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Recensione dei Libri aeronautici

Il cane e l’arte del volo a vela

Il cane e l'arte del volo a vela - Maurizio Landi - Copertina

titolo: Il cane e l’arte del volo a vela

autore: Maurizio Landi

editore: Neftasia editore

anno di pubblicazione: 2008

ISBN versione cartacea: 978-8860380197





Un giornalista televisivo italiano, un cane meticcio dal muso lupoide e un vecchio aliante tedesco in legno e tela.

Sono fondamentalmente questi i protagonisti del romanzo di esordio di Maurizio Landi dal titolo: “Il cane e l’arte del volo a vela”. E sono dunque le vicende relative a questi tre soggetti, peraltro alquanto singolari, che, incrociandosi e sovrapponendosi, costituiscono il cuore del romanzo.

Il cane e l'arte del volo a vela - Maurizio Landi - Terza Copertina
Come nelle migliori tradizioni editoriali, anche la III di copertina del “Il cane e l’arte del vol a vela” contiene la foto dell’autore e delle brevi note biografiche

Il giornalista, di cui non è dato sapere il nome di battesimo, è il rampollo di una casata benestante che per generazioni ha vissuto nello stesso luogo e che, dalla coltivazione della terra, in particolare dalla spremitura delle olive, e poi dal classico emporio di paese, ha tratto la propria ricchezza.

E’ un pilota di alianti e di aeroplani, grande amante dei cani quanto del volo. Giunto alla soglia dei quarantanni e disgustato dall’esistenza vuota e artefatta della grande città, decide di tornare nel paese di origine dei nonni materni.

Ugo, il cane meticcio dalla notevole mole, è invece un randagio intelligente e astuto che le amorevoli cure del giornalista hanno riportato alla vita dopo che:

“[…] gli stenti e la calura dell’estate l’avevano ridotto ad un agglomerato di insetti […]”.

E’ un animale sornione benché vivace che ha instaurato con il padrone una perfetta simbiosi, un compagno di vita ideale, prodigo di slinguazzate e di affetto ma bisognoso anche di passeggiate quotidiane e di rincorse sfrenate.

Il D-4654 è infine un L55 Spatz (che si traduce letteralmente dal tedesco in un italianissimo: “Passero”), un aliante costruito nel 1957 (dunque ben più datato del giornalista) che era stato:

“[…] dimenticato in fondo all’hangar, con le ali smontate dalla fusoliera e ricoperto da decennali depositi di polvere […]”,

acquistato dal giornalista al prezzo simbolico di un semplice caffè in quanto bisognoso di riparazioni e di un restauro radicale.

Pilot Sabine Bergner
L’aliante Scheibe L-Spatz 55 in volo visto dal basso. Si noti la struttura lignea esaltata dall’intelaggio trasparente

Ecco allora che i tre protagonisti si ritrovano nell’ogliara (lo stanzone che per due secoli era stato utilizzato dalla casata come frantoio) in quella che sarà un lenta e faticosa opera di rinascita dell’aliante. E non solo. Sì, perché l’istante in cui la macchina volante tornerà finalmente a librarsi nel cielo sancirà definitivamente anche il ritorno del suo restauratore ad una sana vita, semplice, scandita dai cicli delle stagioni e dai ritmi del lavoro manuale.

Non è usuale vederlo privo della copertura in tela ma questo Spatz, momentaneamente conservato presso l’area  tìdel The Aeroseum, Gothenburg Save si mostra in tutte le sue splendide le sue forme così come l’azienda costruttrice Scheibe lo ha realizzò e così come apparirebbe a chi si volesse cimentarsi nel suo restauro. Che poi è proprio il l’invenzione narrativa su cui si basa il romanzo di Maurizio Landi  (foto proveniente da www.flickr.com)

In realtà, il vento di rinascita lambirà anche l’uliveto, l’ogliara, e la cascina del nonno del giornalista giacché l’astrologo (questo è il nomignolo che i paesani hanno affibbiato al giornalista, oggettivamente un po’ matto e un po’ sognatore) e il contadino con i baffi alla Stalin, decideranno di creare, proprio in quei locali, un museo della cultura contadina vivo e fruibile, ove i visitatori potranno soggiornare, raccogliere le olive, spremerle personalmente e portarsi a casa l’olio prodotto.

