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Storia di un Aeroporto – Da Roma Littorio a Roma Urbe

Storia di un aeroporto - Da Roma Littorio a Roma Urbe - Alfredo Stinellis - Copertina Fronte

titolo: Storia di un aeroporto – Da Roma Littorio a Roma Urbe

autore: Alfredo Stinellis

editore: IBN editore

anno di pubblicazione: 2007

ISBN versione cartacea: 978-8875650391





Ogni aeroporto ha una storia. E spesso si tratta di una lunga storia, intrisa di fatti e avvenimenti che si intrecciano con l’intera storia di una nazione e del mondo intero.

Molti aeroporti erano, all’origine, semplici campi pianeggianti, neanche troppo ampi, dove, agli albori della storia dell’aviazione, fragili accrocchi di legno e tela avevano avuto l’ardire di staccarsi da terra per pochi istanti.

Storia di un aeroporto - Da Roma Littorio a Roma Urbe - Alfredo Stinellis - Copertina retro
Il retro del libro con una serie di fotografie che lasciano presagire le molteplici attività svolte nell’aeroporto cittadino nel corso degli anni. Sono tutte raccontate all’interno delle 255 pagine di questo lodevole volume

Dopo, quei campetti erano cresciuti, in dimensioni e dotazioni tecniche, man mano che le necessità operative aumentavano di giorno in giorno. Il loro sviluppo ha seguito di pari passo quello degli aeroplani, fino ai giorni nostri e ancora continua.

Altri aeroporti, inclusi gli idroscali (e soprattutto gli attracchi per i dirigibili) sono stati abbandonati. E oggi di loro resta ben poco se non niente. Nel nostro paese sono in stato di abbandono parecchi siti che hanno un altissimo valore storico. Solo per nominarne alcuni: Centocelle a Roma, Vigna di Valle sul lago di Bracciano, Furbara, Orbetello, ma anche Gorizia etc. Ma potrei continuare per una pagina intera.

L’aeroporto dell’Urbe, ormai divenuto il city airport di Roma, ha seguito la stessa evoluzione.

Un sito storico per eccellenza, ha visto scorrere la storia della nostra aviazione adeguandosi e pagandone le conseguenze: inondazioni da parte del vicinissimo Tevere, lavori mal eseguiti, bombardamenti e mala gestione, ma anche tanta autentica passione per il volo e dedizione da parte di personaggi illustri che hanno lottato per preservarlo. Ebbene questi sono i fatti salienti che lo hanno portato fin qui.

Oggi l’aeroporto dell’Urbe funziona ancora, vi risiedono diverse scuole di volo, un reparto volo della Guardia Forestale e altre società che operano con elicotteri. Infatti l’aeroporto dell’Urbe guarda ora al futuro più come eliporto. E questo tende a nasconderne il glorioso passato.

Per fortuna esistono persone che, dopo aver attraversato la storia da protagonisti, prendono una penna e un pacco di carta, oppure afferrano la tastiera di un computer e scrivono le loro memorie. Di solito si tratta di persone generose che vogliono condividere la loro conoscenza con altri che vorrebbero conoscerla, ma non ne avrebbero la possibilità. Spesso sono collezionisti che per anni e anni accumulano in una stanza o in un garage ogni genere di documento. E poi un giorno rispolverano tutto e pubblicano un libro.

Uno di questi è un mio collega, controllore del traffico aereo, attualmente in pensione, ma che all’Urbe ha lavorato qualche decennio proprio in Torre di controllo.

Lavoravamo insieme, in turno e spesso lo vedevo trafficare con pacchi di fogli scritti e documenti. Nelle pause di lavoro si metteva a scrivere e a correggere. Un giorno non ho resistito alla curiosità: gli ho chiesto cosa stesse facendo. Scriveva la storia dell’aeroporto dell’Urbe.

Storia di un aeroporto - Da Roma Littorio a Roma Urbe - Alfredo Stinellis - Copertina Fronte
In copertina l’ingresso monumentale dell’aeroporto. Lo stile umbertino  della colossale porta di accesso oggi spicca più che mai lungo l’austero muro di cinta dell’area aeroportuale, diventato il margine di  separazione da un’arteria trafficatissima come la strada consolare SS-4 Salaria.

 “Storia di un aeroporto” è nato così.

