella vita civile.

Sopravissuto - Louis Zamperini - IV copertina
La IV di copertina del libro pubblicato in Italia dalla Newton Compton, tradotto dal testo originale “Devil at My Heels” con il sottotitolo: “A World War II Hero’s Epic Saga of Torment, Survival, and Forgiveness,” scritto con David Rensin e pubblicato nel 2003 da William Morrow.

Quel libro è stato per me una pietra miliare.

Negli anni successivi l’ho letto ancora, credo almeno una quindicina di volte. Un giorno, ormai in piena era Internet, ho ordinato in America la versione in inglese. Letta di un fiato, sebbene con parecchie difficoltà dovute sempre allo slang usato nella narrazione, ho sentito il desiderio di approfondire la conoscenza di questi fatti di guerra. Sempre in America ho ordinato altri libri, tutti sulla guerra del Pacifico. Così ho messo insieme una gran serie di tasselli, pezzi di mosaico che alla fine si sono collocati tutti al loro posto ed ho potuto avere una visione globale degli avvenimenti di quel grande teatro bellico. Ogni autore parlava di quei fatti dal proprio punto di vista. Ho “conosciuto” tutti i protagonisti, arrivando a vedere la stessa guerra con tanti paia di occhi. Alla fine conoscevo non solo i fatti, ma anche le persone, una per una, e anche le loro gesta, oppure, la loro sorte. Quasi come fossero stati tutti amici miei, oppure come se io stesso avessi fatto parte della loro squadriglia.

I molti libri di cui ho parlato, tutti in inglese (tra l’altro mi hanno aiutato ad incrementare e mantenere la conoscenza di questa lingua) ora sono allineati sulle mensole che ornano le pareti di casa mia e ogni tanto ne tiro giù uno e lo leggo qua e là. Ma questo di Zamperini mi mancava.

Appena comprato l’ho semplicemente messo in sequenza di lettura, preceduto da parecchi altri. Poi però ho cominciato a leggerlo e, come spesso succede, ho continuato fino alla fine, anche se a volte ero costretto a chiuderlo per il bruciore degli occhi.

Un libro che ti tiene incollato come una calamita.



Recensione a cura di Evandro Detti

Didascalie delle foto a cura della Redazione


L’asso della bottiglia

Gregory "Pappy" Boyington - L'asso della bottiglia

titolo: L’asso della bottiglia

autore: Gregory Pappy Boyington

editore: Longanesi

anno di pubblicazione: 1966

ISBN: non disponibile





Quando ero ragazzo leggevo molto, specialmente libri che parlassero in qualche modo di aviazione.

Mi capitò tra le mani, non so come, un libro intitolato: “L’asso della bottiglia”, con la faccia di un pilota sulla copertina.

Che si trattasse di un pilota era evidente: aveva sulla testa la cuffia con tanto di occhialoni, e poi si vedeva anche dalla mimica facciale. Allora ero davvero affascinato da ogni cosa aeronautica e non mi sfuggiva nulla.

Lessi il libro, ma con qualche difficoltà dovuta al gergo usato dall’autore, un modo strano di parlare, inusuale per me, intriso di vocaboli spesso sconosciuti, il cui significato ricavavo dal contesto generale. Ma dopo aver incontrato più volte le stesse espressioni idiomatiche ed averne acquisito il significato andavo avanti più agevolmente. Alla fine non avevo capito proprio tutto, perciò ricominciavo daccapo.

La seconda volta tutto mi appariva molto più chiaro. In questo modo, per me, ragazzo di campagna, sperduto nel paesaggio bucolico della Maremma toscana, senza mezzi e senza i riferimenti che avevano i ragazzi delle città, senza televisione e senza cinema, si apriva una magica cortina e potevo sbirciare oltre, prendendo coscienza di un mondo tanto diverso dal mio e oltremodo affascinante.

Il libro, scritto da un pilota americano (che fascino l’America!), era autobiografico.

La copertina del volume autobiografico del comandante del mitico reparto “Baa Baa Black Sheep” nell’edizione pubblicata nel 2002 a cura della casa editrice TEA, codice ISBN: 885020213X. Memorabile anche la serie televisiva statunitense andata in onda dal ’76 al ’78 e liberamente spirata alle gesta della squinternata Squadriglia. L’attore che impersonava Pappy Boyington era Robert Conrad mentre il vero asso si prestò come consulente per la sceneggiatura. Tra gli attori c’era anche un anonimo Larry Manetti divenuto poi famoso per aver impersonato il ruolo di Rick nel memorabile telefilm statunitense Magnum PI

L’autore, raccontava la propria vita di pilota combattente, i duelli aerei e le vittorie, la baldoria delle feste a cui partecipava, l’attività di istruttore di volo, i combattimenti in Birmania come membro delle famose “Tigri Volanti” e la guerra nel Pacifico contro i giapponesi. Poi raccontava di come era stato abbattuto e la vita da P.O.W (prigioniero di guerra, ndA), fino alla liberazione al termine del conflitto mondiale e le difficoltà di reinserimento nella vita civile.

