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Antoine de Saint-Exupéry. La profonda meditazione del volo.

“Il mare diventa sempre più sporco ogni giorno che passa”, pensò il pescatore quando vide quel pezzo di ferro impigliato nella sua rete. Perdeva sempre un sacco di tempo, dopo l’attracco al porto, per pulirla. Era fine settembre e quello che si ritrovò tra le mani, callose e infreddolite, non era il solito ciarpame senza valore. Tra le maglie della rete era rimasto incastro un braccialetto d’argento con delle parole incise sopra: “Antoine de Saint-Exupéry, Consuelo, Reynal and Hitchcock. Inc. – 386 4th Ave. N.Y. City USA”.

Lo scatto che immortala il grandissimo scrittore francese a bordo di un velivolo militare perchè è così che ci piace ricordare ANTOINE DE SAINT-EXUPÉRY: uno dei pochissimi piloti-scrittori al mondo che ha lasciato il segno indelebile della sua arte narrativa nella storia della letteratura mondiale  (foto proveniente dal web) 

Antoine Jean-Baptiste Marie Roger de Saint-Exupéry, detto Tonio: già dal nome s’intuisce come non appartenga a una classe sociale di bassa levatura. La famiglia, di antico blasone, fa parte di quella nobiltà che, lontana dalla capitale Parigi, spadroneggia o vivacchia, secondo dei casi, nella lontana provincia francese della fine del 1800.  Tonio emette i primi vagiti il 29 giugno 1900 a Lione, dove il padre, Jaen de Saint-Exupéry, e la madre, la nobildonna Marie Boyer de Fonscolombe, si erano conosciuti. Gli avi di Jaen e Marie, che sono fra loro anche lontani parenti, hanno raggiunto posizioni di estremo prestigio in seno alla società: sono stati ufficiali dell’esercito, arcivescovi, cavalieri, ciambellani di corte e musicisti. Antoine però non se ne farà mai un vanto.

«L’oscuro parco di abeti e tigli […] il regno segreto […] il mondo interiore di rose e di fate»,

come lo descrive Antoine, è il castello in stile Luigi XVI di Saint-Maurice-de-Remens, a circa cinquanta chilometri da Lione, dove lui trascorre l’infanzia, sei mesi l’anno, dopo la morte improvvisa del padre che aveva lasciato la moglie Marie, vedova a ventotto anni con cinque figli.

Uno scatto memorabile che è stato consegnato alla storia dell’aviazione è quello che ritrare Antoine de Saint-Exupéry a bordo del formidabile P-38 Lightning attrezzato per fotoricognizione e con cui compì il suo ultimo volo (foto proiveniente da www.flickr.com) 

Antoine è molto innamorato della madre, lo sarà anche da adulto instaurando con lei una fitta corrispondenza. Il piccolo de Saint-Exupéry è un bambino vivace che sale di notte sui tetti o sveglia i familiari, travestito da fantasma, per legger loro in piena notte delle poesie da lui composte o drammi teatrali: un vero e proprio scapestrato che non vuole riconoscere nessuna autorità. Di giorno invece, si dedica anche alla musica e a progettare e  realizzare marchingegni come una bicicletta volante con motore a scoppio.

«Fantasioso e volitivo, Antoine non cambiò mai», ebbe modo di ricordare Moisie, la governate dei fratelli Saint de Exupéry. “Solo i bambini sanno quello che cercano”, dice il Piccolo Principe, “perdono tempo per una bambola di pezza, e lei diventa così importante che, se gli viene tolta, piangono…”, scrive Tonio, oramai adulto nel Petit Prince, il libro che lo ha eletto quel membro dell’olimpo dei grandi scrittori: quando viene dato alla stampe dall’editore francese Gallimard é il 1943 e la guerra sta dilaniando l’Europa, il nord Africa e il sud-est asiatico da oramai tre anni.

L’infanzia per Antoine è come l’avvistare, in una notte nebbiosa, un luogo sicuro d’atterraggio per sfuggire a una tempesta e dove posare le ruote del suo aereo.

“Questo mondo di memorie infantili mi sembrerà sempre disperatamente più reale dell’altro […] non sono sicuro di aver vissuto dopo l’infanzia”,

confidò a sua madre in una lettera del 1938.

