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La vite piatta

Ero nei guai! Beh … sì … questa volta ero proprio nei guai. L’aliante girava … girava … ma, invece di veder scorrere davanti al muso le case, i campi, le strade tutto ciò che normalmente sta a terra e che normalmente ruota come una giostra, quando si fa una “vite normale”a muso in giù, io vedevo scorrere davanti alla capottina l’orizzonte con i contorni delle montagne come se fossi in una virata stretta ma con l’orizzonte perfettamente “piatto” anziché inclinato e l’aliante non ne voleva sapere di “mettere giù il muso”. Il mio generoso “Libelle Standard” non mi aveva tradito, no! In quella condizione anomala per il volo ce lo avevo messo io di proposito per via … dell’Amintore!!!

Già, l’Amintore e quella mia dannata mania di volerne sapere sempre una pagina più del libro e di soddisfare sempre la mia eterna curiosità. Al bar dell’aeroporto da un po’ di tempo si discorreva con l’Amintore sulla questione di come fa la vite il Libelle, simpatico aliantino in vetroresina, io sostenevo che era normale come descritto nel manuale di volo, cioè con un po’ di pazienza dando tutto piede e cloche al centro, se la distribuzione dei pesi è corretta, si ritrova il giusto assetto di volo. Certo che con un timone di direzione piccolo non si può pretendere che esca dalla vite subito come fa il Blanik che ha un direzionale grande come le orecchie di “Dumbo”. Ma lui, l’Amintore, no! Secondo lui non esce e ci si ammazza!

Beh! Dico…si fa presto a vedere quale è il margine di sicurezza. Basta mettere della zavorra sul tronco di coda per spostare il centro di gravità e si vede se esce dalla vite. Basta che questa zavorra sia realizzata con un sacchetto di sabbia sganciabile, se l’aliante non esce dalla vite ci si libera del sacchetto e … voilà tutto torna a posto. Facile no?

Occorre fare in modo che quando vuoi liberarti della zavorra tiri una funicella che sfila il perno che trattiene il sacchetto questo cade … barra al centro tutto piede esterno e ci si rimette dalla vite.

All’Amintore l’idea piacque un sacco! Preparammo un sistema empirico, semplice ma geniale che provammo svariate volte a terra, e si dimostrò affidabile.

Venne il giorno dell’esperimento, e andai in volo con il marchingegno, mi piazzai bello tranquillo ad una quota di 1.000 m. sopra dei campi arati e puntualmente innescai la vite. Cacchio! Aveva ragione l’Amintore, l’aliante si inserì in una frenetica vite piatta ed iniziò a ruotare come una foglia secca strappata del vento autunnale. Tutti i miei sforzi di metterlo in picchiata risultarono vani. Sorpreso ma non preoccupato mi preparai a tirare la funicella come programmato. Semplice, basta tirare la … funicell … la … funicell … Caspita! Ma perché non viene??? L’ho provata decine di volte con l’Amintore! Vuoi vedere che quel Amintore mi porta sfiga? E io … che scemo che sono a dar retta ai suoi chiodi fissi! Il vorticare dell’aliante innescava strani vortici anche nella mia mente. Potevo starmene al bar davanti ad una birra a disquisire sulla filosofia del volo ed invece sono qui come un deficiente a rischiare di rompermi l’osso del collo per chi? Per … l’Amintore!

