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Cirillo e Brilla

Cirillo era un pettirosso che viveva in un caldo e confortevole nido, in compagnia di Brilla, la pettirossina sua compagna. La primavera era arrivata da un paio di settimane facendo bella mostra di se, gli alberi erano carichi di fiori e fiori traboccavano dalle aiuole e spandevano nell’aria tiepida i loro inebrianti profumi. Cirillo e Brilla se ne stavano tranquilli, come possono stare tranquilli i pettirossi, dentro il loro nido. Cirillo era un pettirosso sveglio e veloce, che beccava i vermiciattoli e poi felicemente li portava a Brilla, e la guardava, amorevole, mentre lei li ingoiava con avidità dimostrandogli così di apprezzare i suoi gesti.. Cirillo era minuto perché per tutto il giorno svolazzava di qua e di là alla ricerca di cibo sia per lui che per la sua compagna, mentre Brilla che per tutto il giorno se ne stava dentro il caldo nido era grassoccia, e questa era una cosa insolita per una pettirossina, come era insolito anche il fatto che una pettirossina non volasse mai fuori dal nido per cercarsi il cibo. Cirillo l’amava molto, e non voleva che lei si affaticasse, e anche l’amore di Cirillo per la sua pettirossina era una cosa misteriosa. Ma si sa, il mondo è pieno di cose misteriose, è solo che l’uomo è abituato a vedere un albero che ad ogni primavera fiorisce e fa i frutti e non gli pare misterioso, come invece misteriosa è tutta la natura e tante, tante altre cose, cose che magari non si vedono. Per Cirillo e per Brillla tutto ciò che stava loro intorno era meraviglioso, e meraviglioso era il loro amore. Ma in quella straordinaria primavera colma di eccessivi colori, cadde la neve, l’ultima neve dell’inverno. E la neve imbiancò tutto, l’erba e i fiori degli alberi e i fiori dei giardini. E portò il freddo, l’ultima neve dell’inverno, e bruciò e rovinò ogni fiore, dalla terra gelata i bruchi non facevano più capolino e Cirillo pur vagando per tutto il giorno non riusciva a trovare cibo sufficiente per due, ogni tanto incappava in qualche mosca spaventata e inebetita che volava in modo strano dentro l’aria fredda, allora apriva il becco e la ingoiava e si saziava, ma alla sua amata pettirossina che portare? Avrebbe dovuto librarsi in volo anche lei e approfittare degli insetti spaventati e ingoiarli con una sola beccata, ma ahimè, Brilla era troppo grassoccia per riuscire a volare, ed era oltremodo impigrita e oltremisura viziata dal suo compagno. “Non posso, proprio non posso!”, cinguettò lei quando lui le chiese di uscire insieme alla caccia di cibo, “Io non uscirò mai e poi mai con questo tempo … mi vuoi vedere morta?” Ma no!, pensò Cirillo. “Ma no …” cinguettò tristemente, “Io parlo perché voglio il tuo bene: e morirai solo se non verrai a cercarti il cibo! Ti prego …” “No!”, cinguettò lei cocciuta, “Non verrò da nessuna parte e tu farai bene a portarmi qualche verme!” Cirillo era talmente sconfortato che non sprecò fiato per spiegarle che in giro non si trovava niente da beccare perché la neve aveva ghiacciato la terra e i vermi erano intrappolati sotto la gelida crosta. Tante volte Cirillo uscì dal nido alla disperata ricerca di qualche insetto, morto o vivo, da portare alla sua amata pettirossina, ma non riuscì a trovare niente e faceva sempre ritorno al nido stanco e deluso. Ma poi un’idea lo rallegrò: considerò che se Brilla non mangiava sarebbe dimagrita, si sarebbe sentita più leggera e finalmente si sarebbe decisa a librarsi in volo con lui. Infatti, quasi ad avvalorare la sua tesi, i giorni passavano e Brilla dimagriva, tuttavia non si decideva a librarsi in volo. Aveva troppo paura di volare. Cirillo l’aveva viziata troppo, l’aveva fatta vivere sulla bambagia, e ora era incapace di qualsiasi sacrificio. E così a Cirillo non restò altro che osservare, avvilito, giorno dopo giorno, la sua pettirossina che deperiva senza trovare il coraggio, e la forza, di uscire dal nido per cercarsi il cibo. Ma finalmente dopo tanti sforzi Cirillo ebbe un colpo di fortuna, riuscì a prendere una mosca per la sua amata, e felice ritornò al loro nido ma Brilla non c’era. Lasciò cadere la mosca dal suo becco e l’insetto cadde sulla paglia del nido, poi immediatamente uscì in volo per cercare la sua amata pettirossina. La trovò a terra, sulla fredda neve bianca, ai piedi di un melo, e giaceva su di un fianco, con gli occhietti sbarrati e le zampine diritte. Restò a guardarla, felice di averla trovata, e in un impeto di gioia volò fino al loro nido, prese nel becco la mosca e scese di picchiata, avvicinò il becco al corpo di Brilla e lasciò cadere al suo fianco la mosca sperando che presto Brilla si svegliasse e la mangiasse. Poi si appoggiò a lei e la sentì fredda fredda, allora decise di scaldarla col suo corpo, restò lì sulla neve, e incominciò a cantare, e cantò fino al tramonto del sole. Fino a quando il silenzio inondò l’aria che scuriva.


#proprietà letteraria riservata#

Papera volante animata
Alìda Casagande

Cirillo e Brilla

passerotto canterinoSi può vivere solo d’amore? Ossia nutrirsi corpo e spirito dell’amore per il proprio compagno? Si può morire per eccesso d’amore? Cioè ignorare l’universo intero e crearsi un microcosmo fatto solo di passione e attenzioni verso il proprio amato? Si può negare l’essenza stessa della nostra natura per amore? Sono domande alle quali, espresse in questi termini, forse darete una risposta negativa. O forse no, se avrete letto questa maiuscola favola che, come tutte le favole di alto lignaggio, ha molte chiavi di lettura e molti spunti di riflessione. Una prosa asciutta e priva di qualsiasi ricercatezza narrativa vi condurrà fino all’ultima riga ove, ne siamo certi, sarete presi da un moto di sincera commozione. Semplicemente da leggere e rileggere. E ancora leggere.


Narrativa / Medio-breve Pubblicato: rivista “Punto di  Vista”, nr 33.