Alfredo Stinellis è un collezionista e anche un grande appassionato di storia. Fa parte della storia del controllo del traffico aereo e di quella dell’Urbe. Nessuno meglio di lui poteva scrivere un libro simile.

Pur non avendo il brevetto volava spesso con qualcuno di noi piloti, come passeggero, ma un passeggero molto autorevole. Quando sorvolavamo il Tevere, noi piloti vedevamo il fiume. Lui vedeva invece i punti del fiume dove ammaravano gli idrovolanti quasi un secolo fa, i punti di attracco e gli scivoli dai quali gli idro scendevano in acqua o risalivano sulla terraferma anche a mezzo di una gru. Oggi non resta più nulla di tutto ciò, ma lui conosceva la storia e i documenti fotografici in suo possesso. Per questo i suoi occhi potevano vedere tanto più dei nostri. Ne ebbi la conferma quando, un giorno in una escursione sull’argine, ritrovammo i resti della gru sepolti sotto la vegetazione.

Nel libro ha inserito una mole di documenti notevole, moltissimi inediti e quindi interessantissimi.

Ha narrato aneddoti inediti e documentati, molti dei quali sarebbero andati perduti per sempre, se non li avesse condivisi con noi.

Per inciso, è stato grazie a questo libro che ho scoperto un fatto straordinario: l’aeroporto dell’Urbe è stato intitolato (per un certo periodo) a Cesare Carra. Così, anche stimolato dal libro dell’amico Stinellis, e dopo ulteriori ricerche, ho potuto scrivere la biografia di questo pilota, vero pioniere dell’idroaviazione.



Recensione a cura di Evandro Detti

Didascalie delle foto a cura della Redazione


Cieli e Mari – Le grandi crociere degli idrovolanti italiani (1925-1933)

Cieli e Mari - copertina

titolo: Cieli e mari – Le grandi crociere degli idrovolanti italiani (1925-1933)

autore: Ranieri Cupini

editore:  Mursia

anno di pubblicazione:  1973

ISBN versione cartacea: non disponibile





Questo è uno dei tanti libri che ho scoperto per caso, o meglio, per il gradito suggerimento di un appassionato di storia che me lo ha segnalato in quanto contenente notizie relative a  Cesare Carra, pilota di idrovolanti, del quale avevo appena pubblicato una breve biografia.

Cieli e Mari - premessa
Onde evitare equivoci o strumentalizzazioni gratuite, l’autore chiarisce in modo ineccepibile lo spirito ispiratore del suo libro. Ecco la premessa che si trova a pagina 5 del volume

Per fortuna esistono personaggi che, oltre ad aver “fatto la storia”, si sono anche preoccupati di scriverla. Così oggi è possibile, per chiunque voglia leggerla, riviverla, ripercorrerla ed impararla. Altrimenti andrebbe perduta.

La storia dell’aviazione italiana ha percoso alcune fasi. Inizialmente, quando si sapeva poco a livello scientifico, ci furono le primissime fasi di sperimentazione dei vari modi di stare per aria, o poco più. Il pallone aerostatico sembrò l’unico modo di volare abbastanza a lungo, ma non era possibile dirigerlo in una direzione voluta. Il dirigibile, ideato poco dopo, questo sì che si poteva dirigere (spiegazione del nome che gli è stato attribuito) e conseguì un notevole successo. Molti dei nostri primissimi aviatori sono, infatti, “nati” come dirigibilisti.

Ma poi il velivolo si è evoluto. L’ala fissa prometteva di andare più veloce. E in Italia, ma non solo, la grande disponibilità di specchi d’acqua, veri e propri aeroporti già pronti, fece sviluppare l’idrovolante prima e più presto del contemporaneo sviluppo dell’aeroplano (inteso come velivolo solo terrestre).

Cieli e Mari - quarta copertina
La retrocopertina di “Cieli e Mari” ritrae la sfilata trionfale che, prima dell’impresa di Balbo, gli americani avevano concesso solo a Charles Lindbergh, il primo trasvolatore atlantico. Balbo rimase nei cuori dei newyorkesi al punto che gli dediarono una strada assai importante della città

Ecco perché la storia della nostra aviazione è costellata grandi imprese che vedono protagonista proprio l’idrovolante. Le grandi crociere, quelle del Mediterraneo prima, alle quali anche Cesare Carra ha preso parte, e quelle dell’Atlantico dopo, furono organizzate facendo ricorso agli idrovolanti. Si pensava che con tanta acqua da sorvolare fosse meglio potercisi posare sopra in caso di emergenza. Ed infatti la storia del periodo è costellata di molti ammaraggi di emergenza. Anche se poi, l’affidabilità dei motori fece sviluppare molto di più l’aeroplano, molto più prestazionale rispetto all’idrovolante.