Antoine scopre la sua passione per il volo a otto anni, all’ippodromo di Hunauddières, dove Wilbur Wright sta insegnando ai francesi come si governa quello strano oggetto fatto di tubi e tela, così sembrava agli occhi del giovanissimo Antoine quella buffa cosa con le ali, che per la prima volta mostra agli increduli spettatori un aeromobile che compie una virata e non si limita solo ad alzarsi in volo. Da quel giorno in avanti la Francia dominerà per quasi due decenni il mondo dell’aviazione.

Il piccolo Antoine sperimenta l’ebrezza di alzarsi in volo quattro anni dopo aver osservato Wilbur Wright a Hunauddières, lo fa durante un periodo di vacanza a Saint-Maurice. Decolla assieme al pilota Gabriel Wroblewski, un pioniere dell’aviazione nonché costruttore di aeromobili, dall’aviosuperficie di Ambérieu, la principale cittadina del Bugey, nella zona alpina non molto distante dal confine svizzero.

ANTOINE DE SAINT-EXUPÉRY nel suo ambiente più congeniale, ossia accanto all’immancabile velivolo (foto proveniente da https://biografieonline.it/biografia-antoine-de-saint-exupery)

A scuola Antoine non si era distinto per particolari doti: si era impegnato il giusto necessario, eccelleva solo nel disegno e nella poesia pur essendo la conoscenza della sintassi della lingua francese appena sufficiente. Il suo profitto migliora quando inizia a frequentare la scuola, con convitto, Villa Saint-Jean a Friburgo, a quindici anni. Tonio si è già fatto un ragazzone, alto un metro e novanta, robusto, dalle forti membra e con il naso a patata. L’atmosfera che si respira nella scuola, l’attenzione che gli insegnanti mostrano nei confronti degli allievi, hanno delle ricadute positive sul rendimento del futuro scrittore.

Tonio, a Villa Saint-Jean, legge molto e continua a scrivere poesie, ma anche lo sport, soprattutto il gioco del calcio, lo attira in particolar modo. Il teatro però rimane la sua vera passione e quando si tratta di parlare di argomenti che lo interessano, da taciturno diventa un conversatore arguto e pieno di risorse.

Nell’estate del 1917 un lutto colpisce la famiglia de Saint-Exupéry: muore François, suo fratello più piccolo. La madre pensa così di far viaggiare Antoine per rendergli più sopportabile il dolore, e così lo manda a trascorrere un po’ di tempo con i nonni a Le Mans; poi gli fa visitare la Bretagna e infine lo porta per un breve soggiorno nella Creuse, in Nuova Aquitania. L’interesse che nutre per lo studio della matematica convince Antoine a provare l’esame di ammissione all’Accademia Navale che però prevede la frequenza di una scuola preparatoria, il Lycée Saint-Louis a Parigi, dove stringe molte amicizie e diviene per tutti, Saint-Exu. È il 1917 e nella capitale francese conosce gli effetti della guerra, ma vive anche un periodo felice a contatto con molti parenti e amici della madre. La frequentazione più importante è però con la cugina Yvonne de Lestrange, una donna colta e intelligente, che si rivelerà determinate per la futura carriera letteraria di Antoine.

La fine della guerra segna anche la fine dei suoi propositi di arruolarsi nell’aviazione: nonostante gli sforzi nello studio, e la ripetizione dell’esame non riesce a entrare in Marina, come ci si sarebbe aspettato da un de Saint-Exupéry.

Con il braccio sinistro teso al cielo e lo sguardo fisso verso le nuvole, Antoine de Saint-Exupéry, pronto a decollare, siede sul piazzale antistante l’avverinistica stazione del TGV (i treni ad alta velocità francesi) dell’aeroporto di Lione mentre ai suoi piedi c’è un leone che accarezza affettuosamente con la mano destra. L’immensa statua in bronzo intende simboleggiare la trasmissione della conoscenza e del coraggio alle generazioni più giovani. (foto proveniente da www.flickr.com)

Nel 1920, dopo aver superato una crisi esistenziale Saint-Exu, senza arte né parte, vaga per Parigi da un bistrot all’altro, mantenuto dalla madre, che gli invia soldi regolarmente. Finge interesse per l’architettura e l’arte in generale. Era capace di non mangiare per un giorno intero, per poi partecipare a cene galanti; dorme in locande da poco prezzo oppure si sveglia nel letto di dimore di prestigio:

“Ciò che sarò fra dieci anni è l’ultima delle mie preoccupazioni”

ammette candidamente.

