Archivi categoria: Racconti tra le Nuvole

Tutte le voci e le recensioni dei concorsi Racconti tra le Nuvole

Il cane

mustangLa solita storia: un triangolo amoroso, gelosia e morte.

Ma davvero la solita storia? Assolutamente no! Perché il “terzo” in questo brillante racconto, è l’aeroplano, amato da entrambi gli altri protagonisti, il pilota e la fanciulla, ma senza che nessuno dei due abbia idea che tra le giunture d’acciaio del velivolo pulsi un cuore innamorato.

Una storia tragica e tenera, descritta in modo vivido, con la passione profonda di chi gli aerei li ha amati sul serio, nell’età in cui l’Amore non conosce limiti o pregiudizi.

Il presente racconto è stato scritto nel lontano nel ontano 1933 quando l’autore aveva l’età di 19 anni e dunque se o stile e la frasoleologia utilizzata vi apparirà datata o desueta … eccone la semplice spiegazione!



Narrativa / Medio-breve Inedito; ha partecipato alla III edizione del Premio fotografico/letterario “Racconti tra le nuvole” – 2015; in esclusiva per “Voci di hangar”

Un decollo risicato

Me ne stavo nel piazzale antistante l’hangar dell’Aeroclub di Palermo, crogiolandomi al sole mattutino in una comoda sdraio. Anzi, sonnecchiavo nell’attesa del primo allievo della giornata.

Arrivò, invece, un visitatore che non conoscevo, il quale mi fece aprire gli occhi; mi alzai a fatica, per usuale educazione, non senza averlo prima squadrato dalla testa ai piedi: era un uomo di mezz’età, con una folta barba nera, ben vestito e, per quello che si poteva vedere, abbronzatissimo.

Gli porsi la mano ed egli si presentò spiegandomi che era un commerciante di vini, che spesso si era recato in nave a Pantelleria, la bella isola a sud della Sicilia, dove aveva acquistato grosse partite di vino zibibbo (ecco perché mancava nei negozi di Palermo!) e, questa volta, se possibile, avrebbe preferito andarci in volo.

Gli spiegai che l’Aeroclub non poteva svolgere attività commerciale né trasportare fusti di vino a bordo dei propri piccoli apparecchi.

Mi rispose che lui li avrebbe solo contrattati mentre l’azienda vinicola, che anch’io conoscevo, glieli avrebbe spediti come sempre aveva fatto.

Trascurai, a questo punto, la faccenda “voli commerciali” e che, sì, potevamo andarci, purché pagasse, mio tramite, la tariffa oraria che avrei dovuto pagare io.

Non ebbe alcun problema ad anticipare quella stimata per le due ore previste, relativa al Cessna 206, quello con cui di solito lanciavo i paracadutisti. Speravo, peraltro, di comprare, a prezzo di commerciante, una cassa di bottiglie speciali che avrei potuto stivare a bordo.

Il giorno prima c’era stato scirocco violento; quel giorno calma piatta anche a Pantelleria: strano, lì è sempre ventoso. Rassicurato, comunque, dall’Ufficio Meteorologico Aeronautico, fatto il pieno al Cessna e tornato sul piazzale, un collega pilota mi chiese se poteva venire con noi. “Certo”, gli risposi, “ti siedi a destra e quello lo facciamo accomodare dietro”.

Allineato per pista 35 che punta più o meno a nord, verso le case a due o tre piani della Palermo periferica, osservai che la manica a vento era penzoloni, non un filo di vento perciò, e iniziai la corsa di decollo.

Appena staccato alla giusta velocità di 80 nodi (circa 150 Km/h, ndA) di colpo l’indice dell’anemometro scese a 40: stallo!

Giù il muso e un istante dopo tornò a 80!

Non potevo atterrare perché la pista è corta e per giunta in discesa.

– La cosa si ripeté un paio di volte; passai a pelo delle case e, qui, l’apparecchio iniziò una ripidissima salita. A quel punto, l’amico seduto accanto (che in seguito divenne pilota professionista), rimasto silenzioso avendomi visto lavorare con calma e decisione, mi disse: “Non ti voltare, a quello la barba è diventata bianca!”

Gli risposi di rassicurarlo perché saremmo subito rientrati per pista opposta.

Nessun problema, infatti, con le eventuali raffiche in prua: avevo subito capito che eravamo stati investiti in coda da forti raffiche di scirocco, con effetto wind shear che toglie velocità all’aeroplano!

Seppi poi che mentre staccavo le ruote dalla pista, in quell’istante era arrivata in Aeroclub (troppo tardi) una telefonata dall’operatore meteo che diceva pressappoco così: “ Non fatelo decollare, ci sono 70 nodi a Pantelleria!”

Giuro, meglio volare fra le nuvole che con un ventaccio così!



§§§ in esclusiva per “Voci di hangar” §§§

# proprietà letteraria riservata #


Michele Gagliani

Un decollo risicato

aeroplanino turbolenzaParecchio tempo fa un distinto signore con folta barba nera (diventatagli poi bianca) venne a trovarmi in Aero Club chiedendomi se potevo accompagnarlo da Palermo a Pantelleria.