Il cane e l'arte del volo a vela - Maurizio Landi - Copertina
La copertina del romanzo che mostra un improbabile dalmata pilota. Improbabile perchè nel testo non si trova alcun riferimento a questa specifica razza canina e dunque non si comprende come mai il curatore della copertina abbia osato una soluzione così audace. E con l’avallo dell’autore, per giunta. 

Ovviamente il restauro del fantomatico aliante è solo un artificio narrativo che, come un metronomo, scandisce i tempi della narrazione. Il risultato è un romanzo dai ritmi lenti tipici della vita rurale e lontanissimi da quelli frenetici cui è abituato il protagonista. E sono proprio questi tempi a consentire all’autore una serie di considerazioni circa il mondo dell’informazione, il proprio lavoro di giornalista, il volo, la vita moderna con le sue nevrosi e contraddizioni, la vita in provincia, il ritorno alla terra.

Di certo l’operazione di restauro dell’aliante viene raccontata con una tale dovizia di particolari e proprietà di esecuzione che appare credibile che il buon Maurizio Landi l’abbia compiuta veramente o, quantomeno, abbia assistito ad una tale iniziativa.

Anche la spy-story che avvolge invece gli ultimi proprietari “volanti” dell’aliante appare del tutto verosimile e, se non lo fosse davvero, è un espediente narrativo che riesce a creare un clima di tensione tale da indurre il lettore a giungere quasi fino all’ultima pagina del romanzo anche se – occorre ricordarlo – non si tratta di un tipico romanzo giallo.

Scheibe L-Spatz 55
Con lo L-Spatz 55 si è riusciti a coprire una distanza di oltre 600 km in singolo volo

L’identificazione autore/protagonista è invece naturale e automatica già dalle primissime pagine giacché il Landi non si prende neanche la briga di attribuire un nome fittizio al suo personaggio principale. Egli, di fatto, non viene mai nominato nel libro. Stesso dicasi per alcuni personaggi secondari o la località ove si svolge tutto il romanzo: una mite località collinare italiana con il mare poco distante, seppure imbiancata di neve nel corso dell’inverno, che si trova a mezz’ora di automobile da una grande città. Insomma un modo per proteggere quanto di più caro l’autore ha e al contempo metterlo in primo piano.

Uno splendido Scheibe L-Spatz 55 con le marche austriache fa bella mostra di sè appeso al soffitto del Luftfahrtmuseum Laatzen-Hannover (foto proveniente da www.flickr.com)

Il tema si ripete anche per quanto riguarda i capitoli relativi ai voli compiuti dal protagonista a bordo dell’aliante biposto (per prepararsi al pilotaggio di un aliante vetusto come lo Spatz) e quello finale proprio con il redivivo Spatz. Tutto è estremamente verosimile perché l’autore ha raccontato nient’altro che le sue esperienze di pilota di volo a vela; eppure nessun cenno all’aeroporto, alle persone che lo animano: tutto appare sbiadito in un alone di mistero seppure vivido e verosimile.

Da qui la conferma, se ce ne fosse bisogno, che il romanzo di esordio di uno scrittore è sempre fortissimamente autobiografico.

Il cane e l'arte del volo a vela - Maurizio Landi - Seconda Copertina
La II di copertina con la breve sinossi del romanzo

Mario Landi è davvero un giornalista professionista e la sua confidenza con le parole, la facilità di costruzione di periodi elaborati seppure snelli lo confermano allo stesso modo delle sue buoni doti di restauratore o di pilota.