Nella primavera del ’21 parte per il servizio militare, in fanteria, come soldato semplice. Grazie alle conoscenze -anche allora contavano- spera di essere accettato al corso per allievo pilota. Nell’attesa, compie un volo turistico al costo di cinquanta franchi, allora non proprio alla portata di tutti, su di un Farman F 40 a doppi comandi. Subito dopo ne fa diversi altri:

“L’aereo danzava, beccheggiava, rollava… Ah, che roba!”

scrive alla madre quando sperimenta l’ebrezza del volo su di un biplano militare, lo Spad-Hebermont.

La sua voglia di volare è così tanta che infine, aggirando regolamenti di tutti i tipi, inizia a prendere regolari lezioni di volo che lo portarono a effettuare il primo decollo in solitaria, volando intorno al campo d’aviazione, dopo solo due ore e mezza di volo d’addestramento. È però costretto ad adempiere i suoi doveri di militare, è pur sempre sotto le armi, e a trasferirsi in Marocco dove continua  regolarmente a volare, compiendo voli anche di cinque ore. Scrive in una lettera:

“Se mi vedessi al mattino imbacuccato come un eschimese e pesante come un pachiderma, rideresti. Ho un passamontagna, aperto solo sugli occhi (…) e per di più sugli occhi, occhiali. Una grossa sciarpa al collo (…). Guanti enormi e due paia di calze nei miei grossi scarponi.”

 All’inizio del 1922, superati gli esami di ufficiale di riserva, rientra in Francia con in tasca, finalmente, il tanto sospirato brevetto di volo. È così si ritrova, in servizio nell’aeroporto di Avord, nella periferia di Bruges inquadrato nell’aviazione, infagottato in una divisa da pilota improvvisata, finché non gli é assegnata, mesi dopo, quella azzurra regolamentare.

Il velivolo modello Caudron C.630 Simoun con il quale lo scrittore francese visse il roivinoso atterraggio nel deserto e che gli fu d’ispirazione per la stesura de “Il piccolo Principe”. Quello ritratto è l’esemplare con le marche F-ANRO ed è gelosamente conservato presso le Musee de l’Air et de l’Espace di Le Bourget, Parigi. (foto proveniente da www.flickr.com)

Tra un volo e l’altro, prima sui Sopwith, poi sui Caudron C 59 e i Breguet 14, a Villacoublay continua a scrivere sonetti e a disegnare, sua antica passione. Verso la fine dell’anno ottiene il grado di sottoufficiale e viene trasferito al 34° reggimento d’aviazione all’aeroporto di Le Bourget a Parigi sotto i buoni auspici dei superiori che lo considerano

Ancora una bella immagine del Caudron C.630 Simoun conservato in Francia e la cui storia è legata indissolubilmente a quella di ANTOINE DE SAINT-EXUPÉRY (foto proveniente da www.flickr.com)

“fatto per essere un pilota da combattimento. Eccellente volatore. Ispirato”,

così scrivono nei loro rapporti. Antoine ha coronato uno dei sogni della sua vita: é felice, anche se ammette che l’ambiente militare, la caserma, non è il luogo ideale dove trascorrere l’esistenza per un uomo come lui: poco disciplinato, disobbediente, un poco infingardo; insomma fuori posto. Finché, proprio quell’anno, arriva, inaspettato l’amore, il grande amore: l’affascinante e intelligentissima e molto corteggiata Louise de Vilmorin. Poi un brutto incidente aereo, che uccide il passeggero che aveva preso a bordo, e il ferimento di Saint-Exupéry che pilota, senza autorizzazione, un Hanriot HD 14 lo costringono ad affrontare le sue responsabilità.

