Storia e tradizioni aeronautiche della provincia di Grosseto dal 1833 a oggi.
autore: Massimiliano Arienti
editore: Innocenti Editore
pagine: 192
anno di pubblicazione: 2023
ISBN: 9791281486089
La segnalazione di un mio collega controllore del traffico aereo, in pensione come me e anche lui con legami di vario genere con la terra di Maremma e la città di Grosseto in particolare, mi ha permesso di conoscere l’esistenza di questo libro. Non sapevo niente del volume, ma per questo sarei scusato perché la data di pubblicazione riporta l’anno 2023, quindi è recente. Invece, cosa molto più grave, non sapevo granché proprio del volo in Maremma, dove sono nato e cresciuto fin oltre i diciassette anni. E dopo, per oltre mezzo secolo ho volato in questi cieli con ogni tipo di aereo, aliante o motoaliante e perfino con ultraleggeri.
Per decenni sono passato sopra siti storici senza vederli come tali, con le mani sui comandi e lo sguardo verso l’orizzonte, verso il mare, verso le colline e le pianure, senza sapere quanta Storia dell’Aviazione mi circondasse ad ogni metro di avanzamento lungo la mia rotta. E senza avere coscienza del fatto che più di un secolo prima di me, altri piloti, con aerei diversi, vestiti in un’altra maniera e con ben altri scopi rispetto al mio, erano passati di lì, erano atterrati nei campi che ora stavo sorvolando, erano ammarati nel blu delle lagune oltre la linea della costa.
E mi tocca dire, anche, che tanti di loro hanno terminato proprio qui la loro vita, caduti nell’intento di sviluppare aeroplani, idrovolanti, sistemi e tecniche di volo. Impossibile, ormai, determinare con accuratezza dove si trovassero quei luoghi. Tranne alcuni che hanno fatto parte di una Storia più recente, i campi di volo di allora e i luoghi precisi di incidenti o atterraggi di fortuna sono stati inglobati da modifiche e urbanizzazioni. Si sa solo approssimativamente dove si svolsero le varie vicende.
Oggi tutto è diverso. Gli aeroporti, prima, erano semplici campi pianeggianti, strisce di terreno libere da ostacoli troppo vicini, senza infrastrutture, senza costruzioni a parte qualche baracca, senza mezzi terrestri di supporto. Senza nulla, tranne la passione e l’impegno di un piccolo uomo capace di volare, in mezzo a pochi altri che non ne erano capaci, ma potevano preparare per quel pilota una macchina di legno e tela con un motore di debole potenza. E a un certo punto, quando il vento diventava solo un leggero movimento di aria quasi inesistente, la fragile macchina poteva decollare e il miracolo si realizzava.
Questo libro è una rivelazione.
Come recita il sottotitolo, la Storia e le tradizioni aeronautiche della provincia di Grosseto partono dal 1833. Allora non c’erano aeroplani, ma già esistevano le mongolfiere. E proprio da queste, e dalle immagini d’epoca, disegni bellissimi, parte la narrazione. Uno dei primissimi capitoli si intitola: Primi voli umani a Grosseto.
Non avevo neanche sospettato che la mia terra fosse stata protagonista di simili imprese. Tutt’al più sapevo che durante le feste paesane c’è sempre stata la tradizione di far partire palloncini aerostatici, anche di notevoli dimensioni, con uno straccio intriso di benzina o altro in funzione di generatore di aria calda. Era uno spettacolo vedere il pallone partire, superare l’altezza delle case che circondavano la piazza principale del paese e salire alto nel cielo della notte, fino a diventare una vivida luce, come una stella veloce, portata dal vento chissà dove. E il giorno dopo, immancabilmente, arrivavano le storie raccontate da chi aveva visto il pallone, lo aveva seguito, lo aveva recuperato, magari a chilometri di distanza.
Qualche volta, spesso, avevano dovuto spegnere l’incendio dell’erba secca là dove il pallone era caduto, con ancora un residuo di fiamma dello straccio “propulsore”.
Oggi questo genere di spettacoli sarebbero proibiti.
Ma di voli con vere mongolfiere con esseri umani a bordo non avevo mai sentito parlare. Una Storia sconosciuta, ormai svanita nel passato. E che questo libro riporta giustamente alla luce.
Il capitolo successivo parla brevemente dei piccioni viaggiatori che venivano lanciati nel corso di manifestazioni e gare di vario tipo. Anche loro erano parte della tradizione del volo e lo sono ancora oggi.