Quel libro è stato per me una pietra miliare. Negli anni successivi l’ho letto ancora, credo almeno una quindicina di volte.

Un giorno, ormai in piena era internet, ho ordinato negli Stati Uniti la versione in inglese. Letta di un fiato, sebbene con parecchie difficoltà dovute sempre allo slang usato nella narrazione, ho sentito il desiderio di approfondire la conoscenza di questi fatti di guerra.

Gregory "Pappy" Boyington
Gregory “Pappy” Boyington in uno scatto del suo periodo bellico in Birmania in cui comandava la sua mitica squadriglia. Egli assunse il comando del Corsair squadron VMF-214, soprannominata Squadriglia ‘Black Sheep’ nel settembre 1943. Durane meno di cinque mesi di attività, Boyington riuscì ad abbattere ben 28 velivoli nemici ma nel gennaio 1944 fu a sua volta abbattuto.

Sempre in USA ho ordinato altri libri, tutti sulla guerra del Pacifico. Così ho messo insieme una gran serie di tasselli, pezzi di mosaico che alla fine si sono collocati tutti al loro posto ed ho potuto avere una visione globale degli avvenimenti di quel grande teatro bellico. Ogni autore parlava di quei fatti dal proprio punto di vista. Ho “conosciuto” tutti i protagonisti, arrivando a vedere la stessa guerra con tanti paia di occhi. Nel caso di Boyington, molti hanno scritto sulle vicende della sua squadriglia, la 214, nota anche come “Squadriglia delle pecore nere”. Alla fine conoscevo non solo i fatti, ma anche le persone, una per una, e anche le loro gesta, oppure, la loro sorte. Quasi come fossero stati tutti amici miei, oppure come se io stesso avessi fatto parte della loro squadriglia.

Quando Boyington era prigioniero in Giappone nei due campi di Ofuna e Omori, vicino Tokyo, per due anni aveva vissuto tra indicibili violenze e crudeltà. Ma non erano mancati interessanti episodi di solidarietà e persino di umanità. Nel periodo di prigionia arrivavano nuovi prigionieri, che portavano notizie sull’andamento della guerra, sebbene i prigionieri non potessero parlare tra loro se non a rischio di crudeli ripercussioni o della vita stessa. Uno di questi era Louis Zamperini, ma non avevo mai fatto caso a questo nome italiano. Eppure Boyington ne aveva parlato nel suo libro. 

Il Vought F4 Corsair è il velivolo protagonista delle imprese aviatorie che fecero di Pappy Boyington l’asso degli assi statunitensi

I molti libri di cui ho parlato, tutti in Inglese (tra l’altro mi hanno aiutato ad incrementare e mantenere la conoscenza di questa lingua) ora sono allineati sulle mensole che ornano le pareti di casa mia e ogni tanto ne tiro giù uno e lo leggo qua e là. Ma questo di Zamperini mi mancava. Appena comprato l’ho semplicemente messo in sequenza di lettura, preceduto da parecchi altri. Poi però ho cominciato a leggerlo e, come spesso succede, ho continuato fino alla fine, anche se a volte ero costretto a chiuderlo per il bruciore degli occhi. Un libro che ti tiene incollato come una calamita. Zamperini era arrivato ad Ofuna prima di Boyington, infatti descrive il momento in cui Boyington arriva. Questa descrizione si snoda in poche righe, ma per me che conosco i fatti come se fossi stato con loro nel Pacifico, è fonte di un’emozione incontenibile. Ancora una volta è l’occasione di vedere gli stessi fatti con un altro paio di occhi.

Consiglio questo libro a tutti, sicuro che quelli che mi conoscono mi ringrazieranno. Ma per meglio meritare questi ringraziamenti consiglio di leggere entrambi i libri, quello di Boyington e quello di Zamperini. Il primo si trova nelle bancarelle, usato costa pochi euro. Il libro di Zamperini, invece, è appena uscito nelle librerie.

Gregory “Pappy” Boyington ci ha lasciato all’età di 75 anni nel 1988 (probabilmente a causa di un tumore ai polmoni) mentre Zamperini è morto nel 2014.