I genitori della sua fidanzata fanno così pressioni affinché Tonio abbandoni l’idea di diventare un pilota militare, e lui li accontenta, congedandosi, giacché erano trascorsi i due anni di servizio di leva, trovando impiego in una società che vende camion, e che lo costringe a girare in lungo e in largo la Francia. Ed è in questo periodo che, nella solitudine di anonime stanze d’albergo, inizia a riempire quaderni e taccuini con alcuni racconti e l’abbozzo del suo primo romanzo; si butta così a capofitto nell’impresa, travolto dall’urgente necessita di scrivere:

“Bisogna che piaccia, altrimenti non scriverò mai più nulla”

confida per lettera agli amici.

Nel 1926 esce il racconto L’aviatore, sulla rivista di letteratura Navire d’argent, diretta da Jean Prevost, che poi dichiarerà: L’arte dell’immediatezza e il dono di una certa veridicità mi paiono sorprendenti per un esordiente. Credo che Saint-Exupéry stia preparando altri scritti.”

L’avventura letteraria di Antoine prosegue tra alti e bassi; i sui testi suscitano interesse nell’ambiente letterario, ma tra promesse mancate e continui rinvii nella pubblicazione questi suoi primi racconti fanno fatica ad affermarsi, nonostante la sua grande ammiratrice, Yvonne de Lestrange, contatti, per un parere, anche André Gide.

Saint-Exupéry è amareggiato e pensa di abbondonare la carriera di scrittore:

“Non ho più alcuna voglia di scrivere. (…) Non pubblicare niente mi è assolutamente indifferente”

La statua di Antoine de Saint-Exupéry, collocata nella strategica Place Bellecour, nel centro della Presqu’île di Lione, regione Rhône-Alpes, in Francia è realizzata in rame ed è stata inaugurata il 29 giugno 2000 in occasione della celebrazione del centenario della nascita di Saint Exupéry a Lione il 29 giugno 1900. Essa rappresenta Saint Exupéry e il Piccolo Principe seduti in cima ad una colonna di marmo bianco. La colonna misura più di 5 metri e pesa 7 tonnellate. Sulla base sono presenti 3 frasi tratte dalla sua opera e sulla base l’ultima pagina del “Piccolo Principe”. (foto proveniente da www.flickr.com)

scrive alla cugina Yvonne. Ma è solo un momento di scoramento passeggero. Abbandonato il lavoro di commesso viaggiatore per la ditta di autocarri, inizia così a far la gavetta nell’aviazione civile, all’inizio come meccanico, nell’aerolinea Latécoère; un lavoro che lo appassiona e per cui è molto portato, come gli si riconosce. Poi passa ai comandi di uno dei Breguet 14, uno degli aerei militari, convertito in velivolo postale, della flotta della compagnia aerea. Intrapresa la carriera di pilota per la compagnia Latécoère -in seguito cambierà nome in Aéropostal per poi essere assorbita nell’Air France – volando tra il Marocco e il Senegal lungo la rotta costiera, Saint-Exupéry mette a frutto il materiale precedentemente elaborato e mai pubblicato per scrivere il suo primo romanzo Corriere del Sud.  La  prestigiosa casa editrice francese Gallimard farà uscire il libro nel 1929 e di cui Tonio aveva iniziato la stesura un anno prima quando si era ritrovato a ricoprire il ruolo di responsabile di scalo nel sud del Marocco per la compagnia aerea  Aéropostal.

Dopo quattro anni passati a volare in Nord Africa prima come pilota dell’Aéreopostale, poi in seguito con l’incarico di direttore della compagnia aerea a Buonos Aires, dove conosce la futura moglie, Consuelo Suncín Sandoval Zeceña de Gómez, Antoine è riuscito a pubblicare i suoi libri, tra cui Volo di notte:  quest’ultimo abbozzato su pezzi di carta anche mentre è in volo sui nuovi e più potenti Laté 26 sulle rotte pericolose, ma anche monotone, del Sud America. 