Poi arriva l’epoca dei dirigibili. E per qualche decennio la loro Storia si mescola con quella del suo successore: il più pesante dell’aria.
Da questo punto in poi il libro passa in rassegna le vicende dello sviluppo dell’aviazione a Grosseto.
Parla dei raid di centinaia e perfino migliaia di chilometri di percorso effettuati con gli aerei primordiali e fragili di allora. Raid lunghi, come quello da Parigi a Roma e poi ancora su fino a Torino.
La rotta tendeva a seguire la costa, ove possibile e questo ha reso Grosseto e altre località vicine, punti strategici per il rifornimento, eventuali emergenze e riparazioni.
Il libro contiene tanti capitoli, tante pagine, di questi racconti, resoconti, fotografie.
Emergono nomi mai sentiti prima, eppure appartengono a personaggi importantissimi, molto famosi all’epoca. Personaggi di immenso valore, che hanno sacrificato la loro vita per lo sviluppo del volo, non solo in Maremma, ma proprio sul pianeta Terra. Nomi e imprese che andrebbero fatte riemergere dalla pesante coltre dell’oblio che le ha coperte e sommerse.
Arriviamo così agli aerei della prima guerra mondiale, ai piloti grossetani, all’aeroporto di Grosseto e al suo sviluppo. Arriviamo anche al volo sportivo, che tanta spinta ha dato proprio allo sviluppo del volo in generale, ma altrettanta spinta l’ha data agli aeroporti e alle relative infrastrutture.
Di immenso interesse sono le fotografie, quasi tutte inedite o almeno, per quanto mi riguarda, non le avevo mai viste.
L’aeroporto di Grosseto è molto vicino alla città e alle sue mura.
Le mura che circondano Grosseto sono molto alte e un tempo costituivano il sistema difensivo del suo centro storico. Intorno c’erano solo campi, coltivati con i sistemi di allora. Coppie di buoi tiravano un aratro, un erpice, un carro. Poche case, per lo più capanne, baracche o casotti di rimessaggio degli attrezzi. Tutto era piatto e pulito, le strade erano strette, quasi sentieri. Un ambiente che si prestava perfettamente a delimitarne aree idonee al decollo e all’atterraggio dei piccoli aerei di legno e tela dei primi anni del novecento. E quando questi vi operavano era uno spettacolo incredibile. Tutti volevano assistervi. Intorno al perimetro di questi campetti di volo improvvisati si radunavano molti spettatori.
In occasione di manifestazioni aeronautiche, a quel tempo, venivano allestite delle tribune proprio sopra le mura. La loro posizione sopraelevata sulla pianura ne faceva il luogo ideale per vedere tutto lo svolgimento delle operazioni, dal decollo all’atterraggio, compreso il volo, che spesso avveniva proprio sopra la città.
Oggi fuori dalle mura si estende il resto di Grosseto, con i suoi quartieri e le sue vie. I campi non ci sono più. Al loro posto troviamo strade e palazzi e risulta difficile credere che un tempo tutte le zone fossero un teatro così affascinante.
Nel libro si fa riferimento a un pilota che ha tanto contribuito allo sviluppo dell’aeroporto di Grosseto e al volo militare e civile in Maremma: Bindo Tosti Balducci, autore di un libro intitolato “Con l’elica in croce”. Questo libro, stampato in proprio e mai commercializzato, mi era capitato tra le mani tempo fa e lo avevo letto con molto interesse. Tra le tante disavventure narrate, una riguardava proprio l’ennesima avaria in volo, la classica piantata di motore che lo aveva fatto ritrovare a bassa quota, con l’elica in croce, appunto, e nella necessità di atterrare al più presto in un campo idoneo.
Atterrò nella zona appena fuori dalle mura di Grosseto, dove oggi passa la via Giulio Cesare, vicino al Tiro a Segno Nazionale. Un’area molto urbanizzata, ma allora c’erano soltanto campi, come dicevo più sopra.Incredibile.
Infine, uno degli argomenti al quale l’autore Massimiliano Arienti dedica tante pagine: l’idroscalo di Orbetello. In quanti lo conoscono? In quanti sanno che proprio da questo luogo storico sono partite le famose trasvolate di Italo Balbo? Basterebbe fare qualche domanda in giro…
Il libro traccia la Storia, le origini e lo sviluppo dell’idroscalo. Parla delle crociere, delle formazioni di idrovolanti che attraversarono il mediterraneo e l’oceano, che raggiunsero terre e popoli altrimenti divisi da migliaia di chilometri di mare.
