Hivy il gabbiano e la bambina

Ancora oggi, sull’isola del sole, vi sono notti in cui uomini dalle antiche memorie si radunano sulle spiagge, e attorno ai fuochi raccontano la storia di Hiyvv il gabbiano, e della bambina che venne dal mare … e allora, mentre attorno scende un gran silenzio, ogni giovane donna rivive nel suo cuore la loro storia d’amore.

“Tanti, tanti anni fa, quando la terra fu promessa agli uomini, una piccola cellula, nata nelle profondità del mare, chiese a suo padre, il terribile Nettuno, di lasciarla salire alla superficie per iniziare una nuova vita e divenire donna. Ovviamente suo padre si oppose, ma la sua risolutezza fu così determinata che seppe superare ogni difficoltà, e così, un giorno, salutate le sue numerosissime sorelle e suo padre, iniziò, sola soletta, ma con tanto dolore nel cuore, a salire verso la luce. La strada che dovette percorrere fu davvero lunga e non priva di ostacoli … se non addirittura di pericoli, ma il suo co-raggio vinse su tutto … e quando finalmente si affacciò al sole … per poco non le capitò di morire. In fretta e in furia fu costretta a modificare il suo stato evolutivo di creatura marina in quello più lento e complesso di creatura terrestre, dovendo imparare all’istante a respirare l’aria della Terra e ad alimentarsi per non morire. Tra l’infinità di cose nuove che dovette imparare alla svelta, ve ne furono alcune di difficile interpretazione ed altre più vicine al suo spirito semplice. Imparò ad amare ciò che la circondava e a bearsi di alcuni piaceri sconosciuti; come quello del contatto con la spiaggia dorata e meravigliosamente calda. Certo i primi momenti di quella nuova vita non furono precisamente tranquilli. Ebbe bisogno di tutto il suo coraggio per superarli senza sentirsene troppo scossa, e le prime ore che visse in quel nuovo mondo trascorsero in un susseguirsi di scoperte e qualche delusione; imparò a riconoscere le creature che non le erano ostili, e a distinguere uno ad uno quegli strani esseri che, volteggiando incessantemente nell’aria alla ricerca di cibo, sembravano essere gli unici veri dominatori di quella splendida isola. Ma sebbene il loro aspetto elegante e possente l’affascinò, ben presto dovette riconoscere in loro il più pericoloso dei suoi nemici. E fu proprio per evitare di finire preda dei loro enormi becchi che dovette cercarsi un riparo per poter meglio difendersi dai loro attacchi. Per sua fortuna, poco distante dal tratto di spiaggia su cui era emersa, scoprì una piccola cavità a ridosso del costo-ne sabbioso che separava la spiaggia da un vasto bosco di alberi sempre verdi, e di li, dove ebbe modo di trovare una sistemazione adatta al suo sviluppo, imparò varie tecniche per confondere quei cacciatori alati e come procurarsi il cibo necessario alla sua sopravvivenza. Per la verità in più di una occasione fu ad un passo dall’essere preda dei loro becchi, ma la volta che credette d’essere ormai spacciata, uno di quegli strani animali, ma così giovane da non essere ancora esperto nell’arte del volo, divenne suo amico e la difese contro ogni attacco dei suoi compagni affamati. Il tempo trascorse lentamente sia per lei che per il giovane gabbiano che divenne enorme e stupendamente bianco. E quando le forze glielo permisero, lui prese a condurla con se (ben sistemata tra le piume del collo) in tutte le sue avven-ture di volo. Anche lei crebbe, e pian piano acquistò l’aspetto di una bambina bellissima, i cui capelli dorati e gli occhi d’un color turchino fecero innamorare il povero gabbiano che ne divenne il precettore, il compagno di giochi e il confidente … e per lei, il suo primo sentimento d’amore. – Hiyvv! – Gli chiese lei mentre dall’alto del costone osservavano il mare – Perché hai fatto la sciocchezza d’essere mio amico? I tuoi compagni non hanno gradito questa tua difesa nei miei confronti … Perché lo hai fatto? Il povero gabbiano non seppe cosa rispondere. Non poteva certo dirle che l’amava, sarebbe stato stupito soltanto immaginarsi che lei avesse mai potuto ricambiare quell’amore … ed allora dette a quella domanda la solita risposta. – Perché non si ha tutti lo stesso cuore Trascorse dell’altro tempo e lei, la bambina, crebbe divenendo una splendida fanciulla che fece innamorare ancor di più il povero gabbiano – E tu perché mi concedi la tua compagnia? – Chiese lui un giorno mentre osservavano