L‘incidente nel quale ha perso la vita Angelo D’Arrigo ha lasciato tutti senza respiro. A distanza di anni, era il 26 marzo 2006, il vuoto incolmabile è ancora presente nei cuori di chi lo aveva conosciuto ed anche in quello di chi, come me, non lo aveva neanche conosciuto.
La vita di Laura venne sconvolta il 26 Marzo 2006. Assai singolare la sua scelta – e quella dell’editore – di apparire nella sezione con le sue note biografiche in uno scatto in cui indossa gli occhiali
All’epoca, ricordo, avevo subito rivolto il pensiero verso la sua famiglia. Soprattutto pensavo a sua moglie, Laura Mancuso. Una donna che non conosco, ma della quale avevo conosciuto, attraverso la storia di Angelo, il coraggio senza fine con il quale si era opposta al destino ed era riuscita, lavorando senza sosta, a salvarlo dalla prigionia in Libia, dove ogni giorno poteva essere quello della sua esecuzione.
Lei aveva subito reagito, aveva sollevato il mondo, coinvolto gente importante, personaggi potenti. Attraverso di loro, idealmente, aveva esteso le sue mani oltremare, raggiunto suo marito nella squallida prigione dove era recluso, lo aveva afferrato, sollevato e riportato a casa.
Lei. Era stata lei a salvarlo.
Poi l’incidente. Una cosa assurda e irreversibile.
La retrocopertina del libro che è un tutt’uno con la copertina
Un giorno mi è capitato tra le mani il suo libro. “In volo senza confini” sembrava la continuazione dell’altro: “In volo sopra il mondo”.
Ho comprato il libro.
Le prime parole sono: Questo è il libro che non avrei mai voluto scrivere.
Né io avrei mai voluto recensire.
Ma anche questo libro va letto. Ed è un dovere morale averlo. Fa parte di una storia che deve vivere per l’eternità. Ricordare è l’unica cosa che possiamo fare, visto che indietro non si torna.
Ovviamente Laura comincia con il ricordo dell’incidente e di quello che è accaduto dopo.
Nella copertina una splendida foto di Angelo mentre spicca il volo assieme ai suoi Condor
Ma poi parla della sua storia, ovvero della stessa storia che conosciamo già, ma vista attraverso i suoi occhi. Parla dei falchi, dei voli, dell’imprinting degli uccelli con i quali Angelo compiva le sue imprese. Racconta i voli, quello sull’Everest del 24 maggio 2004.
La sinossi del libro che ne anticipa i contenuti: una storia di amore e di coraggio.
Poi riprende anche il discorso dei progetti che si erano interrotti e di come potrebbero essere continuati …
Laura parla della vita quotidiana, della vita familiare e di tante altre cose.
Ho letto questo libro. Quasi tutto. Anzi tutto, fino alla fine.
Però, devo ammettere che in parecchi punti ho dovuto, diciamo così … guardarlo.Ho dovuto scorrere con gli occhi, velocemente il testo, allo stesso modo di chi, a piedi nudi, dovesse camminare sulle braci. Veloce, per non scottarsi troppo.
Troppe volte viene fuori dalle pagine scritte la profonda ingiustizia che ha colpito questa straordinaria famiglia, questa donna eccezionale.
Ormai volo da più di quarant’anni. Gli episodi di cui sono stato protagonista o testimone sono già innumerevoli e tante sono le persone straordinarie che ho conosciuto. Qualcuno non l’ho conosciuto, ma in qualche modo i nostri sentieri si sono incrociati e comunque ho saputo di loro.
Ero venuto in possesso di una videocassetta da lui prodotta tanti anni fa, era una specie di video corso di pilotaggio del delta a motore.
La splendida retrocopertina di “In volo sopra il mondo”. Difficile dire quanti uccelli siano ritratti in questa foto
Negli anni ’80 facevo l’istruttore sugli ultraleggeri tubi e tela e, parallelamente, prendevo lezioni di deltaplano a motore, una macchina molto interessante per l’epoca. Il video-corso mi fu molto utile.
Considero questo il primo contatto con la generosità di Angelo D’Arrigo, che aveva voluto diffondere e condividere una parte del suo sapere con altri appassionati della materia.
Quando decollavo dalla nostra pista di erba per i voli scuola, sorvolavo spesso una querciola dove stavano appollaiate alcune cornacchie. A volte volavano via per il rumore del motore e per qualche istante mi trovavo a volare insieme a loro, cosa questa che mi riempiva di gioia.
Ma poi seppi che qualcuno volava con un gruppo di uccelli nati in cattività, sottoposti all’imprinting studiato dall’etologo Konrad Lorenz e condotti lungo un percorso di migrazione da un ragazzo a bordo di un deltaplano a motore e questa vicenda mi interessò molto.
Era Angelo D’Arrigo.
Altro che qualche attimo di volo con un paio di cornacchie.
Premesso che ho letto quasi tutti i libri di Konrad Lorenz, cercai con ogni mezzo di sapere tutto su questo pilota straordinario. Internet non c’era, ma a volte leggevo qualcosa sulle riviste di settore. Comunque seppi del volo sopra l’Everest, anzi, su questo episodio trovai perfino un DVD con i filmati effettuati in quell’occasione.
Angelo D’Arrigo in volo con le gru in Siberia nel 2002 (foto Wikipedia)
Avrei voluto incontrare Angelo, ma non ne ebbi mai occasione, sebbene in una almeno ci andai molto vicino.