Certo è che scrivere un intero romanzo senza uno straccio di discorso diretto, con una voce narrante sempre e costantemente presente … beh, risulta una scelta audace e, in certe situazione, il lettore quasi sente la mancanza di un dialogo tra i personaggi, uno scambio di battute … e invece niente. Pazienza.

In verità le 148 pagine del romanzo, peraltro stampate con un carattere minuto e dunque fittissime di testo, filano lisce e, salvo qualche considerazione di natura filosofica, tranne qualche riflessione che ha necessità di un ritmo ancora più lento della narrazione, il libro si legge che è un vero piacere.

Purtroppo – occorre ammetterlo – pur non essendo un testo per soli “addetti ai lavori”, verrà apprezzato particolarmente dai piloti di alianti d’epoca e dai filantropi canini più che dal lettore generico in cerca di un’occasione di riflessione. Ma questo è un limite di tutti i testi di “nicchia” e a Maurizio Landi non possiamo farne una colpa.

Un ultima annotazione non può non riguardare la copertina del libro: indubbiamente pertinente, simpatica e accattivante … peccato che il cane dalmata con occhialoni da pilota della I guerra mondiale e sciarpa di seta rossa disegnato da Giovanni Nori, non corrisponda minimamente a Ugo, il co-protagonista del romanzo. Peccato davvero.



Recensione e didascalie a cura della Redazione


7 giorni tra le nuvole

7 giorni tra le nuvole - Giuseppe Santucci - Copertina

titolo: Sette giorni tra le nuvole

autore: Giuseppe Santucci

editore: CreateSpace Independent Publishing Platform

anno di pubblicazione:  2013

ISBN versione cartacea: 978-1492336471





Per chi non è un volovelista (così si chiamano i praticanti del volo effettuato a mezzo degli alianti), Rieti è semplicemente una provincia della regione Lazio, la più nordica e anche la più orientale del Lazio; forse a qualcuno è noto che Rieti costituisce l’ombelico d’Italia (essendo posizionata esattamente al centro del nostro paese) ma, di sicuro, solo i praticanti del volo a vela la ritengono una tappa obbligata nella lunga e variegata carriera di pilota di volo a vela.

7 giorni tra le nuvole - Giuseppe Santucci - Copertina
La copertina di “7 giorni tra le nuvole” che ritrae il classico schieramento dello “stage”, ossia: alianti uno dietro l’altro pronti al decollo durante i corsi di perfezionamento dei piloti di alianti provenienti da tutta Italia e non solo. Il cielo è quello di Rieti, ricco di cumuli e di energia, ideali per il volo a vela. E non sono i reatini a dirlo bensì i piloti stranieri di mezza Europa che a Rieti si ritrovano regolarmente a ogni estate. 

Oltre ad essere sede di una delle migliori scuole di volo a vela basico del nostro paese (l’AeroClub di Rieti, appunto), l’aeroporto di Rieti ospita anche un centro di specializzazione e di alta performance (l’AeroClub Centrale di Volo a Vela) che consente ai piloti appena brevettati (poco più che pollastri) di diventare degli ottimi piloti fino, addirittura, a piloti agonistici (vere e proprie aquile) attraverso la frequentazione di corsi intensivi della durata di una settimana.

Dunque non poteva avere titolo più esemplificativo questo godibilissimo romanzo che racconta proprio un’intensissima settimana di voli in aliante vissuta dal protagonista in quella che, senza ombra di dubbio, è considerata la Mecca tricolore del volo a vela.

Una settimana vissuta tutta in aeroporto, un’immersione totale nella dimensione cielo-volo, condivisa con gli altri piloti che, spalla a spalla (ma sarebbe meglio dire ala contro ala), solidarizzano e quasi sempre fraternizzano tra loro. Non fosse altro perché li accomuna un’unica intensa passione: il volo in aliante.