“Cieli e mari”, scritto da Ranieri Cupini, ufficiale della Regia Aeronautica e pilota di idrovolanti che partecipò a quegli eventi, narra proprio lo svolgimento di queste crociere. Lui c’era. Pilotava un idro al fianco di Italo Balbo.

Chi legge questo libro, scritto in maniera scorrevole e mai pesante, ha l’impressione di essere con lui dentro quella storia e di viverla attraverso il suo racconto.

Anche questo è un libro che il lettore non si riuscirà a chiudere fino a quando gli occhi si rifiuteranno, purtroppo, di proseguire.

Le imprese di Italo Balbo andrebbero insegnate nelle scuole. Andrebbero inserite nei programmi di studio delle scuole di management.

Cieli e Mari - terza copertina
Nella III di copetina di “Cieli e mari” è presente la sinossi del libro nonchè la breve biografia dell’autore

Chi leggerà il libro si renderà conto che un uomo così grande come Balbo, così capace di ideare, organizzare e condurre imprese simili (ancora oggi ineguagliate, nonostante i mezzi moderni), non poteva che riscuotere ammirazione e stima in tutto il mondo.

Il libro contiene la testimonianza dell’entusiasmo e del consenso che tutto il mondo gli ha tributato. Non solo quello dei popoli delle nazioni che le Grandi Crociere di Balbo avevano idealmente e realmente unito, in special modo gli italiani che vivevano in quei paesi, ma tutti, proprio tutti i paesi del mondo intero.

Ranieri Cupini riporta in “Cieli e Mari” moltissimi telegrammi e messaggi che raggiungevano Balbo e i suoi piloti ed equipaggi durante gli spostamenti nelle varie tappe.

Lascio al lettore scoprirli e rendersi conto di persona del loro significato. Ma se mi è concesso riportare le mie proprie impressioni, ho letto in quei messaggi solamente attestati di stima per l’Italia, come culla della civiltà, come paese che ha irradiato la civiltà al resto del mondo, stima ed ammirazione per le capacità organizzative degli italiani, per l’ingegno indiscutibile e l’ardimento degli italiani, per l’eroismo e per il carattere innato di scopritori, ieri come oggi e sicuramente anche domani, dei popoli italici.

A questi messaggi si mescolano purtroppo, troppo frequentemente, i messaggi del capo del governo Mussolini, che non fa menzione di quanto sopra, ma sempre parla di sè stesso, che ha ordinato le Crociere, espressione del fascismo, della potenza dell’Italia fascista, ecc. In uno dei messaggi, rivolto agli Italiani all’estero, parla del destino ineluttabile dell’Italia, che nel futuro li coinvolgerà e li renderà oltremodo fieri di essere italiani.

Cieli e Mari - copertina
Non potevano mancare gli drovolanti  Savoia Marchetti S.55 utilizzati nelle trasvolate atlantiche. Un fotomontaggio abbastanza scadente è stato utilizzato quale copertina del volume. Possibile che l’autore o l’editore non ne avessero di migliori per contenere le 319 pagine di questo bel libro?

Visti gli esiti della guerra che scoppierà di lì a poco, non occorrono altri commenti.

Invece concedetemi un breve inciso. Alcuni anni fa, ad una lezione di psicologia all’Università, un’insegnante parlava del diverso approccio di un maschio e una femmina di fronte ad un problema. Questa lezione mi è rimasta impressa, perché all’epoca è stata per me una sorta di rivelazione. Dopo, ho ritrovato e riconosciuto sempre questi elementi, quando me li sono trovati davanti.

Una donna si dispone subito alla risoluzione del problema.

Un uomo si dispone subito all’affermazione di sé.

Ciò premesso e tornando allo specifico dei messaggi di Mussolini, essi rivelano sicuramente una connotazione molto virile.

Un altro insegnamento contenuto in “Cieli e Mari”, sempre a mio avviso, è il seguente: a nessun parroco fa piacere avere un santo nella propria parrocchia.