Il tipo di velivolo con il quale lo scrittore Saint Exupery visse una delle esperienze più drammatiche della sua carriera di pilota militare. L’Hanriot HD.14 iniziò a entrare in servizio con i diversi reparti di addestramento al volo dell’ARMEE’ DE TERRE nei primi anni ’20 e fu utilizzato principalmente per scopi addestrativi. Costituisce uno dei più grandi successi delle costruzioni aeronautiche francesi nel periodo compreso tra le due guerre in quanto ne furono costruiti poco più di 1900 esemplari solo ad uso e consumo della forza aerea transalpina sebbene l’ammontare complessivo degli esemplari prodotti superò abbondantemente i 2100 esemplari se si contano quelli costruiti su licenza in Polonia e in Giappone (foto proveniente da www.flickr.com)

Agli inizi degli anni ’30 è ormai uno stimato scrittore, osannato dalla critica per come é riuscito a rendere con uno stile sobrio e asciutto ma profondo, la vita avventurosa dei piloti che sorvolando i picchi andini in mezzo alle tempeste e alla nebbia, con venti che a volte superavano i cento chilometri l’ora: consideravano la consegna in orario della posta aerea come un compito cui avrebbero sacrificato la loro vita; è in effetti capitò a molti amici e compagni di Saint-Exupéry. Lui stesso sfiorò la morte, diverse volte su degli aeroplani robusti sì, ma non del tutto affidabili.

La crisi del 1929, con il crollo di Wall Street, le traversie finanziarie e la fine del sostegno economico del governo francese, che aveva negli anni ’20 reso possibile la conquista dei cieli della Francia, porta al fallimento dell’Aéropostal. È l’inizio dell’ultimo decennio di pace prima che una nuova guerra torni a dilaniare il mondo. Le prove per il nuovo conflitto vengono fatte in Spagna, è il 1936, durante la guerra civile da dove Antoine, che si trova in Catalogna, manda reportage per conto  del giornale Intransigeant. L’anno prima aveva tentato senza successo, precipitando nel Sahara, di raggiungere Saigon, assieme al meccanico e navigatore André Prévot, decollando da Parigi a bordo di un Caudron C630 Simoun. Stessa sorte capita ai due in un altro incidente, sempre a bordo dello stesso modello di aereo, quando nel 1938 compiono un atterraggio di fortuna in Guatemala.  L’anno dopo Académie française lo premia con il Gran Prix du Roman, per il suo ultimo romanzo Terra degli uomini che uscirà, con enorme successo, nel 1939;  

“L’aeroplano è una macchina, certo; ma che strumento di analisi! Grazie ad esso abbiamo scoperto il vero volto della terra”,

è l’incipit del capitolo 4 de L’aereo e il pianeta.

La New York Times Book Review definisce Terra degli uomini “uno splendido libro, un libro coraggioso che dovrebbe essere letto come antidoto alla confusione del nostro mondo”; ne parlano in maniera entusiasta la Saturday Review e l’Herald Tribune di New York; Terra degli uomini è per nove mesi al primo posto nelle classifiche di vendite con 150.000 copie vendute: il conto in banca di Saint-Exupéry lievita e lui, famoso spendaccione, non deve più preoccuparsi della sua mancanza cronica di denaro.

Quello stesso anno, il 1° settembre, Hitler scatena la guerra in Europa e le truppe della Wermacht invadono la Polonia, a seguire, due settimane dopo, l’esercito russo da est ne varca i confini. Saint-Exupéry si trova a Parigi quando è invitato a servire la patria. I primi di settembre si presenta, in uniforme, al campo d’aviazione di Touluse-Francazal.

Se camminando per le vie di Milano vi dovesse accadere di imbattervi in questo murales … beh, saprete subito di essere giunti in Via Angelo della Pergola perchè vi troverete di fronte all’incontro del PICCOLO PRINCIPE con il suo pilota (foto proveniente da www.flickr.com)

Con estrema sfrontatezza chiede di essere immediatamente arruolato, in qualità di comandante di una squadriglia da caccia, nell’Armée de l’Air, l’aviazione da guerra francese. Gli offrono invece, più modestamente di addestrare gli ufficiali di rotta; troppo anziano e con troppi acciacchi per pilotare un caccia: e lui accetta, anche se cercherà l’appoggio in alto loco per poter tornare a volare. I sui tentativi danno buon esito e così riesce ad ottenere un posto nel gruppo da ricognizione 2/33, che ha la sua base nella regione della Champagne. Compie in quel periodo diversi voli sui Potez e poi sui più moderni e grandi monoplani Block 174 e tra una missione e l’altra scrive e disegna, schizzando sui suoi taccuini un piccolo uomo con le ali e dall’aspetto regale seduto su di una nuvola.