La lancetta dell’altimetro spezzò improvvisamente le mie divagazioni mentali indicandomi che la mia quota ora era di 600 metri. Il mio “investimento” in termini di altitudine si stava rapidamente corrodendo al pari delle quotazioni di Borsa che in quel tempo stava riducendo sul lastrico milioni di risparmiatori. Dovevo agire, ma come? Tutto dipendeva da quella dannata funicella! Altimetro a 500 metri! Accidenti qui non si scherza, se aspetto ancora un po’ sono per terra. La mente come in una “moviola” accelerata richiama fatti e misfatti dovuti alla vite e alla moltitudine di piloti incappati in una simile trappola. Ma ora dovevo decidere non c’era più tempo … una sola cosa potevo fare … LANCIARMI ! Porca vacca … e poi chi và a raccontare al capo che gli ho sfasciato l’aliante … magari in testa a qualcuno perché volevo fare gli esperimenti? Beh! Però … non sarà mai come morire da stupido, così oltre all’aliante perde anche il pilota, nooooooooooo! Meglio lanciarsi! 450 metri. L’aliante gira, l’orizzonte gira e non la smette di girare l’unica cosa ferma e tesa era la mia mano che tendeva la funicella fino a ferirmi. Basta … decido … SALTO. Con rapida mossa afferrai le due levette laterali del blocco della capottina e questa immediatamente schizzò via sopra la testa in un fragore di cardini strappati dalla vetroresina. Uno schiaffo di aria gelida mi colpì il viso, mi aspettai di udire la capottina colpire il piano di coda ma per fortuna l’impatto non ci fu. La mano destra cercò rapida la leva di sblocco della cintura mentre la sinistra che ancora avvolgeva la funicella si estese per raggiungere l’intelaiatura del velivolo in un ultimo disperato tentativo di aggrapparmi prima di buttarmi di sotto.

Ma che succede??? L’aliante mette giù il muso … prende velocità … Cristo riesco a riprenderlo!!! Dai … svelto! Cloche e piede. Devo riagganciare la cintura alla svelta altrimenti volo fuori davvero ora che … non serve più! Ero salvo. Con gli occhi bagnati di lacrime per effetto del vento in faccia a 130 km/h filavo con il velivolo in mano perfettamente controllato. Cosa diavolo era successo? Ho capito! Nel prepararmi al decollo con l’Amintore che mi starnazzava nelle orecchie, non controllai che la funicella passasse nella gola apposita che avevo praticato per l’occasione era così rimasta “pizzicata” nella cerniera della capottina. Ora che questa era volata via, frantumandosi chissà dove, la funicella fece il suo dovere di liberare la zavorra. Come tutti i “lieto fine” vi lascio immaginare i commenti dell’Amintore al bar, ma non ho il coraggio di raccontare la ramanzina ricevuta dal “Capo”. Comunque per due mesi mi relegò a fare voli turistici in cielo campo, per ripagare il danno arrecato e riscattare la mia reputazione.

Ps: L’avventura qui descritta non mi appartiene, ma è un libero adattamento per il puro piacere narrativo di una situazione realmente accaduta ad un famoso pilota Polacco, Stanislaw Wielgus, amatissimo da tutti noi, durante un collaudo di un aliante, e che da pochi giorni ha compiuto i suoi primi ottant’anni!

Tanti auguri Stany!!!


 

#proprietà letteraria riservata#


Claudio Cavolla

La vite piatta

monoplano loopingIl bello degli incontri conviviali tra piloti è che in quella sede escono i racconti e le avventure più inaspettate e gustose. Vige solo una condizione: che il racconto non duri più del volo stesso! In questo caso l’autore narra, alla sua maniera, un fatto vissuto da un pilota-istruttore collaudatore polacco, carissimo e amato da tutto l’ambiente del volo a vela italiano: Stanislaw Wielgus. Chi ha avuto la fortuna di frequentarlo e di volare con lui, ricorderà ancora la sua buffa parlata italiana. Famose erano le sue massime, tipo: “Amici … radio non è telefono”, oppure: “Meglio buon allenamento che cockpit costoso!” o anche: “Amicco, non spendere soldi per aliante nuovo, tu spendere soldi per volare con aliante”, etc, etc. Ed ora andate in volo con lui … allacciate le cinture.


Racconto / Medio-breve Inedito; ha partecipato alla I edizione del premio letterario “racconti tra le nuvole”, 2012-2013; in esclusiva per “Voci di hangar