L’altra

un racconto da leggere soprattutto … dopo la parola “fine”

Quando ti sorprende un temporale del genere in autostrada, è persino difficile distinguere che tipo d’acqua sia quella che si rovescia addosso alla tua automobile da ogni direzione. Quella che scende dall’alto è pura e trasparente, e la manda giù gratis il buon Dio. Ma poi c’è anche quella grassa di fango e di olio schizzata dalle auto che ti corrono davanti, e dai camion che stai sorpassando …

Valerio guida da più di due ore, e l’ultima azione che ricorda con certezza di avere compiuto coscientemente è stato il ritiro del tagliando al casello d’ingresso di Firenze. Poi è stato un continuo susseguirsi confuso di chilometri e pensieri.

E’ sempre il cambiamento, quello che spaventa di più. Sa bene che dopo che avrà visto Elisa al di qua del cancello degli Arrivi Internazionali di Malpensa, la vita non sarà più la stessa. Non sarà più la stessa per nessuno, in effetti. “Un viaggio di lavoro. Questione di un paio di giorni a Milano.” La solita banale scusa che prima o poi ogni marito propina alla moglie, l’ha appunto somministrata per l’occasione a Teresa. E lei che come al solito gli ha creduto, senza fare domande, senza avanzare obiezioni.

Eppure … Come ha fatto a non sospettare niente nemmeno quando ieri, di sabato mattina per giunta!, lui s’è alzato di buon’ora, e se n’è andato con l’automobile a uno dei pochissimi “lavaggi a rullo” aperti in città? Possibile che non l’abbia sfiorata neanche un dubbio allorché le ha chiesto di portargli per favore il vestito in tintoria, accertandosi che lo stirassero come si deve … Senza parlare naturalmente della camicia e della cravatta comprate in Galleria il venerdì, e sistemate sulla poltrona, già pronte per essere indossate al momento di mettersi in viaggio. E che non abbia battuto ciglio, vedendolo tornare a casa il pomeriggio coi capelli freschi di taglio, shampoo e frizione? Che non abbia riconosciuto il taglio perfetto di Modaveri, il re incontrastato dei parrucchieri del centro, quello da cui lui non andava più dai tempi dei loro appuntamenti da fidanzati. “ Chissà, forse si tratta soltanto di una raffinata strategia psicologica: a volte per una donna accordare una fiducia talmente incondizionata al suo uomo si rivela in realtà il metodo più efficace per legarlo a sé, facendolo sentire costantemente sotto esame da parte della propria coscienza. “ Un sospetto più che legittimo per tutti, ma non per lui, che per oltre quindici anni ha avuto modo di sperimentare il coerente, candido e incondizionato amore di Teresa.

Cinquanta chilometri dall’aeroporto, adesso. Che vuol dire più o meno mezzora, manovra di parcheggio compresa. Altri quaranta minuti prima dell’atterraggio del volo sul quale viaggia Elisa. Quindi in tutto poco più di un’ora prima dell’incontro che, comunque vada, inciderà profondamente e irrevocabilmente il destino di tre persone.

Si ritrova fermo nello spiazzo dell’autogrill senza neppure sapere come e perché. Realizza che nonostante la stanchezza non è di un caffè che sente la necessità più immediata. Scende la scala che porta ai servizi, lascia cadere una banconota nel cestino della custode, poi si dirige subito al grande specchio che sovrasta i lavandini. Aggiusta il nodo della cravatta, liscia le pieghe della giacca e dei pantaloni, col pettine cerca di rimettere a posto, almeno per quanto possibile, la costosa opera di Modaveri. “I primi tre secondi”, gli suggerisce la voce da manager che troppo spesso ormai si sostituisce alla sua, e che gli parla dentro giorno e notte, senza pause per le feste. “ Sono in assoluto i più importanti quando incontri qualcuno.” Subito dopo estrae per l’ennesima volta dal portafoglio (dallo scomparto segreto) la foto di Elisa che porta sempre con sé. La guarda, e come sempre succede, sente il cuore accelerare i battiti. – Sei bellissima, angelo mio, e tra poco saremo insieme. – mormora, non abbastanza a bassa voce per impedire che il ragazzo che si sta lavando le mani accanto a lui si volti a guardarlo con l’espressione intimidita di chi s’interroga su quanto possa essere pericoloso un folle. “ Ma Teresa … ” non può fare a meno di chiedersi Valerio, mentre riallaccia la cintura di sicurezza, e il motore ronfa tranquillo in folle. “ Cosa dirà Teresa quando lo saprà? “