un gruppo di giovani uomini avvicinarsi al mare – Perché sei mio amico… e per me un amico è più importante di ogni altra cosa – È sciocco, e tu non devi sentirti impegnata in alcun modo … – Replicò lui tentando di mascherare il piacere che quell’affermazione gli aveva procurato – Io non potrò esserti amico a lungo … alla mia razza non è concesso vivere tanto quanto sarà la tua vita – E questo cosa vuol dire? – Che quando io me ne andrò tu rimarrai sola – Tutto qui? – Rispose lei sorridendo – Allora puoi stare tranquillo, tu non potrai mai andare da nessun’altra parte perché ormai sei dentro di me … e di qui non ti permetterò più di uscire Trascorse dell’altro tempo, ma il pensiero di ciò che aveva detto Hiyvv e che presto sarebbe rimasta sola, iniziò a rat-tristare lo spirito della bambina … e a nulla valsero l’affetto e le continue dimostrazioni di amicizia di cui Hiyvv la circon-dava. Inoltre, quando i giovani uomini che erano venuti per pescare furono pronti a far ritorno alle loro case, tentarono di farle comprendere che sarebbe stata cosa saggia se avesse abbandonato la spiaggia per andare a vivere nel loro villag-gio … “Non puoi restare sola … tu appartieni al popolo degli uomini … e nel nostro villaggio avresti protezione e cibo in abbondanza … Cosa potrai mai farne della tua vita quando il gabbiano ti lascerà… Non vivono a lungo quegli uccelli, e tu presto resterai sola” Non fu facile per lei prendere una decisione, si sentì confusa, impreparata … e troppi ricordi importanti la legavano a quella spiaggia e al suo caro Hiyvv, ma quegli uomini seppero insistere, e le loro premure e la simpatia seppero turbarla. Lasciò trascorrere alcuni giorni, sempre pressata dalle loro insistenze, e una mattina, dopo aver trascorso una notte di veglia, decise che avrebbe seguito quegli uomini. – Addio amico mio … – Sussurrò la bambina carezzando il corpo del gabbiano – Non posso più restare con te … il mio corpo appartiene alla razza degli umani … e presto partirò con loro – Credevo che gli amici non si abbandonassero mai – Replicò tristemente lui – Io non potrò mai abbandonarti se resterai padrone del mio cuore … Tu per me non sei stato soltanto un amico, sei stato il mio coraggio, la mia forza … e io ti debbo la vita – Ma tu appartieni agli uomini … – Commentò tristemente lui evitando di guardarla negli occhi – Tu mi hai insegnato che appartengo soltanto a me stessa … ed io non tradirò mai la tua amicizia – Allora resta con me! – La pregò lui con le lacrime agli occhi – Questo non puoi chiedermelo … – Singhiozzò lei – Il prossimo anno tu non ci sarai, ed io sarò sola – Hai ragione … scusami … – Sussurrò lui comprendendo di averla persa – Ad ognuno di noi spetta la vita per cui è stato creato … e nulla può cambiare questa certezza – Addio mio cuore … – Sussurrò lei carezzandolo – non ti dimenticherò Da quel giorno la vita della bambina cambiò completamente … imparò a vivere un’esistenza del tutto nuova… ebbe molti altri amici con i quali giocò e crebbe. Ma se il suo volto mostrava d’essere felice e la sua vita era colma di gioiosa vitalità, ben presto cominciò a provare nostalgia del tempo trascorso sulla spiaggia, rammaricandosi d’aver perduto quel primo sentimento d’amore che ancora possente le riempiva il cuore. Con quei ricordi trascorse infinite notti in lacrime, e dovette vincere l’istinto di razza prima di sentirsi pronta a fuggire dal villaggio, e dopo una corsa a perdifiato raggiunse la spiaggia gridando il nome del suo amore – Hiyvv … Hiyvv … Oh Hiyvv! Chiamò ed urlò quel nome caro … ma nessuno le rispose, e lei si lasciò scivolare sulla sabbia in lacrime. Trascorse la notte e un intero giorno disperandosi e urlando il nome del suo amato … e poco prima dell’imbrunire, mentre all’orizzonte il sole incendiava le bassi nubi, le fu rivelato che Hiyvv si era dato la morte in mare lo stesso giorno in cui lo aveva lasciato per il mondo degli uomini. Lei non volle credere d’essere stata causa della sua morte e continuò a chiamarlo nei giorni e nelle notti che seguirono … Poi, quando quel dolore divenne insopportabile, lentamente si avviò in mare … e rinunciando al sogno d’esser donna, scelse di tornare in quell’oscurità dov’era nata e dove avrebbe ritrovato il suo perduto amore.”


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MCB

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