Al lavoro, al controllo del traffico aereo, avevo notato un notam che chiudeva lo spazio aereo sopra Guidonia e il monte Terminillo fino ad un livello altissimo, a semplice richiesta di un pilota di deltaplano che si trovava nell’aeroporto di Guidonia, in attesa che le condizioni meteo fossero favorevoli ad un tentativo di record o qualcosa del genere.
Il risguardo interno del bel libro di Angelo D’Arrigo. Sintetizzare il contenuto di questo libro non deve essere stato facile.
Come controllore la cosa mi riguardava fino ad un certo punto, ma come istruttore di aliante, proprio della sezione di volo a vela di Guidonia, ne ero coinvolto appieno. Infatti passai un pomeriggio a fare scuola a Guidonia, pronto a smettere di volare e a richiamare a terra i miei allievi e gli altri piloti non appena il notam fosse stato attivato. Ad ogni decollo vedevo un delta con ala rigida allungata, parcheggiato di fronte ad un piccolo hangar quasi al centro del campo. Mi dissero che si trattava di Angelo D’Arrigo.
Purtroppo quel giorno non ebbi tempo di andare a conoscerlo. Pensavo di farlo in seguito. Ma il giorno dopo il notam fu attivato ed Angelo fece il suo volo.
Il racconto è contenuto nel libro.
Il libro racconta tante altre cose e consiglio vivamente ogni appassionato di volo di leggerlo. Molte vi sorprenderanno, vi sembreranno incredibili, ma ci sono le documentazioni inconfutabili ed i filmati a confermarvi che è tutto vero. Perfino l’Aeronautica Militare effettuava studi insieme ad Angelo su un argomento che leggerete. Non ne parlo qui. Non mi credereste. Leggete il libro.
Angelo progettava di sorvolare le Ande insieme ad un condor, il più grande veleggiatore del mondo. Il pulcino era stato imprintato secondo gli insegnamenti di Konrad Lorenz e cresceva in attesa del grande giorno.
Insieme sarebbero saliti nelle correnti ascendenti della catena delle Ande fin sulla cima dell’ Aconcagua, senza ossigeno, utilizzando tecniche speciali messe a punto per l’occasione.
La spettacolare copertina di “In volo sopra il mondo”. Questa impresa, in cui ha superato l’altezza dell’Everest, ha richiesto una preparazione di oltre due anni.
Nell’ultima pagina del libro Angelo scrive:
“Molti mi chiedono che cosa mi spinga ad andare sempre oltre. Non è agonismo: con le sfide ho smesso da anni. Non è nemmeno il bisogno di misurarmi con i miei limiti, come a volte ho creduto. No, è qualcosa di più semplice ed intimo: l’istinto di essere nella natura a modo mio. Un istinto che mi domina, che mi tiene sveglio la notte, che mi illumina e mi entusiasma. Non seguirlo sarebbe tradire me stesso”.
Purtroppo qualcosa è riuscito a tradire lui. Un piccolo aereo, pilotato da un generale dell’Aeronautica in pensione, durante una manifestazione aerea, esegue un basso passaggio e una virata sfogata. All’apice della manovra si avvita e cade al suolo, mettendo fine alla vita del generale e a quella del suo passeggero: Angelo D’Arrigo.
Ora potrei scrivere tante parole inutili su questo fatto e sul grande dolore che ha provocato. Due sole sono sufficienti: stupore ed incredulità.
Angelo aveva un progetto, anzi, più di uno. Progetti rimasti incompiuti. E come tutte le cose incompiute restano nella mente umana molto a lungo, fino a quando, in qualche modo, qualcuno non le riprende e non le porta a termine.
Nel libro è anche contenuto il racconto di un volo dell’inizio anni novanta, in deltaplano a motore, dalla Sicilia all’Egitto. Per un disguido Angelo finisce nelle mani dei libici. Viene fatto prigioniero e per oltre un mese subisce ogni genere di privazione e violenza. Ma qui compare un’altra persona, degna di un grande come lui: sua moglie Laura Mancuso. Lei non si dà pace e lavora instancabilmente attraverso tutti i canali diplomatici. Riesce a dimostrare che suo marito non è una spia come creduto dai soldati di Gheddafi, ma soltanto uno sportivo impegnato in un’impresa pianificata e pubblicata. Ci vuole tempo e il tempo manca.
La breve biografia di Angelo D’Arrigo presente nel retro del libro. Ovviamente si ferma al giorno in cui è stato stampato il libro … ciò che è accaduto dopo è cronaca, purtroppo.
Da un momento all’altro Angelo potrebbe essere giustiziato insieme ad altri prigionieri come lui. Laura arriva in tempo. Un diplomatico riesce a parlare con Gheddafi, a convincerlo a rilasciarlo e poi a prendere Angelo per i capelli e a tirarlo fuori dall’orlo dell’abisso. E’ libero e può tornare a casa da sua moglie e dai suoi figli.
Ora non occorre spiegare quanto sia ingiusto che dopo un salvataggio così magistrale, possa bastare un banale voletto locale a mettere fine alla vita di un personaggio così grande.
Questo libro deve essere presente nella libreria di ogni appassionato di volo. E’ moralmente obbligatorio conoscere Angelo D’Arrigo. Conoscere le sue gesta.
Perchè fra tutti i futuri lettori del suo libro potrebbe essercene un altro simile a lui, che riprenda il filo dove lui, suo malgrado, ha dovuto lasciarlo cadere.