Recensione di Evandro Detti

Didascalie a cura della Redazione


La Guerre Vue du Ciel

La Guerre Vue du Ciel

titolo: La guerre vue du ciel – [La guerra vista dal cielo]

autore: Marc Scheffler

editore: Nimrod

anno di pubblicazione: 2013

ISBN: 978-2915243567





Nel 2013, all’aeroporto di Parigi Le Bourget, c’era un air show. Appena entrato mi trovai a passare in una zona dove vidi parcheggiati alcuni aerei Mirage. Tra questi aerei c’era una bancarella con parecchie copie di un libro intitolato “La guerre vue du ciel”. Acquistai subito il libro. Il suo autore, presente lì vicino, scriveva una dedica a tutti gli acquirenti. Così anch’io ebbi la mia dedica.

Uno scatto che ritrae l’autore “al lavoro”

Poi il libro è rimasto in lista di attesa, ma quando ho cominciato a leggerlo non sono riuscito più a smettere. Non ho mai trovato una sola pagina dove l’interesse abbia potuto diminuire, neanche di poco.

Marc Scheffler ha scritto esattamente quello che noi piloti di aviazione generale vorremmo leggere: la vita di un pilota da caccia. Quella vita che quasi tutti noi, tranne pochi, avremmo voluto vivere, ma le cose sono andate diversamente.

Per tutti coloro che sono in grado di leggere un libro in francese, questo è uno dei più formidabili.

L’autore, pilota dell’Armée de l’Air, descrive la vita operativa, in patria e all’estero, in pace e in guerra, al suolo e in volo, con una capacità narrativa fuori dal comune. Il lettore può quindi vivere con lui le avventure e finalmente può gettare uno sguardo dall’interno su cose che altrimenti non potrebbe conoscere mai. I voli di guerra, i rifornimenti in volo, gli attacchi agli obiettivi nemici. Ma non solo. Può conoscere la mentalità con la quale oggi si usa un aereo militare da caccia, o meglio, un caccia bombardiere.

L’autore del volume “casualmente” a bordo di un velivolo militare, in tuta di volo, con in mano una copia del suo romanzo

L’uso operativo di un aereo è qualcosa che va ben oltre il pilotaggio. Marc Scheffler racconta la sua vita in modo semplice, senza retorica, senza nessuna esaltazione di cose che nella realtà dei fatti sono realmente importanti ed esaltanti.

Dopo un periodo operativo in teatri di guerra viene inviato come istruttore in una scuola di volo e lui si dispone a svolgere questo compito con umiltà e profonda professionalità. In ciò che descrive ho ritrovato molti elementi che hanno marcato anche la mia vita di istruttore per più di venticinque anni. Sia pure in un contesto un po’ diverso.

Il Mirage 2000D è il co-protagonista di questo bel romanzoVoglio sperare che il libro possa essere tradotto in italiano, ma almeno in inglese. Così che tutti, nel mondo, abbiano la possibilità di leggerlo.

E’ un lavoro ben fatto, di qualità, e sarebbe giusto avesse il successo che merita.


Recensione a cura della Redazione

Fotografie Flickr





Attenzione: Non esiste il Tag Autore ”Marc

Evandro Detti

Non capita tutti i giorni di ritrovarsi in aeroporto l’autore di un libro che si ha avuto la fortuna e – diciamolo pure – il privilegio di aver appena letto (e quindi recensito) … ebbene, a noi della Redazione di VOCI DI HANGAR,  è accaduto! Sicchè, altro non abbiamo potuto fare che “pretendere” firma e dedica da mostrare poi agli amici/nipoti nei lustri a venire.

In realtà il buon Evandro, frequentatore quasi assiduo dell’aeroporto di Rieti, si è subito spontaneamente prestato a vergare il suo nome sulla copia in nostro possesso, peraltro già ampiamente bistrattata da letture e riletture. E, per giunta, senza neanche particolari minacce.

Lo scatto lo conferma: quasi sorride nonostante abbia appena maturato la consapevolezza di aver guadagnato alcuni lettori assai critici, se non proprio incontentabili.  Infatti, ad un’analisi attenta della fotografia, noterete chiaramente che, quello che gli corruccia il sopracciglio destro, non è un mezzo sorriso … bensì una smorfia di dolore … ma si sa: di questi tempi occorre prendere ciò che capita.  Così, suo malgrado, il buon Evandro si è dovuto subire aspre annotazioni circa, nell’ordine:

– le dimensioni delle foto,

– la sinteticità del testo,

– l’impostazione asettica della narrazione

… e una mezza dozzina di rimproveri ineccepibili che non vi riportiamo per brevità di cronaca.

Pare che il Detti abbia interrotto la ramanzina adducendo impellenti motivi idraulici … e che sia riapparso solo la settimana successiva.

Evandro, hai voluto scrivere? … ora ti becchi i fans che ti meriti!?







Fotografie di: Evandro Detti

Testo di: Redazione di Voci di hangar