Leggero


All’improvviso si trovò nel cielo, il suo sguardo si perdeva in un blu accecante; le nuvole sfilacciate erano sotto di lui e celavano in parte il reticolo geometrico di campi delimitati da strade, corsi d’acqua e filari di alberi. Sopra di lui la curva dell’atmosfera sfumava in toni diversi sino al profondo più scuro, al limite stesso del pianeta.

Il sole era dritto davanti a lui, leggermente più in alto, sorto da alcune ore si avvicinava al mezzogiorno crescendo di luminosità.

Tutto intorno solo aria e libertà, pensò di avvicinarsi alle nuvole e di sfiorarle; con il solo pensarlo sentì le mani che si muovevano e come a braccia distese cominciò a cabrare leggermente, si rovesciò virando a sinistra fino a trovarsi in picchiata verso il bianco soffice che correva sfuggendogli; e lui lo inseguì.

Solo quando si mise in volo livellato si rese conto di essere al posto di pilotaggio del suo piccolo monomotore, non ricordava di aver mai decollato, la sensazione di essere solo con i suoi pensieri e sogni l’aveva stordito … solo lui e l’aria.

Ora vedeva e controllava la strumentazione e restò quasi deluso quando entrò tra le nuvole, avrebbe giurato di poterle toccare; ma passò in un attimo, lo spettacolo dell’aria umida e carica di condensa che scivolava sulle ali lo rapì.

Si voltò indietro a vedere la scia che disegnava la rotta, come se avesse creato un sentiero che potesse ripercorrere senza perdersi.

Una gioia incontenibile gli saliva dal cuore mescolandosi con l’eccitazione, si avvitò, volò rovesciato con gli occhi inchiodati allo spettacolo della terra, seguì l’argento di un fiume tra il verde prima di raddrizzarsi e puntare dritto verso l’infinito.

Diede manetta e si spinse sino al limite di tangenza, il motore scese di giri sino a ricordargli che il suo posto era la terra e non il cielo.

Quante volte aveva sognato di bucare il cielo, spingersi oltre fino a trovarsi nello spazio … liberarsi del peso e dell’indistruttibile filo invisibile che lo legava al mondo.

Quasi in stallo si lasciò scivolare d’ala senza agire sui comandi, come se non fosse lui a decidere di ritornare verso il suolo, lo stomaco per un attimo si strinse e il respiro si sospese.

Recuperò il controllo sempre puntando in basso, ancora e ancora; più veloce, ancora più veloce. L’aria fischiava quasi assordante e l’altimetro impazziva; giù, ancora più giù!

Era come bloccato in una trance, non riusciva a pensare neanche di tirare a sé la cloche; gli occhi inchiodati sul verde dritto di fronte a lui, volava e precipitava spingendosi al limite.

Non voleva o non poteva, la terra si scatenava e lo tirava a se senza che lui potesse muovere un muscolo; ad un tratto non era più lui con il suo apparecchio a volare verso il suolo, ma era il suolo stesso che gli correva incontro.

Non aveva paura, ne sentiva pericolo, era sereno. Staccò le mani dai comandi e lentamente chiuse gli occhi.

Gli occhi erano pesanti, li aprì lentamente, sbattendo più volte le palpebre.

Si drizzò a sedere aiutandosi con le sole braccia, sistemò i cuscini dietro la schiena e si appoggiò alla testata del letto. Aveva ancora nel cuore la sensazione di pace e libertà e lasciò che restasse il più a lungo possibile ritardando il risveglio, la coscienza.

Era leggermente sudato, prese il bicchiere dal comodino e bevve un sorso; rimase ancora qualche minuto in contatto con l’anima richiudendo gli occhi. Ormai il cervello era tornato in contatto con la consapevolezza della realtà e decise che era ora di alzarsi.

Con movimenti studiati e ormai meccanici avvicinò la sua fedele carrozzella e quasi con naturalezza le sue braccia lo fecero scivolare a sedere su di essa. Si avviò verso il bagno, la sensazione di peso, di essere a terra, non lo disturbò, il suo pensiero era sereno e leggero.

Si sentì fortunato perché mai i suoi sogni lo avevano abbandonato e riusciva a volare davvero oltre la difficile vita … un sorriso dolcissimo gli salì dall’anima fino agli occhi e guardò dalla finestra un nuovo sole, lassù nel cielo.



§§§ in esclusiva per “Voci di hangar” §§§

# proprietà letteraria riservata #


Andrea Barlotti

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