Beninteso, i lunghi voli saltando da un cumulo all’altro, sfiorando i crinali delle montagne e attraversando valli e vallette, rincorrendo la termo-onda, insperate convergenze o il cielo perfetto per coprire la distanza di 500 km, costituiscono una frazione corposa dei contenuti di questo libro dal formato squisitamente tascabile, tuttavia sono solo un abile pretesto dell’autore, attraverso il protagonista, per raccontarsi, per scrutare sé stesso, per ritrovarsi, per fare chiarezza circa i propri affetti, i propri sentimenti e da quelli ripartire … che poi è proprio un po’ come accade a piloti di aliante i quali, una volta esaurita un’ascendenza si lanciano di nuvola in nuvola, di costone in costone, fino alla meta finale.

Dunque il volo a vela come metafora della propria esistenza … perché volare in aliante richiede scelte continue, talvolta audaci, quasi sempre meditate, basate sull’osservazione del terreno e del cielo, dell’insolazione e del vento … proprio come nella vita, metaforicamente parlando.

7 giorni tra le nuvole - Giuseppe Santucci - Retro
La retrocopertina del volume: “7 giorni tra le nuvole” che riesce a malapena a contenere le semiali degli alianti presenti in copertina. Non è facile inquadrare una macchina volante con  minimo  15 metri di apertura alare perciò quello che non entra nella foto la lasciamo all’immaginazione del lettore

In definitiva un romanzo che parla di volo e di piloti di aliante ma che è anche un esercizio di profonda introspezione. Sicuramente meritevole di essere letto. Peccato che duri solo spazio di sette giorni … sì, ma fra le nuvole!



Recensione a cura della Redazione


Azzurro Perfetto

Azzurro Perfetto - Sergio Barlocchetti - Copertina Mini

titolo: Azzurro perfetto

autore: Sergio Barlocchetti

editore: Benchimol

anno di pubblicazione: 2001

ISBN versione cartacea: 978-8888324005





Il mondo visto dall’alto è davvero sorprendente. Chissà, forse è proprio per dare una sbirciatina che Sergio ed il suo coloratissimo aereo compiono ripetute incursioni nella quiete dei cieli.

Abbandonati virtuosi e ipertecnologici corpo a corpo con il vento, per il nostro pilota scrittore volare è una modalità dell’essere. Stare con la testa fra le nuvole, inaspettatamente, aiuta ad ascoltare e a riordinare le idee.

Le cose che possono venire in mente respirando un’aria più rarefatta a volte sono davvero bizzarre: chi avrebbe mai immaginato di poter mettere a segno un calcio di rigore in volo, per di più in un campo da calcio giamaicano?

Una dichiarazione d’amore “volante” poi farebbe cadere qualsiasi fanciulla, purché non si dimentichi il pieno di benzina, altrimenti a cadere si potrebbe essere in due!

Volentieri ci lasciamo trasportare dalla leggerezza e dalla dirompente vitalità delle avventure di Sergio e del suo inseparabile Groppino, catturati, anche noi, dall’implacabile ed inaccessibile esattezza di un battito d’ali, fatto solo di alluminio e tela.

Con un pizzico d’invidia e di esuberante invadenza, tentiamo così di abitare, anche solo per un breve attimo, un pezzetto di quell’azzurro perfetto.

Da questo volume, con l’autorizzazione dell’Editore, la Redazione di Voci di hangar ha estratto il racconto: “Dichiarazione in volo“.



Recensione a cura della Redazione


Pionieri d’Aeronautica – Storia di un’associazione

Pionieri dell'Aviazione - Storia di un'associazione - Ferrante e Bacchini - Copertina

titolo: Pionieri d’Aeronautica – Storia di un’associazione

autore: Ovidio Ferrante e Pier Luigi Bacchini

editore: Veant

anno di pubblicazione: non disponibile

ISBN: non disponibile





Il 24 maggio 1923, in via del Tritone a Roma, presso i locali messi a disposizione dalla Direzione dell’AeroClub d’Italia, si radunò un gruppo di aviatori che si erano brevettati prima dell’agosto 1914. Costoro, capeggiati dal maggiore del Corpo aeronautico militare Luigi Falchi, costituirono un organismo associativo che prese il nome di “Pionieri d’aeronautica”.

