Ustica, i fatti e le fake news

titolo: Ustica, i fatti e le fake news

autore:  Franco Bonazzi – Francesco Farinelli

editore: Logisma

anno di pubblicazione: 2019

ISBN: 978-88-94926-18-7

 





E’ la prima volta che pubblichiamo una recensione che non è una recensione.

O forse è meglio dire: è la prima volta (da che è stato edificato il nostro hangar) che pubblichiamo la recensione di un libro (a tema aeronautico) che non abbiamo ancora letto ma di cui abbiamo ricevuto un comunicato stampa che ne anticipa contenuti e, ovviamente, le note biografiche degli autori. Ma, come si suol dire, “c’è sempre una prima volta”, tuttavia non mancheremo di rientrare nei ranghi della tradizione e, non appena saremo riusciti ad estorcere all’editore (previo pagamento, s’intende) una copia del volume, saremo puntuali a rendervene conto.

In effetti, come peraltro viene ammesso nel comunicato stampa: 

Il volume intitolato: “USTICA, I FATTI E LE FAKE NEWS – Cronaca di una storia italiana fra Prima e Seconda Repubblica” si aggiunge alla chilometrica lista di libri (nonché film, inchieste giornalistiche televisive e addirittura canzoni) dedicate alla strage di Ustica. I-TIGI, queste le marche del DC-9 Itavia, al momento della sua disintegrazione, volava a circa 7000 m di quota e a una velocità di crociera di 800 km/h. Nell’incidente morirono tutti gli 81 occupanti dell’aeromobile, tra passeggeri ed equipaggio. 

Sulle cause della strage di Ustica è stato detto tutto e il contrario di  tutto. Missili, bombe, guerre aeree e perfino gli alieni. Ma qual è la verità?

I quesiti che si rincorrono sin dagli istanti immediatamente successivi alla scomparsa del DC-9 dell’Itavia dai cieli del Tirreno meridionale, in quel lontano 27 giugno 1980, sono numerosi e articolati. 

Ancora ogggi, a distanza di tanti anni, in occasione dell’ennesima inchiesta giornalistica o dell’ennesimo libro ci chiediamo ciclicamente quale sia questa verità. 

Il velivolo Douglas DC-9 della compagnia aerea italiana Itavia , identificato come volo IH870, era decollato dall’aeroporto di Bologna – Borgo Panigale e stava volando all’interno dell’aerovia denominata “Ambra 13” diretto all’aeroporto palermitano di Punta Raisi; perse il contatto radio con il controllo del traffico aereo sito sull’aeroporto di Roma-Ciampino, responsabile in quel settore e scomparve anche dagli schermi radar degli operatori dei centri radar Poggio Ballone, Grosseto, Ciampino e Licola che ne potevano osservarne la condotta di volo.

Quella scritta dal giudice istruttore Rosario Priore?

Quella descritta dai processi civili in tema di risarcimento danni?

Quella narrata da spettacoli e film?

O si tratta di fumo negli occhi?

Perché le sentenze penali seguite al rinvio a giudizio ordinato dal giudice Priore non hanno ricevuto la stessa attenzione mediatica delle altre?

Chi o cosa ha orientato, promosso o affondato, nel corso di una interminabile inchiesta, le priorità d’indagine e la pubblicizzazione delle stesse risultanze sul caso?

Ustica è davvero un mistero?

Riprendendo sempre il comunicato stampa relativo al libro, si comprende che:

Il velivolo dell’Itavia si disintegrò e cadde in un braccio di mare del Tirreno meridionale compreso tra le isole di Ponza e Ustica a circa una sessantina di kilometri in linea d’aria dalle coste siciliane. In quel tratto la profondità del Tirreno supera i 3000 metri e questo costituì per anni il notevole impedimento per il recupero dei rottami del velivolo.

Sono queste alcune delle domande alla base di Ustica, I fatti e le fake news. Cronaca di una storia italiana fra Prima e Seconda Repubblica (LoGisma editore).

Premesso che non abbiamo ancora avuto modo di leggere il volume, ebbene siamo certi che:

Franco Bonazzi e Francesco Farinelli ripercorrono in questo libro quanto accaduto dal 1980 a oggi separando i fatti dalle false notizie attraverso una doviziosa analisi delle fonti e dei documenti maturati in ambito politico, in quello giudiziario e in quello tecnico-scientifico.