Ranieri Cupini, in fondo al libro, riporta asetticamente le promozioni al grado successivo dei partecipanti alla II Crociera Atlantica.

A Balbo (san Balbo) il Capo del Governo (parroco della parrocchia) riserva molto più di un passaggio di grado. Lo nomina addirittura Governatore della Libia. S’intende che è una promozione all’italiana: un modo subdolo per allontanarlo dalla “parrocchia romana”.

Qui si aprirebbe un altro universo. Ma il libro si chiude in questo punto. E chiudiamo qui anche la recensione.



Recensione a cura di Evandro Detti

Didascalie delle foto a cura della Redazione


Oltre le nubi il sereno – L’uomo che visse tre volte

Copertina del libro "Oltre le nubi il sereno"

titolo: Oltre le nubi il sereno – L’uomo che visse tre volte

autore: Alberto Briganti

editore: Gino Rossato editore

anno di pubblicazione: 2003

ISBN versione cartacea: 978-8881300877





Da molti anni, ormai, mi interessa la storia della nostra aviazione. Per questo, ogni volta che mi imbatto in un libro che in qualche modo ne parla, lo compro. La mia libreria personale ormai scoppia. Quasi potrei mettere una scritta “LIBRERIA” sopra la porta d’ingresso e dedicarmi agli affari. Eppure spesso mi capita qualche nuovo libro, anzi, qualche vecchio libro, di cui non sapevo nulla. E quello mi porta alla conoscenza di un altro e così via. Non si finisce mai. Per fortuna. Stavolta mi è stato consigliato da un amico il libro del generale Alberto Briganti dal titolo: “Oltre le nubi il sereno”, con il sottotitolo: “L’uomo che visse tre volte”, editore Gino Rossato.

Di Briganti devo aver già letto molte cose, essendo stato un protagonista della storia che abbraccia tanti decenni. Però spesso i nomi non ci dicono niente, a meno che non si conosca già il personaggio. Infatti non conoscevo la sua storia … solo leggendo il volume mi sono accorto di conoscere tutti i fatti da lui narrati per averli già “visti” con gli occhi di qualcun altro, qualche altro protagonista che era passato attraverso gli stessi avvenimenti che oggi sono storia. Storia dimenticata, vorrei anche aggiungere.

Purtroppo la storia della nostra aviazione, dalla sua nascita fin oltre la II Guerra Mondiale, ricalca un’altra storia, tragica e per questo scomoda, che è quella del fascismo. E’ comprensibile che la gente abbia voluto rimuovere con tutte le forze il ricordo di quell’epoca. Ancora oggi c’è qualcuno che chiede la distruzione di qualche simbolo fascista rimasto in giro attraverso gli anni. Ma chi promuove queste richieste non deve averci riflettuto granché. Il neofascismo e anche il neonazismo dimostrano che non è sufficiente rimuovere qualche statua o qualche edificio per difenderci da certe piaghe. Il discorso è più complesso. Invece sarebbe meglio studiare bene la storia e capire la genesi dei fenomeni sociali; soprattutto sarebbe meglio cercare di far emergere dalla melma dei decenni bui l’eroismo di persone che con il fascismo sono coinvolti solo perché il periodo era quello e non era possibile evitarlo. L’indottrinamento continuo e la mancanza di mezzi di riscontro (i pochi media erano controllati dal regime) hanno fatto sì che molti credessero in buona fede in certe dottrine.

Ma in mezzo a tutto ciò c’erano un gran numero di persone di altissimo valore. Piloti di assoluta capacità, di immensa generosità, di indiscusso valore, hanno tracciato la propria strada nella storia, camminando insieme ad altri – troppi – che eccellevano invece solo per cialtroneria, vigliaccheria e squallore morale. E purtroppo questi ultimi, anche loro, hanno fatto la storia, deciso gli avvenimenti, commesso danni irreparabili che sono costati la vita di migliaia e migliaia di persone. Si sono presi meriti che non avevano offuscando l’immagine di quelli buoni.

Copertina del libro "Oltre le nubi il sereno"
La copertina del libro “Oltre le nubi il sereno”. Il fotomontaggio, anche se ottenuto con risorse tecnologiche moderne, appare piuttosto improbabile. Altrettanto discutibile la IV di copertina che è costituita da un anonimo fondo azzurro. Possibile che l’autore o l’editore non avessero a disposizione una consunta fotografia dell’epoca meritevole di apparire nel libro?  Confidiamo in una I ristampa con copertina e retrocopertina riviste e corrette. Il libro lo merita

Italo Balbo, per esempio, è stato soprattutto un grandissimo organizzatore di Trasvolate Atlantiche, uno sportivo per eccellenza.