Questo è un argomento che mi sta particolarmente a cuore. Oggi l’idroscalo di Orbetello è lasciato nel più totale abbandono. Le storiche palazzine militari di quel tempo glorioso per l’aviazione e per il volo in Maremma e nel mondo intero sono ormai fatiscenti. Gli storici hangar costruiti dal famoso architetto Nervi e bombardate durante la guerra, o fatte esplodere dai tedeschi in ritirata, non esistono più.
Il colpevole disinteresse dei politici che si avvicendano al comando, incapaci di distinguere la Storia del volo da quella dei governi, dei regimi e delle loro vicende, lascia alla disgregazione un luogo unico, interessantissimo per quanto ha dato allo sviluppo dell’aviazione, alle tecniche di navigazione, alla tecnologia e alle capacità organizzative necessarie per compiere imprese che sono rimaste ineguagliate nei decenni successivi.
Invece l’idroscalo di Orbetello dovrebbe diventare un museo, che racconti le vicende del volo, non quelle di un regime politico nel quale si sono svolte. Verrebbero a vederlo da ogni parte di mondo.
Riemergerebbe dall’oblio e brillerebbe nella Storia dell’Aviazione.
Speriamo che ciò avvenga, prima o poi.
Questo libro ne parla ed è già un notevole merito.
Un breve capitolo riguarda il campo di fortuna di Albinia.
La storia di questo luogo, che nel passato era stato, appunto, un campo di fortuna nelle imprese aviatorie del secolo scorso, nei raid di cui ho parlato, non la conoscevo.
Eppure, negli anni ottanta, un personaggio di cui non ricordo più il nome, riaprì l’aviosuperfice di Albinia. Organizzò una manifestazione aerea e chiamò qualcuno che potesse renderla spettacolare.
Rispondemmo noi del volo a vela dell’aeroclub di Viterbo.
Allora operavamo anche sull’aviosuperficie di Torre Alfina, dove oggi ha sede un club e una scuola di volo acrobatico in aliante. Partimmo da lì, con un traino, un aliante e un motoaliante.
Arrivammo sul cielo campo di Albinia.
Eravamo in quattro. Io pilotavo un aereo da traino, un istruttore pilotava l’aliante trainato, un altro pilota venne con un motoaliante Falke e una ragazza, pilota anche lei, venne con funzioni di speaker per descrivere le nostre evoluzioni.
La manifestazione fu un successo.
Oggi sull’aviosuperficie di Albinia ha sede un gruppo di paracadutisti che svolgono una intensa attività e fanno anche lanci in tandem per far provare a chi lo desidera l’ebbrezza della caduta libera.
La Storia continua.
Il resto del libro riguarda il periodo bellico e le vicende che hanno riguardato l’aeroporto di Grosseto e i vari campi che furono realizzati a supporto di esso e che oggi sono scomparsi. Ma, con buona approssimazione, ancora si potrebbero ritrovare le loro tracce.
Poi si parla dei Gruppi di volo che ancora risiedono nell’aeroporto di Grosseto, si parla della loro storia, delle macchine che si sono avvicendate nei decenni, dei simboli, delle vicende, dei personaggi…
Ed infine del volo civile, dell’Aeroclub di Grosseto che ormai da anni risiede in aeroporto.
Ultimamente gli aeroporti militari hanno aperto anche al traffico aereo civile e Grosseto non fa eccezione, infatti vi operano alcune compagnie, sia di linea che di aerotaxi.
Chiudiamo questo pregevole libro che invito a leggere. Mi sembra che per il momento non esista come ebook, ma ho inserito qui i riferimenti per averlo con facilità.
Chiunque sia appassionato di volo e della storia del volo potrà trarre da esso notevole conoscenza.
E’ una conoscenza nascosta, che non capita di incontrare facilmente. Ci vuole proprio che qualcuno te la riveli, come ha fatto il mio collega con me. E come ho fatto io per altri con questa recensione.
Non basta volare sopra tanti luoghi storici per impararne la storia.
Lo dimostrano i miei innumerevoli voli in tutta la Maremma e in tutto l’arcipelago toscano, senza sapere e senza vedere nulla di più del paesaggio.
Recensione di Evandro A. Detti (Brutus Flyer).
Foto e didascalia a cura della Redazione di VOCI DI HANGAR