titolo: In volo sopra il mondo
autore: Angelo D’Arrigo
editore: Mondadori
anno di pubblicazione: 2005
ISBN: 2005978880454601
Ormai volo da più di quarant’anni. Gli episodi di cui sono stato protagonista o testimone sono già innumerevoli e tante sono le persone straordinarie che ho conosciuto. Qualcuno non l’ho conosciuto, ma in qualche modo i nostri sentieri si sono incrociati e comunque ho saputo di loro.
Uno di questi è Angelo D’Arrigo.
Ero venuto in possesso di una videocassetta da lui prodotta tanti anni fa, era una specie di video corso di pilotaggio del delta a motore.
Negli anni ’80 facevo l’istruttore sugli ultraleggeri tubi e tela e, parallelamente, prendevo lezioni di deltaplano a motore, una macchina molto interessante per l’epoca. Il video-corso mi fu molto utile.
Considero questo il primo contatto con la generosità di Angelo D’Arrigo, che aveva voluto diffondere e condividere una parte del suo sapere con altri appassionati della materia.
Quando decollavo dalla nostra pista di erba per i voli scuola, sorvolavo spesso una querciola dove stavano appollaiate alcune cornacchie. A volte volavano via per il rumore del motore e per qualche istante mi trovavo a volare insieme a loro, cosa questa che mi riempiva di gioia.
Ma poi seppi che qualcuno volava con un gruppo di uccelli nati in cattività, sottoposti all’imprinting studiato dall’etologo Konrad Lorenz e condotti lungo un percorso di migrazione da un ragazzo a bordo di un deltaplano a motore e questa vicenda mi interessò molto.
Era Angelo D’Arrigo.
Altro che qualche attimo di volo con un paio di cornacchie.
Premesso che ho letto quasi tutti i libri di Konrad Lorenz, cercai con ogni mezzo di sapere tutto su questo pilota straordinario. Internet non c’era, ma a volte leggevo qualcosa sulle riviste di settore. Comunque seppi del volo sopra l’Everest, anzi, su questo episodio trovai perfino un DVD con i filmati effettuati in quell’occasione.
Avrei voluto incontrare Angelo, ma non ne ebbi mai occasione, sebbene in una almeno ci andai molto vicino.
Al lavoro, al controllo del traffico aereo, avevo notato un notam che chiudeva lo spazio aereo sopra Guidonia e il monte Terminillo fino ad un livello altissimo, a semplice richiesta di un pilota di deltaplano che si trovava nell’aeroporto di Guidonia, in attesa che le condizioni meteo fossero favorevoli ad un tentativo di record o qualcosa del genere.
Come controllore la cosa mi riguardava fino ad un certo punto, ma come istruttore di aliante, proprio della sezione di volo a vela di Guidonia, ne ero coinvolto appieno. Infatti passai un pomeriggio a fare scuola a Guidonia, pronto a smettere di volare e a richiamare a terra i miei allievi e gli altri piloti non appena il notam fosse stato attivato. Ad ogni decollo vedevo un delta con ala rigida allungata, parcheggiato di fronte ad un piccolo hangar quasi al centro del campo. Mi dissero che si trattava di Angelo D’Arrigo.
Purtroppo quel giorno non ebbi tempo di andare a conoscerlo. Pensavo di farlo in seguito. Ma il giorno dopo il notam fu attivato ed Angelo fece il suo volo.
Il racconto è contenuto nel libro.
Il libro racconta tante altre cose e consiglio vivamente ogni appassionato di volo di leggerlo. Molte vi sorprenderanno, vi sembreranno incredibili, ma ci sono le documentazioni inconfutabili ed i filmati a confermarvi che è tutto vero. Perfino l’Aeronautica Militare effettuava studi insieme ad Angelo su un argomento che leggerete. Non ne parlo qui. Non mi credereste. Leggete il libro.
Angelo progettava di sorvolare le Ande insieme ad un condor, il più grande veleggiatore del mondo. Il pulcino era stato imprintato secondo gli insegnamenti di Konrad Lorenz e cresceva in attesa del grande giorno.
Insieme sarebbero saliti nelle correnti ascendenti della catena delle Ande fin sulla cima dell’ Aconcagua, senza ossigeno, utilizzando tecniche speciali messe a punto per l’occasione.
Nell’ultima pagina del libro Angelo scrive:
“Molti mi chiedono che cosa mi spinga ad andare sempre oltre. Non è agonismo: con le sfide ho smesso da anni. Non è nemmeno il bisogno di misurarmi con i miei limiti, come a volte ho creduto. No, è qualcosa di più semplice ed intimo: l’istinto di essere nella natura a modo mio. Un istinto che mi domina, che mi tiene sveglio la notte, che mi illumina e mi entusiasma. Non seguirlo sarebbe tradire me stesso”.
Purtroppo qualcosa è riuscito a tradire lui. Un piccolo aereo, pilotato da un generale dell’Aeronautica in pensione, durante una manifestazione aerea, esegue un basso passaggio e una virata sfogata. All’apice della manovra si avvita e cade al suolo, mettendo fine alla vita del generale e a quella del suo passeggero: Angelo D’Arrigo.
Ora potrei scrivere tante parole inutili su questo fatto e sul grande dolore che ha provocato. Due sole sono sufficienti: stupore ed incredulità.
Angelo aveva un progetto, anzi, più di uno. Progetti rimasti incompiuti. E come tutte le cose incompiute restano nella mente umana molto a lungo, fino a quando, in qualche modo, qualcuno non le riprende e non le porta a termine.
Nel libro è anche contenuto il racconto di un volo dell’inizio anni novanta, in deltaplano a motore, dalla Sicilia all’Egitto. Per un disguido Angelo finisce nelle mani dei libici. Viene fatto prigioniero e per oltre un mese subisce ogni genere di privazione e violenza. Ma qui compare un’altra persona, degna di un grande come lui: sua moglie Laura Mancuso. Lei non si dà pace e lavora instancabilmente attraverso tutti i canali diplomatici. Riesce a dimostrare che suo marito non è una spia come creduto dai soldati di Gheddafi, ma soltanto uno sportivo impegnato in un’impresa pianificata e pubblicata. Ci vuole tempo e il tempo manca.
Da un momento all’altro Angelo potrebbe essere giustiziato insieme ad altri prigionieri come lui. Laura arriva in tempo. Un diplomatico riesce a parlare con Gheddafi, a convincerlo a rilasciarlo e poi a prendere Angelo per i capelli e a tirarlo fuori dall’orlo dell’abisso. E’ libero e può tornare a casa da sua moglie e dai suoi figli.
Ora non occorre spiegare quanto sia ingiusto che dopo un salvataggio così magistrale, possa bastare un banale voletto locale a mettere fine alla vita di un personaggio così grande.
Questo libro deve essere presente nella libreria di ogni appassionato di volo. E’ moralmente obbligatorio conoscere Angelo D’Arrigo. Conoscere le sue gesta.
Perchè fra tutti i futuri lettori del suo libro potrebbe essercene un altro simile a lui, che riprenda il filo dove lui, suo malgrado, ha dovuto lasciarlo cadere.
Recensione a cura di Evandro Detti
Didascalie delle foto a cura della Redazione
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