L’universalità delle opere letterarie di Antoine de Saint-Exupéry è testimoniata dalla presenza di questa tabella segnaletica a contrassegnare una strada di … Berlino! E non già di una città francese qualsiasi (foto proveniente da www.flickr.com)

La Blitzkrieg nazista travolge anche l’esercito francese e i tedeschi, aggirando la Linea Maginot, entrano sul suolo di Francia. La squadriglia di Saint-Exupéry è a Orly; il 23 maggio del ’40 lo scrittore decolla da Meux, scortato dai caccia Dewoitine 520 per due missioni di ricognizione sul Passo di Calais: quelle due ore di volo, bersagliati dalla contraerea nemica, costituirono il nucleo fondante del romanzo Pilota di guerra: libro emblematico sulla caduta della Francia ma nello stesso tempo il ritratto, molto personale, del suo autore.

Nei mesi seguenti, quel che rimaneva dell’aviazione francese si sposta ad Algeri. Saint-Exupéry alla fine di luglio è congedato. L’Inghilterra rimane l’unica potenza europea rimasta a contrastare le mire espansionistiche del Fuhrer. Pilota di guerra, pubblicato negli Stati Uniti all’inizio del 42’, bissa il successo, di critica e di vendite, del libro precedente, Terra degli uomini. Ma Antoine, uomo d’azione ed eroe anticonvenzionale, la nuova vita negli USA gli pare senza scopo e insiste per tornare a pilotare un aereo da guerra.

Forse non tutti i nostri visitatori sono a conoscenza della notizia – e noi per primi non lo eravamo –  che: “Nella cittadina catalana del nord Sardegna, Alghero, c’è il MASE, il Museo dedicato all’autore de Il Piccolo principe, Antoine De Saint- Exupéry […]  Questo importante protagonista della letteratura del XX secolo visse proprio qui gli ultimi due mesi della sua vita, da maggio a luglio 1944, prima del tragico epilogo con la caduta del suo aereo. Antoine De Saint- Exupéry, infatti, era un pilota di aerei che collaborava con gli alleati americani. Il Museo, inaugurato a fine 2019, è stato allestito presso la Torre Nuova di Porto Conte a pochi km da Alghero, vicino Capo Caccia. L’autore-pilota visse in una villa proprio vicino a questa torre spagnola per muoversi in volo in esplorazione sul Mediterraneo, verso le coste francesi. Insieme all’amico fotogiornalista John Philips si mise a preparare un servizio per la rivista “Life”. Il Museo nasce dalla volontà di omaggiare lo scrittore che ha richiamato generazioni di lettori alla ricerca dell’essenziale, l’amicizia e l’amore.” (testo e immagine proveniente dal sito https://www.unsardoingiro.it/2020/09/alghero-museo-dedicato-antoine-de-saint-exupery/)

Con l’entrata in guerra degli Stati Uniti le commesse dell’esercito crearono una mole di lavoro impressionante e anche la Lockheed Aircraft Corporation ne trae enormi benefici economici. Già nel gennaio del ’39 il P-38 Lightning (Fulmine), compie il suo primo volo di prova. Era qualcosa mai visto prima: un aeroplano interamente metallico, di fatto costruito attorno a due potenti motori turbocompressi, dalle prestazioni molto elevate. Pesante armamento, la sua sagoma è inconfondibile e unica per l’epoca, con la fusoliera distribuita su due travi e la cabina di pilotaggio, di ridotte dimensioni e completamente vetrata, che pare una culla, ne fanno un aeroplano dalla tecnologia all’avanguardia. La stazza, da vero purosangue dell’aria. Ma la sua mole è anche il suo limite, come scopriranno presto i piloti in guerra, poiché è poco maneggevole e nei duelli con i più agili e leggeri monomotori ha spesso la peggio e così il P-38 viene destinato ad altri compiti, come il bombardamento e l’attacco al suolo, al naviglio o come scorta a lungo raggio ai bombardieri. Ed è su un Lightning da ricognizione, che Antoine Jean-Baptiste Marie Roger de Saint-Exupéry, detto Tonio volò in alto nel cielo e poi come il suo Piccolo Principe:

Ancora una bella immagine che mostra un angolo dei cimeli presenti nel MASE, l’unico museo italiano dedicato al grande scrittore francese che – lo ricordiamo – “in città visse gli ultimi significativi mesi della sua vita, festeggiando anche il suo ultimo compleanno. Qui il poeta aviatore, cullato dalle onde del mare, scrisse gran parte del romanzo LA CITTADELLA e il suo ultimo testo dal titolo “LETTERA A UN AMERICANO” (testo e immagine proveniente dal sito https://www.unsardoingiro.it/2020/09/alghero-museo-dedicato-antoine-de-saint-exupery/)

“Non gridò. Cadde dolcemente come cade un albero. Non fece neppure rumore sulla sabbia.”

 Alcune sue famose foto lo ritraggono proprio accanto al Lightning o al posto di pilotaggio, alle prese con centinaia di comandi, leve e indicatori, lui che aveva iniziato a volare su aeroplani che disponevano, al più, di un tachimetro, una bussola e di un altimetro.

Ancora uno scorcio del MASE che rende l’idea della circolarità del luogo (testo e immagine proveniente dal sito https://www.unsardoingiro.it/2020/09/alghero-museo-dedicato-antoine-de-saint-exupery/)

Poco distante da dove il pescatore marsigliese aveva trovato il braccialetto ci sono, a qualche centinaio di metri di profondità i resti di un Lockheed P-38 Lightning: il «diavolo dalla coda biforcuta», come lo hanno ribattezzato i tedeschi che all’epoca del suo abbattimento occupano la costa sud della Francia. Il grosso aereo da caccia è uno dei quarantadue ufficialmente scomparsi sui cieli della Francia del sud, quasi sicuramente tutti quanti abbattuti dai caccia o dalla contraerea nazista, a ridosso della linea costiera. Ma quello ritrovato adagiato sul fondale dal subacqueo Luc Vanrell nell’anno 2000, ha qualcosa di veramente speciale.

Da quel primo volo a Parigi su di uno Spad-Hebermont sono passati ventidue anni: Antoine Saint-Exupéry è molto cambiato, come pure l’aviazione, e ora ha quarantatré anni.

In giro per il mondo a Saint Exupéry sono dedicati numerose statue, busti, murales e dipinti vari, tutti a sottolineare l’affetto e l’ammirazione per la sua figura di uomo e di scrittore: ai giardini reali di Tolosa in Francia troveremo questa sfera terrestre dalla quale si erge tenendo in mano la sua creatura più leggendaria: il PICCOLO PRINCIPE (foto proveniente da www.flickr.com)

Però l’amore per il volo è rimasto immutato. Ha fatto i salti mortali per tornare in servizio attivo, ma cercano di fargli capire che è troppo anziano per pilotare un caccia. Lui non desiste. Rompe le scatole a tutti. Finalmente riesce ad ottenere un incarico come pilota di un P-38 ricognitore, privo di mitragliatrici.

A Lione, città legata a doppio filo con Saint-Exupéry, sulla facciata di un palazzo è presente questo affresco che in ligua francese si chiamerebbe “trompe l’oeil” e riproduce con una verosimiglianza strepitosa l’autore e il suo personaggio più famoso che cammina sul suo mondo assai particolare (foto proveniente da www.flickr.com)

Un anno prima, il 6 aprile del ’43, era uscito Il Piccolo Principe, che era stato preceduto dal romanzo bellico Pilota di guerra. Il nuovo libricino divenne subito un best sellers e colpisce molto favorevolmente anche i critici letterari: Orson Wells estasiato voleva acquistarne i diritti cinematografici.