Secondo l’articolo 1 dello Statuto, lo scopo di questo ente morale era quello

“di custodire la memoria dei pionieri dell’aviazione”, viventi o defunti, “per ricordare la poesia dei voli che essi iniziarono, per coltivare la fraternità della loro origine e dei loro sentimenti e per mantenere vivo l’amore per l’Aeronautica italiana agli scopi della difesa nazionale e della aeronavigazione e per venire in aiuto ai paesi bisognosi …”.

L’articolo 2, completava poi la collocazione dell’associazione con:

“… la fratellanza non

Pionieri dell'Aviazione - Storia di un'associazione - Ferrante e Bacchini - II Copertina
La retrocopertina del pregevole volume: “Pionieri dell’Aviazione – Storia di un’associazione -” che riporta il logo e il motto dell’associazione

ha alcun scopo politico, né personale o comunque utilitario …”

Nonostante molte vicissitudini, a distanza di tanti anni i “Pionieri d’aeronautica” sono più attivi che mai e nel 2010, giusto a cento anni dai primi voli effettuati nei cieli italiani, la loro storia è stata ricostruita e narrata in questo splendido volume scritto a quattro mani da due Pionieri loro medesimi. Un volume – lo sottolineiamo – dal formato generoso, stampato con carta di ottima qualità e soprattutto impreziosito da foto introvabili che lo fanno assomigliare più ad un album di ricordi che ad un resoconto cronologico.

In realtà solo la seconda parte del libro ripercorre le vicende, le iniziative e le dinamiche interne ed esterne dell’Associazione mentre la prima – decisamente più affascinante – pone in risalto le figure dei cosiddetti “Pionieri antesignani”, ossia di quei veri e propri pionieri (nell’accezione più stretta del termine) che riuscirono a coronare il sogno più inseguito dall’umanità: il volo.

Come è noto, le cronache storiche attualmente più accreditate stabiliscono nella fatidica data del 17 dicembre del 1903 lo spartiacque tra la preistoria e la storia del volo umano effettuato con una macchina volante più pesante dell’aria. Tuttavia ciò non significa che prima di quella data non vi fosse una nutrita schiera di audaci e visionari uomini che tentarono d’involarsi con risultati incerti e comunque non documentati; come pure vi fu un ben più nutrito stuolo di

Pionieri dell'Aviazione - Storia di un'associazione - Ferrante e Bacchini - Copertina
La copertina del prestigioso volume: “Pionieri dell’Aviazione – Storia di un’associazione” che ritrae l’opera di Marcella Mencherini (olio su tela-2010), dono dell’artista all’Associazione Nazionale Pionieri dell’Aeronautica

personaggi altrettanto audaci ed entusiasti che tentarono di emulare il volo dei fratelli Wright. Come definirli se non “pionieri”?

Ecco che allora, nel corso della piacevolissima narrazione degli autori, spiccano fra tutti le figure dei pionieri del volo Mario Calderara e Umberto Savoja, primi piloti militari italiani a conseguire il brevetto di volo, ma anche le sagome assai singolari del monoplano da scuola e addestramento Gabardini, ribattezzato “Gabarda” o del biplano Asteria. Rivivono anche le prove di velocità, di quota e di trasporto passeggero che animarono il Circuito aereo internazionale di Brescia del 1909 oppure i campi di volo, alcuni dei quali divenuti oggi aeroporti, ove ebbero sede le prime scuole di volo, aziende di costruzioni aeronautiche o reparti di volo militari.