Era stimato in tutto il mondo, ma pochi conoscono la sua storia. Poiché le sue gesta si sono svolte in quel ventennio, viene associato ad una parte di storia che non era proprio la sua. E osteggiato anche oggi. Difatti, l’idroscalo di Orbetello, il luogo dal quale le trasvolate sono partite – quattro e non due -, oggi viene tenuto in uno stato di totale abbandono. Quasi non esiste più. Invece avrebbe dovuto essere riportato in vita come un prezioso museo di storia della nostra Aeronautica, perché in quel luogo si è svolta una storia unica ed irripetibile. Invece, la casa nella quale Italo Balbo aveva vissuto mentre era ad Orbetello, la stessa nella quale anche Briganti ha vissuto successivamente, è stata di recente devastata e al suo interno sono state date alle fiamme le poche cose che vi si trovavano. Cioè qualche tavolo e qualche materasso buttato sul pavimento, abbandonati lì da qualche senzatetto. Queste informazione la gente, in genere le ignora. Per conoscerle occorre cercarle, studiare la storia e soprattutto ricercarla, la storia. Leggere, leggere tutto, anche quello che ci fa male e non vorremmo sapere. Purtroppo la storia che la gente crede di conoscere è quella dei luoghi comuni ma se domandiamo a cento persone se i campi di concentramento tedeschi erano decine, centinaia o migliaia, pochi daranno la risposta giusta. Troppi risponderanno che erano una decina, invece erano parecchie migliaia. E nessuno – o quasi – è a conoscenza delle gesta mirabolanti che hanno compiuto i nostri piloti, nel corso della storia della nostra aviazione.

Anche Briganti è passato dentro quei decenni. Leggere il suo libro è come avere un tavolo con tante foto gettate qua e là e vederle muoversi da sole per sistemarsi al posto giusto andando a ricomporre tutta la storia. Così, mentre ricercavo le notizie per scrivere la biografia di Cesare Carra, anche lui pilota di idrovolanti come Briganti, avevo trovato molti elementi, come persone, luoghi, scuole di volo, tipi di aerei, aeroporti, avvenimenti storici, che ora ho ritrovato in questo libro.

In poco più di trecento pagine, dense di immagini fotografiche dell’epoca, Briganti svolge il suo filo degli avvenimenti; una vita – la sua -, intrecciata con la vita di tanti altri nomi che allora erano importanti e oggi quasi nessuno più conosce. Leggere questo libro è irrinunciabile per chiunque abbia una minima passione per il volo o per la storia del nostro paese.

I fatti contenuti nel libro sono a volte esaltanti, a volte comici, a volte tragici. Definire tragiche tre fucilazioni alle quali è scampato Briganti è forse un po’ limitativo. Ma non temano i sensibili di stomaco: l’autore ha un modo di scrivere estremamente delicato, quasi asettico e non genera malesseri.

I luoghi cui accennavo sono quelli che molti di noi conoscono per altri motivi, senza immaginare che proprio gli stessi luoghi siano stati teatro di avvenimenti complessi e drammatici solo una manciata di decenni fa. Proprio di recente avevo fatto un giro in Istria, passando in cittadine turistiche, come Pola, Fiume, Basilica, Porenzo, ecc. vedendo solo mare, sole e belle ragazze, mangiando in ameni ristorantini. Al ritorno ho cominciato a leggere questo libro, ritrovando gli stessi nomi di luoghi, ma connessi con avvenimenti ben diversi.

Il contenuto del libro lo lascio, come sempre, ai lettori. Fin qui ne ho voluto semplicemente evidenziare il valore. Aggiungo che per averlo bisogna cercare un po’, ma la ristampa dovrebbe essere disponibile nelle librerie specializzate. Buona ricerca e buona lettura.



Recensione a cura di Evandro Detti

Didascalie delle foto a cura della Redazione

Il cane e l’arte del volo a vela

Il cane e l'arte del volo a vela - Maurizio Landi - Copertina

titolo: Il cane e l’arte del volo a vela

autore: Maurizio Landi

editore: Neftasia editore

anno di pubblicazione: 2008

ISBN versione cartacea: 978-8860380197





Un giornalista televisivo italiano, un cane meticcio dal muso lupoide e un vecchio aliante tedesco in legno e tela.