Antoine de Saint-Exupéry  arriva, con la sua squadriglia 2/33 a Bastia nel luglio del ’44. I piloti prendono alloggio a Erbalunga, distante una decina di chilometri dal capoluogo. Nei giorni seguenti il suo compagno capitano Gavoille tenta invano di impedirgli di volare, dopo i tanti incidenti  cui Antoine è andato incontro: non riesce a dimenticare una frase: “Capitano, non mi dirà che conta di uscire vivo da questa guerra?», comparsa sulle pagine di Pilota di guerra. Cercano perfino con l’inganno di impedirgli di compiere quell’ultima missione. Nessuno dei presenti di allora si ricorda esattamente cosa successe. Tonio si presentò vestito con la tuta di volo e il paracadute stretto sotto il sedere. Lo aiutarono a salire la stretta scaletta appoggiata alla semiala del P-38. Come sempre fece un po’ di fatica, lui alto un metro e novanta, a entrare nello stretto abitacolo. Gli avieri avevano sistemato nel muso dell’aereo le macchine fotografiche, avevano rifornito il carburante e i motori erano già caldi. Antoine chiuse la cappottina e i finestrini laterali dell’abitacolo: anche questa volta non erano riusciti a impedire che lui volasse.

Il P-38 decollò alle 8.45, con l’obiettivo di sorvolare e fotografare la zona est di Lione. La traccia radar del Lightning di Antoine de Saint-Exupéry conduce verso le coste della Francia del sud. Il rientro era previsto per le 12:30. Era il 31 luglio del 1944. Un mese prima gli Alleati erano sbarcati in Normandia.

Non era la prima volta che Saint-Exupéry rientrava da una missione in ritardo. Il capitano Gavoille tentò di farlo contattare dalla torre di controllo, invano. I compagni di squadriglia sperarono fino all’ultimo che fosse atterrato, illeso, in Svizzera. All’ufficiale americano di collegamento non restò che annotare nel suo rapporto quotidiano, “Pilota non rientrato. Forse disperso”.

Il PICCOLO PRINCIPE è quel libro che non può mancare nella libreria di un’abitazione in cui scorrazzi un bambino o una bambina perchè è un vero, immortale e irrinunciabile classico della letteratura infantile (e non) che si regala loro quando hanno acquisito un minimo di capacità di lettura. E se non ci fosse quelli dei bimbi siamo certi che i loro genitori ne conserverebebro sicuramente una loro copia personale in un angolo segreto di quella stessa libreria. L’immagine che riportiamo rende vagamente l’idea di quante lingue e in quante versioni è stato pubblicato nel corso degli anni, a partire dalla prima pubblicazione. E’ uno dei libri tra i più venduti  e più tradotti al mondo, assieme alla Bibbia e al nostro LE AVVENTURE DI PINOCCHIO di Carlo Collodi ma IL PICCOLO PRINCIPE, all’indomani del 2015, non potrà che consolidare il suo primato in quanto si  sono sbloccati i diritti di traduzione consentendo a diverse Case editrici di pubblicarne una loro versione (foto proveniente da www.flickr.com)

Diversi giornali, come ad esempio il New York Times, scrissero della sua scomparsa, anche se in certi ambienti s’ironizzava sulla sua triste sorte. Molti, soprattutto i suoi amici più intimi, se lo aspettavano perché lui nel corso degli ultimi anni aveva alimentato la voce di questo suo desiderio di abbandonare presto questo nostro mondo.

Fu il subacqueo Luc Varnell, dopo quasi sessant’anni da quell’ultimo volo di Tonio, a ritrovare la carcassa incrostata del Lightning P-38 sul fondo del Tirreno.

Ad Antoine de Saint-Exupéry è dedicato l’aeroporto di Lione e il suo libro più famoso, Il piccolo Principe, uscito negli Stati Uniti nel ’43, è ancora oggi in testa alle classifiche di vendita di tutta Europa ed è diventato un classico della letteratura.

Ci piace chiudere questa biografia con una frase memorabile che ci ha regalato ANTOINE DE SAINT-EXUPÉRY: 

“Fate in modo che i vostri sogni divorino la vostra vita così che la vostra vita non divori i vostri sogni”



Biografia di Massimo Conti

Foto e didascalie a cura della Redazione di VOCI DI HANGAR


Nota della Redazione: La presente biografia viene pubblicata per onorare la memoria del grandissimio scrittore-aviatore in occasione degli ottant’anni dalla sua morte avvenuta il 31 luglio 1944. 


§§§ in esclusiva per “Voci di hangar” §§§

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Massimo Conti