Il coniglio si prende senza correre

Era la sua centotreesima ora di volo per quella compagnia. Duecentodue in tutta la sua giovane carriera. Sua moglie si chiamava Patrizia ed era di Pachino, provincia di Siracusa. Era siciliana come lui, con la differenza che, compiuti sei anni, la sua famiglia l’aveva trascinata a spasso per il nord del paese, Lombardia prima (Monza, Milano, Lodi), a Torino ed Asti, in Veneto poi (Verona). Salvo scelse il continente dopo aver completato gli studi tecnici nella sua città natale, Messina. Servizio militare nell’aeronautica italiana, poi la decisione di voler fare il pilota. Era rimasto nell’esercito dai diciotto ai ventinove anni, poi il matrimonio con Patrizia, la casa a Verona (di lei), il passaggio agli aerei civili nella più grande compagnia nazionale. Pilotare aerei era per lui un lavoro come gli altri. Se fosse rimasto nella sua città probabilmente sarebbe finito su di una nave traghetto a solcare giornalmente lo Stretto di Messina; aveva scelto il cielo al mare. Salvo e Patrizia non avevano avuto figli, per volontà di lei. Patrizia non aveva mai lavorato, era laureata in Economia e Commercio ma, tranne qualche timido tentativo nello studio di un suo zio commercialista di Asti, aveva preferito fare la casalinga. Salvo era il suo secondo marito. Il primo si chiamava Enrico ed era un avvocato milanese con interessi lavorativi in Veneto. Salvo aveva trentasette anni quando si sposò con Patrizia. Patrizia ventinove. Enrico cinquanta quando si separò da Patrizia dopo due anni di pacata convivenza coniugale. Nessun figlio nemmeno dal primo matrimonio. La scatola nera appartenuta all’aereo pilotato da Salvo e precipitato la mattina del diciannove Settembre fu ritrovata nel mare Adriatico solo sei giorni dopo. Tutti i corpi dei passeggeri e dell’equipaggio furono restituiti dal mare dopo tre giorni di ricerche da parte delle squadre di soccorso. Tutti tranne il corpo del capo pilota, Salvo. L’aereo si era inabissato nell’Adriatico alle ore sette e trentadue minuti. Nessuna perturbazione in corso, nessuna comunicazione via radio, nessun segnale di difficoltà. Nulla. A bordo vi erano centotrenta passeggeri e sette membri d’equipaggio. Ecco quanto è stato reso noto dell’ultimo dialogo fra il secondo pilota, Paolo Anselmi, e Salvo. Sono le ore sette e cinque minuti di Martedì diciannove Settembre: – Paolo – “Sette per sette?” – Salvo – “Quarantanove…” – P – “Sette per sei?” – S – “Quarantadue…noiose le tabelline eh!!!” – P – “Allora…Vediamo un po’…Picasso?” – S – “Il Foggia di Zeman” – P – “Stagione?” – S – “Mmmm non lo so.” – P – “Adesso tocca a te” – S – “Il coniglio si prende…?” – P – “Cosa???” – S – “Il coniglio si prende?” – P – “Ah…Il Coniglio si prende…Senza correre…!!! Giusto?” – S – “Si. Facciamo perdere quota all’aereo, ci schiantiamo e moriamo tutti in un botto?” – P – “Solo se finiamo in mare!” – S – “Lo faccio piano piano così lì dietro non se ne rendono conto.” – P – “Ci vorrà un tocco vellutato!!” – S – “Chiudi la Porta e ti faccio vedere io!” – P – “OK!” – S – “Riprendiamo il gioco intanto” – P – “OK! Secondo me fra poco inizieranno ad accorgersene…” – S – “Gerico?” – – P – “Mmmmm, non lo so…” – S – “A te!” – P – “Non mi viene niente, si può passare?” – S – “Non lo so. Facciamo di no.” – P – “Va bene, trovato!” – S – “Spara!” – P – “With a little help for my friends?” – S – “Joe Coker” – P – “Sbagliato, Beatles!” – S – “No no, Joe Coker!!!” – P – “Prima Beatles…” – S – “Conosco solo la versione di Woodstock. Li senti? Hanno incominciato a sbraitare!” – P – “Continuiamo il gioco”.


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Graziano Delorda

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