Sono fondamentalmente questi i protagonisti del romanzo di esordio di Maurizio Landi dal titolo: “Il cane e l’arte del volo a vela”. E sono dunque le vicende relative a questi tre soggetti, peraltro alquanto singolari, che, incrociandosi e sovrapponendosi, costituiscono il cuore del romanzo.

Il cane e l'arte del volo a vela - Maurizio Landi - Terza Copertina
Come nelle migliori tradizioni editoriali, anche la III di copertina del “Il cane e l’arte del vol a vela” contiene la foto dell’autore e delle brevi note biografiche

Il giornalista, di cui non è dato sapere il nome di battesimo, è il rampollo di una casata benestante che per generazioni ha vissuto nello stesso luogo e che, dalla coltivazione della terra, in particolare dalla spremitura delle olive, e poi dal classico emporio di paese, ha tratto la propria ricchezza.

E’ un pilota di alianti e di aeroplani, grande amante dei cani quanto del volo. Giunto alla soglia dei quarantanni e disgustato dall’esistenza vuota e artefatta della grande città, decide di tornare nel paese di origine dei nonni materni.

Ugo, il cane meticcio dalla notevole mole, è invece un randagio intelligente e astuto che le amorevoli cure del giornalista hanno riportato alla vita dopo che:

“[…] gli stenti e la calura dell’estate l’avevano ridotto ad un agglomerato di insetti […]”.

E’ un animale sornione benché vivace che ha instaurato con il padrone una perfetta simbiosi, un compagno di vita ideale, prodigo di slinguazzate e di affetto ma bisognoso anche di passeggiate quotidiane e di rincorse sfrenate.

Il D-4654 è infine un L55 Spatz (che si traduce letteralmente dal tedesco in un italianissimo: “Passero”), un aliante costruito nel 1957 (dunque ben più datato del giornalista) che era stato:

“[…] dimenticato in fondo all’hangar, con le ali smontate dalla fusoliera e ricoperto da decennali depositi di polvere […]”,

acquistato dal giornalista al prezzo simbolico di un semplice caffè in quanto bisognoso di riparazioni e di un restauro radicale.

Pilot Sabine Bergner
L’aliante Scheibe L-Spatz 55 in volo visto dal basso. Si noti la struttura lignea esaltata dall’intelaggio trasparente

Ecco allora che i tre protagonisti si ritrovano nell’ogliara (lo stanzone che per due secoli era stato utilizzato dalla casata come frantoio) in quella che sarà un lenta e faticosa opera di rinascita dell’aliante. E non solo. Sì, perché l’istante in cui la macchina volante tornerà finalmente a librarsi nel cielo sancirà definitivamente anche il ritorno del suo restauratore ad una sana vita, semplice, scandita dai cicli delle stagioni e dai ritmi del lavoro manuale.

Non è usuale vederlo privo della copertura in tela ma questo Spatz, momentaneamente conservato presso l’area  tìdel The Aeroseum, Gothenburg Save si mostra in tutte le sue splendide le sue forme così come l’azienda costruttrice Scheibe lo ha realizzò e così come apparirebbe a chi si volesse cimentarsi nel suo restauro. Che poi è proprio il l’invenzione narrativa su cui si basa il romanzo di Maurizio Landi  (foto proveniente da www.flickr.com)

In realtà, il vento di rinascita lambirà anche l’uliveto, l’ogliara, e la cascina del nonno del giornalista giacché l’astrologo (questo è il nomignolo che i paesani hanno affibbiato al giornalista, oggettivamente un po’ matto e un po’ sognatore) e il contadino con i baffi alla Stalin, decideranno di creare, proprio in quei locali, un museo della cultura contadina vivo e fruibile, ove i visitatori potranno soggiornare, raccogliere le olive, spremerle personalmente e portarsi a casa l’olio prodotto.

Il cane e l'arte del volo a vela - Maurizio Landi - Copertina
La copertina del romanzo che mostra un improbabile dalmata pilota. Improbabile perchè nel testo non si trova alcun riferimento a questa specifica razza canina e dunque non si comprende come mai il curatore della copertina abbia osato una soluzione così audace. E con l’avallo dell’autore, per giunta. 