E’ incappato in un traffico imprevedibilmente intenso, nell’ultimo tratto di strada, e anche trovare un posto nel parcheggio dell’aeroporto non è stato poi così facile. Così adesso si deve affrettare nei lunghi corridoi, è costretto a camminare veloce sui nastri trasportatori troppo pigri, se non vuole rischiare di arrivare in ritardo. Cioè proprio l’ultima cosa che avrebbe voluto fare, affannarsi fino all’ultimo istante, perdendo così il piacere intenso e struggente dell’attesa di un momento magico e irripetibile, per quanto breve. E’ uno slalom concitato tra centinaia di passeggeri in attesa, e i loro bagagli, scandito dagli annunci quasi incomprensibili degli altoparlanti che annunciano decolli, atterraggi e imbarchi. Poi finalmente in lontananza lampeggia l’incredibile rosso dei lunghi capelli della dottoressa Connors. La riconosce da lontano tra tanti e fra tante, col suo volto da fotomodella, le gambe lunghe, un fisico da schianto e l’eleganza sobria della donna in carriera. In realtà lei è una giovane e promettente pediatra, ma chi potrebbe indovinarlo, a vederla così? Una donna intrepida che, per svolgere la sua opera di medico volontario in uno dei Paesi più poveri d’Africa, a trent’anni ha rinunciato a una promettente carriera, abbandonando da un giorno all’altro la fresca cattedra e il prestigioso studio nel centro di Dublino, allestito dal padre apposta per lei. Anche lei l’ ha visto, un largo sorriso le scompiglia allegramente le lentiggini così deliziosamente irlandesi, mentre agita in alto il braccio in segno di saluto.

Valerio si ferma sul posto, stordito e confuso. Il salone, i bar, le botteghe stipate di giornali, profumi, cravatte, cinture e souvenirs scompaiono insieme alla gente che lo circonda, inglobati dalla nebbia chiara che ottenebrandogli la mente impedisce la formulazione di idee che conservino un minimo di coerenza. “Possibile che sia venuta dal Burkina Faso da sola?” si chiede, incapace di accettare quell’ipotesi, cercando non senza difficoltà di non cedere al panico che, salendo in una gelida spirale dalle gambe, gli paralizza i movimenti e gli tronca il respiro. Subito dopo però comprende che per trovare quello che cerca deve soltanto spostare lo sguardo appena più in basso, accanto alla donna: lì c’è una bambina di otto anni dalla pelle color cioccolato, con un vestito a quadretti bianchi e blu, i capelli acconciati in una miriade di treccine, che lo fissa con gli enormi occhi scuri spalancati. Compostamente seduta sulla sedia a rotelle, gli sta facendo timidamente ciao anche lei.

– Elisa! – urla Valerio, con tutto il fiato che ha in corpo. – Papà. – gli risponde la bambina, balbettando quell’unica parola così piano che lui, ancora lontano com’è, può soltanto leggerglielo sulle labbra. Quasi inciampa in un borsone da viaggio, mentre riprende a correre verso di loro per superare quegli ultimi quindici metri, un’altra valigia la salta come se fosse un ostacolo sulla pista di atletica.