Era un commerciante di vini e, infine, acconsentii purché pagasse mio tramite il costo del volo.

Il giorno prima c’era stato forte scirocco, ma ora cal-ma piatta, e venni anche rassicurato dall’Ufficio Meteo. Feci preparare l’aeroplano che generalmente usavo per lanciare paracadutisti, imbarcai accanto a me anche un collega che oggi è pilota di linea e feci accomodare il commerciante nel sedile posteriore; rullai per portarmi in posizione attesa, pronto per il decollo, autorizzato. La manica a vento era a zero ma, appena staccato alla giusta velocità, questa di colpo si dimezzò portando l’aeroplano in stallo; poi si riprese e di nuovo stallo …! Riuscii a superare “a pelo” le case che si trovavano in fondo alla pista e qui l’aeroplano cominciò a salire come un ascensore! Il seguito nel racconto …!



Narrativa / Medio-breve Inedito; ha partecipato alla III edizione del Premio fotografico/letterario “Racconti tra le nuvole” – 2015; in esclusiva per “Voci di hangar”

Cielo senza confini

Tutti i lunedì, martedì, eccetera (che monotonia!) me ne vado al Club Albatros, dove faccio l’istruttore VDS (Volo da Diporto Sportivo) con un apparecchio tubi-e-tela capace di decollare e atterrare in metà della pista in terra battuta lunga non più di quattrocento metri. Per arrivarci mi faccio ogni giorno centoventi chilometri, fra andata e ritorno, con la nuova utilitaria che nel giro di un anno ne ha superato cinquantamila … e ancora devo finire di pagarla!

Quel memorabile sabato, 1° Giugno 2002, ero ancora solo e, guardando il cielo parzialmente nuvoloso, cominciai a sognare ad occhi aperti ripensando ad un volo speciale fatto qualche tempo prima.

Un volo fantastico, fuori dal tempo e dallo spazio: ero sopra e fra le nubi, in una bianca e sinuosa valle incassata fra picchi illuminati dal sole e dall’arcobaleno! Una strada infinita, con tunnel di bambagia in cui si entrava, per uscirne in curve iridescenti, poi giù a capofitto in burroni senza fondo che sfociavano in canyon risalenti verso la luce, vivida, abbagliante, in anfratti misteriosi con stalattiti e stalagmiti trasparenti! Quell’aereo ultraleggero, con motorino da ottanta cavalli, saliva e volteggiava come un angelo, magnifico, elegante, superbo.

Mi svegliò dal torpore in cui ero caduto un amico pilota, per chiedermi se poteva usare anche i miei bidoni per rifornire di benzina alcuni ultraleggeri diretti a Trapani: l’indomani avrebbero fatto scalo tecnico sul nostro campo.

– Verrò ad aiutarti: ma dove vanno? A Trapani? Non mi pare che ci siano campi di volo o aviosuperfici da quelle parti … evidentemente non sono aggiornato.

– Ma no, gli amici di Siracusa andranno a Trapani Birgi!

– L’aeroporto militare di Trapani? Stai scherzando? Su Trapani atterrano gli aerei di linea, ma è vietato a quelli da turismo … figuriamoci agli ultraleggeri! –

Pensavo, intanto, alle difficoltà incontrate in passato per farci qualche trasferimento da Boccadifalco, l’aeroporto minore di Palermo, sede di Aero Club: occorrevano speciali autorizzazioni rilasciate dal competente Ministero, da citare nei piani volo, e con gli aeroplani ci si poteva andare soltanto nei giorni prefestivi e festivi (ma non sempre) quando gli F.104 di stanza a Birgi, pur sempre in stato d’allarme, riposavano un tantino! Già allora era obbligatorio il trasponder, affinché gli operatori radar potessero facilmente individuarli; mentre ora una formazione di apparecchietti, neanche forse muniti di radio, poteva impunemente andarci?

– Impossibile, tu mi prendi per i fondelli …

– Non sto scherzando, te lo giuro! Anzi, sono stato invitato ad aggregarmi: vuoi venire con me? –

L’amico, che è sempre stato persona seria, possiede un ultraleggero migliore del mio, più veloce, sempre lucidato a specchio, e mai mi ha imbrogliato: devo credergli e, naturalmente, accetto con cauto entusiasmo. Mi toglierò lo sfizio di scendere su quello scalo proibito? Chissà! Sarà vero che questi altri amici sono autorizzati?

– Certo è – m’informa – che si tratta di volatili in gamba. Alcuni di loro hanno fatto un incredibile Raid fino a Capo Nord, altre volte sono andati a Malta … Ma sì, sono anche atterrati a Sigonella, l’aeroporto militare di Catania e base NATO!!! –

Ricordo d’essermi battuto come un pazzo, in quegli anni, per scendere con l’ultraleggero sul vecchio scalo di Boccadifalco e non ci sono riuscito, pur essendo allora pilota d’aeroplano e presidente del locale Aero Club.