Ovviamente il restauro del fantomatico aliante è solo un artificio narrativo che, come un metronomo, scandisce i tempi della narrazione. Il risultato è un romanzo dai ritmi lenti tipici della vita rurale e lontanissimi da quelli frenetici cui è abituato il protagonista. E sono proprio questi tempi a consentire all’autore una serie di considerazioni circa il mondo dell’informazione, il proprio lavoro di giornalista, il volo, la vita moderna con le sue nevrosi e contraddizioni, la vita in provincia, il ritorno alla terra.

Di certo l’operazione di restauro dell’aliante viene raccontata con una tale dovizia di particolari e proprietà di esecuzione che appare credibile che il buon Maurizio Landi l’abbia compiuta veramente o, quantomeno, abbia assistito ad una tale iniziativa.

Anche la spy-story che avvolge invece gli ultimi proprietari “volanti” dell’aliante appare del tutto verosimile e, se non lo fosse davvero, è un espediente narrativo che riesce a creare un clima di tensione tale da indurre il lettore a giungere quasi fino all’ultima pagina del romanzo anche se – occorre ricordarlo – non si tratta di un tipico romanzo giallo.

Scheibe L-Spatz 55
Con lo L-Spatz 55 si è riusciti a coprire una distanza di oltre 600 km in singolo volo

L’identificazione autore/protagonista è invece naturale e automatica già dalle primissime pagine giacché il Landi non si prende neanche la briga di attribuire un nome fittizio al suo personaggio principale. Egli, di fatto, non viene mai nominato nel libro. Stesso dicasi per alcuni personaggi secondari o la località ove si svolge tutto il romanzo: una mite località collinare italiana con il mare poco distante, seppure imbiancata di neve nel corso dell’inverno, che si trova a mezz’ora di automobile da una grande città. Insomma un modo per proteggere quanto di più caro l’autore ha e al contempo metterlo in primo piano.

Uno splendido Scheibe L-Spatz 55 con le marche austriache fa bella mostra di sè appeso al soffitto del Luftfahrtmuseum Laatzen-Hannover (foto proveniente da www.flickr.com)

Il tema si ripete anche per quanto riguarda i capitoli relativi ai voli compiuti dal protagonista a bordo dell’aliante biposto (per prepararsi al pilotaggio di un aliante vetusto come lo Spatz) e quello finale proprio con il redivivo Spatz. Tutto è estremamente verosimile perché l’autore ha raccontato nient’altro che le sue esperienze di pilota di volo a vela; eppure nessun cenno all’aeroporto, alle persone che lo animano: tutto appare sbiadito in un alone di mistero seppure vivido e verosimile.

Da qui la conferma, se ce ne fosse bisogno, che il romanzo di esordio di uno scrittore è sempre fortissimamente autobiografico.

Il cane e l'arte del volo a vela - Maurizio Landi - Seconda Copertina
La II di copertina con la breve sinossi del romanzo

Mario Landi è davvero un giornalista professionista e la sua confidenza con le parole, la facilità di costruzione di periodi elaborati seppure snelli lo confermano allo stesso modo delle sue buoni doti di restauratore o di pilota.

Certo è che scrivere un intero romanzo senza uno straccio di discorso diretto, con una voce narrante sempre e costantemente presente … beh, risulta una scelta audace e, in certe situazione, il lettore quasi sente la mancanza di un dialogo tra i personaggi, uno scambio di battute … e invece niente. Pazienza.

In verità le 148 pagine del romanzo, peraltro stampate con un carattere minuto e dunque fittissime di testo, filano lisce e, salvo qualche considerazione di natura filosofica, tranne qualche riflessione che ha necessità di un ritmo ancora più lento della narrazione, il libro si legge che è un vero piacere.

Purtroppo – occorre ammetterlo – pur non essendo un testo per soli “addetti ai lavori”, verrà apprezzato particolarmente dai piloti di alianti d’epoca e dai filantropi canini più che dal lettore generico in cerca di un’occasione di riflessione. Ma questo è un limite di tutti i testi di “nicchia” e a Maurizio Landi non possiamo farne una colpa.

Un ultima annotazione non può non riguardare la copertina del libro: indubbiamente pertinente, simpatica e accattivante … peccato che il cane dalmata con occhialoni da pilota della I guerra mondiale e sciarpa di seta rossa disegnato da Giovanni Nori, non corrisponda minimamente a Ugo, il co-protagonista del romanzo. Peccato davvero.