Giusto per ricostruire la dinamica di quanto avvenne … che è anche quello che tentato di fare l’altro coautore Francesco Farinelli. Egli è dottore di ricerca in storia. Ha iniziato a occuparsi del caso Ustica nel 2010, durante le ricerche per la sua tesi di dottorato presso l’Università di Bologna dal titolo “La drammatizzazione della storia”.
È autore di articoli e saggi in tema di radicalizzazione e terrorismo. Lavora come direttore di ricerca per la European Foundation for Democracy di Bruxelles ed è membro del pool di esperti RAN, Radicalisation Awareness Network, istituito dalla Commissione europea.

Di sicuro non invidiamo neanche un po’ gli autori giacchè si sono cimentati in:

Un lavoro arduo data la mole di prodotti efficacemente distribuiti dai media che hanno contribuito a stravolgere dati, interpretazioni e metodologie a favore di tesi ideologiche e politiche nel delicato passaggio tra Prima e Seconda Repubblica

Franco Bonazzi, coautore del volume, è stato pilota collaudatore in Aeronautica Militare e nell’industria aeronautica. Primo pilota italiano a volare con l’F-104, è stato membro, in qualità di responsabile italiano, del team incaricato dello sviluppo e qualificazione dell’F-104G. Durante la permanenza in aeronautica ha fatto parte di diverse commissioni d’inchiesta per incidenti aeronautici. Segue la vicenda di Ustica dagli anni ’80 e dal 2000 al 2004 ha fatto parte del Collegio di consulenti tecnici della difesa nel processo contro i generali dell’aeronautica, tenutosi presso la Terza Corte d’Assise di Roma. Questo è quanto egli ha esaminato nel corso di questi anni.

Un altro elemento certo è il seguente:

tra cittadini-detective, professionisti seriali del cosiddetto “fare memoria” e improvvisati Sherlock Holmes, la strage di Ustica è rimasta intrappolata all’interno di un uso pubblico e politico della storia che ha in effetti celato, più che mostrato, le conoscenze raggiunte.

L’articolo con cui il quotidiano di Roma annunciava quella che poi fu definita una strage.

E’ pur vero che si siamo di fronte ad una di quelle pagine oscure della storia recente (e ormai neanche tanto poi recente) della Repubblica Italiana. Non l’unico, purtroppo, ma uno di quelle che ha visto coinvolto un velivolo commerciale.

Un emblematico “caso italiano”, quello legato alla tragedia occorsa al DC-9 dell’Itavia, nel quale verità e pregiudizio si sono mescolati, nel tempo, ai toni tipici del melodramma dando vita alla narrazione di una “verità” legata più all’influenza emozionale che non alla ricerca scientifica.

Non senza difficoltà, dopo che il 96% dei rottami del velivolo erano stati recuperati e riassemblati in un simulacro presso un hangar dell’aeroporto militare di Pratica di Mare, una volta terminate le inchieste e le indagini tecnico scientifico, nel 2006 il velivolo fu trasferito e sistemato, grazie al contributo dei Vigili del Fuoco di Roma, nel Museo della Memoria di Ustica, approntato appositamente a Bologna, la città da cui il velivolo era decollato. Questa foto ritrae proprio quel luogo

A questo punto, testimoni in età infantile, ci viene da chiederci davvero se

Si tratta dunque di un lavoro necessario, quello di Bonazzi e Farinelli, dato che non può esistere alcuna verità laddove il “verosimile” viene confuso con il “vero” e le opinioni tradiscono le fonti documentali della storia.

A breve, come anticipato, la nostra opinione sul libro e dunque sull’intera vicenda “strage di Ustica”



Pre-recensione a cura della Redazione di VOCI DI HANGAR

Didascalie a cura della Redazione di VOCI DI HANGAR





Un commento su “Ustica, i fatti e le fake news”

  1. Leggete “Quirra” al posto di “Ustica”, Fiordalisi anziché Priore, Unione Sarda e Nuova Sardegna anziché Repubblica, L’unità, Corriere della sera etc, Gatti e Lodi Rizzini anziché Macidull, Scanu anziché Amato etc, etc : avrete due storie identiche al prezzo di una, un vero affare.

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