Vorrebbe trasformare in parole tutto quanto gli vortica nella mente e nel cuore, vorrebbe abbracciare quella meravigliosa creatura e stringerla forte al petto. – Il viaggio è andato bene, Dottoressa? – invece è tutto ciò che gli riesce di dire. – Ci sono trecento chilometri da Bobo Dioulasso all’aeroporto di Ouagadougu, lo sa bene anche Lei, Mister Galanti, e non si tratta esattamente di un’Autostrada. – gli risponde la giovane donna, nel suo italiano deliziosamente farcito di risonanze britanniche. – E nelle condizioni di Elisa … – aggiunge subito dopo, appendendo un sorriso in fondo alla frase. – Vuole dire che … – – No, stia tranquillo, non ci sono stati particolari problemi. E’ una bambina molto coraggiosa. – – Sì, lo so. – Si china a carezzare la piccola malata, e lo fa con delicatezza persino esagerata, come se avesse paura di infrangere in qualche modo quell’incanto.

La opereranno in settimana a Milano, cercando di eliminare la malformazione congenita che le sta sgretolando il minuscolo cuore. Forse l’intervento riuscirà perfettamente (Valerio ha pregato tanto per questo) e una giovane vita riprenderà subito a germogliare, com’è giusto e naturale che sia alla sua età. Elisa tornerà finalmente a sedersi al suo banco, tra i compagni di classe, nella scuola costruita e gestita da Alpha Solidarité. Forse invece la piccola non ce la farà, e la sua anima salirà al cielo per andare a ricongiungersi con quelle di milioni di altri piccoli martiri della fame e della miseria. La sola cosa di cui è certo Valerio è la dolce violenza con cui lei ha saputo penetrargli nel cuore da quando l’ha scelta, la più indifesa e malata tra indifesi e malati, per l’adozione a distanza. Bella, così incredibilmente bella, molto di più di quanto gli era apparsa nell’unica foto in cui aveva avuto modo di vederla.

Basta premere sul cellulare il tasto col telefonino verde, per ripetere l’ultimo numero composto e chiamare casa. – Sono Valerio. – dice, trattenendo un’emozione che troppo presto sarebbe tentato di sciogliere in lacrime. – Quel figlio che aspettavamo, Teresa … che volevamo così tanto e che non ci è mai arrivato … è appena atterrato all’aeroporto. –

FINE (ma continua a leggere … il bello viene adesso!)


Ho voluto dedicare questo racconto al CIAI (Centro italiano aiuti all’infanzia) via Tertulliano, 70, 20137 Milano. Per saperne di più scrivi a info@ciai.it (sito internet www.ciai.it ) oppure chiama allo 02/540041 o al numero 848-848.841 (al costo di un solo scatto in tutta Italia e per tutta la durata della conversazione

Nota dell’autore: Il CIAI dal 1968 difende il diritto di ogni bambino, ovunque sia nato, a crescere nell’amore di una famiglia. Ogni anno sostiene i bambini del mondo attraverso oltre 5000 Sostegni a Distanza e ne previene l’abbandono con progetti rivolti alle loro famiglie in Burkina Faso, Etiopia, Ruanda, Cambogia, India e Romania. In trent’anni di vita ha anche dato a 1500 bambini una nuova famiglia in Italia, difendendo la centralità del bambino nell’Adozione Internazionale E poi, corsi di formazione per le famiglie e gli operatori, campagne di sensibilizzazione contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e numerose pubblicazioni per dire con fermezza che UN BAMBINO E’ UN BAMBINO IN TUTTO IL MONDO Senza il tuo aiuto tutto questo sarebbe impossibile! Sostieni l’impegno del CIAI e aiutalo a dare un domani a questi bambini. Puoi scegliere tu: 10, 25, 50, 300, 1.000 Euro… qualunque sia il tuo contributo, è il segno tangibile della tua amicizia e può rendere migliore il presente e il futuro di tanti bambini.

… perché non c’è modo migliore di dimostrare e di donare amore!

Buon Natale, buon 2004, buona vita … a tutti i bambini del mondo.

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Patrizio Pacioni

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