Recensione e didascalie a cura della Redazione


7 giorni tra le nuvole

7 giorni tra le nuvole - Giuseppe Santucci - Copertina

titolo: Sette giorni tra le nuvole

autore: Giuseppe Santucci

editore: CreateSpace Independent Publishing Platform

anno di pubblicazione:  2013

ISBN versione cartacea: 978-1492336471





Per chi non è un volovelista (così si chiamano i praticanti del volo effettuato a mezzo degli alianti), Rieti è semplicemente una provincia della regione Lazio, la più nordica e anche la più orientale del Lazio; forse a qualcuno è noto che Rieti costituisce l’ombelico d’Italia (essendo posizionata esattamente al centro del nostro paese) ma, di sicuro, solo i praticanti del volo a vela la ritengono una tappa obbligata nella lunga e variegata carriera di pilota di volo a vela.

7 giorni tra le nuvole - Giuseppe Santucci - Copertina
La copertina di “7 giorni tra le nuvole” che ritrae il classico schieramento dello “stage”, ossia: alianti uno dietro l’altro pronti al decollo durante i corsi di perfezionamento dei piloti di alianti provenienti da tutta Italia e non solo. Il cielo è quello di Rieti, ricco di cumuli e di energia, ideali per il volo a vela. E non sono i reatini a dirlo bensì i piloti stranieri di mezza Europa che a Rieti si ritrovano regolarmente a ogni estate. 

Oltre ad essere sede di una delle migliori scuole di volo a vela basico del nostro paese (l’AeroClub di Rieti, appunto), l’aeroporto di Rieti ospita anche un centro di specializzazione e di alta performance (l’AeroClub Centrale di Volo a Vela) che consente ai piloti appena brevettati (poco più che pollastri) di diventare degli ottimi piloti fino, addirittura, a piloti agonistici (vere e proprie aquile) attraverso la frequentazione di corsi intensivi della durata di una settimana.

Dunque non poteva avere titolo più esemplificativo questo godibilissimo romanzo che racconta proprio un’intensissima settimana di voli in aliante vissuta dal protagonista in quella che, senza ombra di dubbio, è considerata la Mecca tricolore del volo a vela.

Una settimana vissuta tutta in aeroporto, un’immersione totale nella dimensione cielo-volo, condivisa con gli altri piloti che, spalla a spalla (ma sarebbe meglio dire ala contro ala), solidarizzano e quasi sempre fraternizzano tra loro. Non fosse altro perché li accomuna un’unica intensa passione: il volo in aliante.

Beninteso, i lunghi voli saltando da un cumulo all’altro, sfiorando i crinali delle montagne e attraversando valli e vallette, rincorrendo la termo-onda, insperate convergenze o il cielo perfetto per coprire la distanza di 500 km, costituiscono una frazione corposa dei contenuti di questo libro dal formato squisitamente tascabile, tuttavia sono solo un abile pretesto dell’autore, attraverso il protagonista, per raccontarsi, per scrutare sé stesso, per ritrovarsi, per fare chiarezza circa i propri affetti, i propri sentimenti e da quelli ripartire … che poi è proprio un po’ come accade a piloti di aliante i quali, una volta esaurita un’ascendenza si lanciano di nuvola in nuvola, di costone in costone, fino alla meta finale.

Dunque il volo a vela come metafora della propria esistenza … perché volare in aliante richiede scelte continue, talvolta audaci, quasi sempre meditate, basate sull’osservazione del terreno e del cielo, dell’insolazione e del vento … proprio come nella vita, metaforicamente parlando.

7 giorni tra le nuvole - Giuseppe Santucci - Retro
La retrocopertina del volume: “7 giorni tra le nuvole” che riesce a malapena a contenere le semiali degli alianti presenti in copertina. Non è facile inquadrare una macchina volante con  minimo  15 metri di apertura alare perciò quello che non entra nella foto la lasciamo all’immaginazione del lettore

In definitiva un romanzo che parla di volo e di piloti di aliante ma che è anche un esercizio di profonda introspezione. Sicuramente meritevole di essere letto. Peccato che duri solo spazio di sette giorni … sì, ma fra le nuvole!



Recensione a cura della Redazione