Quest’aeroporto era proibito (ora non so) anche ai piloti di Aviazione Generale provenienti da altre sedi: aperto per loro soltanto in occasione del Giro Aereo Internazionale di Sicilia che si svolge ogni anno, fin da quando era prova valevole per il campionato mondiale di velocità.

Non c’era una logica in tale proibizione, considerato che in tempi non lontani chiunque poteva arrivarci in volo, anche in presenza di un reparto dell’Aeronautica Militare trasferitosi poi a Trapani.

A onor del vero, alcuni di noi avrebbero potuto volarci con gli ultraleggeri, in occasione di manifestazioni sportive o di protezione civile, a condizione di portarceli smontati: pura follia! E questi se ne vanno impunemente a Trapani Birgi? Cose da pazzi, non c’è più mondo!

Domenica 2 Giugno, alle sette, percorsi i soliti sessanta chilometri, sono già al campo, piazzo la manica a vento, controllo che non vi siano ostacoli in pista e sistemo i bidoni vicino alla porta dell’hangar.

Il nostro apparecchio, già pronto, morde il freno dell’attesa. Finalmente arrivano, uno dopo l’altro, e sono in DIECI! Ordinatamente atterrano per pista 24, essendoci un venticello da ovest, ed ho il mio daffare per aiutarli a parcheggiare nei modesti spazi del nostro campo.

Hanno tutti fretta di rifornire perché: “Abbiamo una finestra che occorre rispettare”.

Rapide spole, dunque, con le nostre auto stracariche di bidoni, fra campo e distributore più vicino, dove ci serviamo abitualmente.

Apprenderò che ai siracusani si sono aggiunti i catanesi; le due formazioni, riunitesi in volo e lasciato l’Etna alla loro sinistra, hanno tagliato nell’entroterra puntando su Capo D’orlando per proseguire lungo la costa tirrenica fino al nostro campo, dieci chilometri a ovest di Cefalù. A loro si uniranno adesso un palermitano ed un oriundo messinese (io): il volo affratella, non c’è dubbio!

Eseguiti i rifornimenti, ancora incredulo, decolliamo in coda al Gruppo.

Dopo cinquanta minuti di volo siamo a Birgi e posiamo dolcemente le ruote su quella pista liscia come un tavolo da bigliardo. Quindi rulliamo per alcuni chilometri raggiungendo, con i motori surriscaldati, il piazzale dell’aerostazione civile; entriamo e siamo accolti con entusiasmo dai gestori del bar (che raramente vedono tanta gente insieme) e con estrema cortesia dalla Società di Gestione, cui tuttavia, prima di ripartire, dovremo pagare l’handling normalmente richiesto ai piloti degli aeroplani: ma è da dire che, oltre a disbrigare le formalità di “rito” (modulistica, documenti, eccetera) hanno messo a nostra disposizione un pullman che, attraverso lo spettacolo delle saline, ci ha condotto in un ristorante prospiciente l’incantevole isola di Mozia e, più tardi, è tornato a riprenderci.

Rivedere gli undici apparecchi ordinatamente allineati sul grande parcheggio altrimenti vuoto, col monte Erice sullo sfondo di quell’abbacinante scenario azzurro, è stata per me (e giurerei per tutti) un’emozione fortissima.

Il decollo, poi, dell’intera formazione condotta dal leader di turno, mi rese soddisfatto e felice come un bambino impunito che aveva appena rubato la marmellata!

Grazie agli organizzatori di quel volo eccezionale, ho ritrovato la speranza di un cielo senza confini e recinzioni!

Mi resta, intanto, il bellissimo papiro regalatomi dal Presidente dell’Avioclub di Siracusa raffigurante un giallo biplano che sorvola il teatro greco di quell’antica Città: mitico dono d’ali per raid ritenuti impossibili!



§§§ in esclusiva per “Voci di hangar” §§§

# proprietà letteraria riservata #


Michele Gagliani

Cielo senza confini

aeroplano ala alta rosaUn volo nel mondo incantato delle nuvole e poi un eccezionale raid rimasti indelebili nella mia memoria.

Del primo poche parole che fanno sognare!

Per comprendere l’altro bisogna sapere che i Piloti VDS (Volo da Diporto o Sportivo) operano, per legge, solo su aviosuperfici e campi di volo, ma non possono assolutamente farlo su aeroporti militari. E, però, in uno di questi sono potuto andarci!

Undici apparecchi ultraleggeri (pur con i divieti imposti anche agli aeroplani da turismo) sono stati eccezionalmente autorizzati ad atterrare sull’aeroporto di Trapani Birgi, base dei caccia F104 dell’Aeronautica Militare, sentinelle del Mediterraneo, accolti da tutti con squisita cortesia.



Narrativa / Medio-breve Inedito; ha partecipato alla III edizione del Premio fotografico/letterario “Racconti tra le nuvole” – 2015; in esclusiva per “Voci di hangar”