Ovviamente, nei vari elenchi dei Pionieri d’Aeronautica, troveremo i nomi di molti personaggi illustri italiani (aviatori, industriali, progettisti, giornalisti, meteorologi, direttori di musei o comandanti di reparti di volo o di Stato Maggiore Aeronautica) che nel corso degli anni, da quel fatidico 1903 al 2010 , hanno lasciato un segno importante nella storia dell’aviazione italiana. Perché, come leggerete nelle ultime righe del volume,

“… pioniere è colui che apre agli altri una strada ove prima non c’era …”



Recensione a cura della Redazione


Vivo per Miracolo

Vivo per Miracolo - Guido Enrico Bergomi - Copertina

titolo: Vivo per miracolo

autore: Guido Enrico Bergomi

editore: Veant

anno di pubblicazione: 2011

ISBN: 978-8887125139





Quasi 18’000 ore di volo, circa 30’000 atterraggi compiuti in 186 aeroporti sparsi in tutto il mondo pilotando 43 diversi tipi di aeroplani e 46 differenti modelli di alianti, motoalianti e ultraleggeri”.

Si può sintetizzare in questa manciata di freddi numeri l’intera esistenza di un uomo? Certo che no!

Di questo, probabilmente, se ne è reso conto il nostro Guido Enrico Bergomi che, “attaccata la cloche al chiodo”, ha trovato il tempo e la voglia di raccontarsi in una autobiografia densa di avvenimenti, luoghi, persone e – inevitabilmente – macchine volanti. Se però vi aspettate un’opera romanzata con una prosa segnata da venature poetiche che sconfinano nel romanticismo, beh, è evidente che non avete compreso appieno lo spirito che anima l’autore, universalmente conosciuto per il suo preziosissimo “Nuovo manuale del volovelista”.

Egli ha aperto il baule dei ricordi, è vero, ma non si è abbandonato a patetiche nostalgie né a gratuite

Vivo per Miracolo - Guido Enrico Bergomi - II Copertina
La retrocopertina del bel libro: “Vivo per miracolo” con alcuni brevi cenni biografici dell’autore

autocelebrazioni. Con la feroce stringatezza che gli è proverbiale e che contraddistingue il famoso “manuale”, il buon Bergomi ci accompagna con una narrazione scorrevolissima lungo l’ottantennio variegato della sua esistenza.

Il prologo del volume è costituito dall’episodio chiave che, appena quindicenne, lo vede scampare fortunosamente ad un mitragliamento di P47 Thunderbolt ma che, purtroppo, gli strapperà per sempre la mamma. Siamo a Milano, durante l’inverno del ‘45 e quell’incontro inatteso con i cacciabombardieri americani, per quanto funesto, segnerà in modo indelebile il futuro dell’autore, quasi a preludere un futuro tra gli aeroplani (e non solo). Da qui il titolo del libro – azzeccatissimo a nostro parere – il cui sottotitolo anticipa in estrema sintesi le 150 pagine che ci conducono fino all’epilogo:

“Il mio ultimo volo in aeroplano è datato 30 ottobre 2002 mentre nel volo a vela l’ultimo volo risale al 18 novembre 2005. Dopo queste date, di mia spontanea volontà, ho deciso di lasciare definitivamente la mia attività volativa. Amen!”

E’ un libro che, inutile dirlo, si legge tutto d’un fiato come accade solo i per i grandi best sellers perché, come in quel genere di volumi, l’esistenza dell’autore è un susseguirsi di avventure rocambolesche, di vicissitudini ed episodi memorabili tanto che talvolta viene naturale chiedersi se sono frutto di fantasia. Ma le foto che, in quantità, impreziosiscono il testo, suffragano la veridicità del racconto.

Insomma, un libro che il lettore chiuderà con un certo rammarico, mitigato solo dalla malcelata promessa dell’autore, di regalarcene ancora degli altri. E noi, siamo qui, comandante Bergomi, ad attendere fiduciosi.



Recensione a cura della Redazione


Libro Il Nuovo Manuale del Volovelista di Guido Enrico Bergomi
Nuovo Manuale del Volovelista
Avventure di un Pilota nella Compagnia di Bandiera - Guido Enrico Bergomi - Copertina
Avventura di un pilota nella compagnia di bandiera negli anni 60-70