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Il fiore che imparò a volare

Si narra che un giorno un uomo grande, dai grandi piedi, s’inerpicò per uno scosceso sentiero, Voleva raggiungere la vetta della montagna. Certi uomini, si sa, amano raggiungere le cime, hanno il gusto della sfida. E da ogni cima raggiunta ne scorgono un’altra, ancora più alta, un po’ più lontana. Quella sarà la loro prossima meta. Il prossimo punto per guardare e scoprire se qualcuno può toccare il cielo un po’ più da vicino. Così sono certi uomini. Avanzano facendo pensare di avere una meta. Ma la meta è solamente un punto di passaggio. Il prossimo, il successivo, non è mai un arrivo. Saliva per il sentiero con passo svelto ed allenato. Era una grande uomo ed aveva piedi grandi per raggiungere cime sempre più lontane. Si fermò ad un ruscello per rinfrescarsi un poco. Era quasi mezzogiorno ed il sole picchiava a quella altezza. Si sedette su una pietra e si mise ad ascoltare il gorgoglio del torrente. A un certo punto sentì una vocina domandare: – Chi sei? – era un tono gentile, non lo fece spaventare, ma non c’era nessuno. Chi poteva essere stato a domandare? L’uomo si guardò un poco attorno, meravigliato: – Sono qui – riprese la vocina – davanti a te – L’uomo si guardò davanti: – In basso … qui … – insistette la vocina. L’uomo si chinò. Era un piccolo fiore che gli parlava – Ma tu … ma tu … – balbettò l’uomo stupito – tu parli! – riuscì finalmente ad esclamare – Certo – rispose il fiore con un tono un po’ sorpreso e risentito – non è mica una cosa tanto speciale! Tutti i fiori parlano … solo che non c’è mai abbastanza silenzio per sentirci – – Adesso puoi dirmi che sei? – riprese il fiore. – Sono un uomo, non ne hai mai visti prima d’ora? – – Si, talvolta ne ho visto qualcuno, esseri che passano, calpestano, strappano e poi vanno via. Niente di buono per quel che conosco – – Ooooh, io sono ben diverso – replicò l’uomo con tono un po’ risentito – conosco le regole della natura, so come accendere un fuoco senza far divampare l’incendio, non colgo mai i fiori se non quando è permesso, non molesto mai gli animali … – Va bene, va bene – lo interruppe il fiore – ma queste sono regole che vi siete dati voi umani. Avete mai chiesto a noi fiori di darvi le nostre? Siete sicuri, ad esempio, che cogliere i fiori nelle aree protette sia bene? E poi non ti pare strano, si dicono protette e sono proprio il posto dove noi fiori siamo i più indifesi … ma lasciamo stare, sono altri discorsi. Dove stai andando? – – Sto salendo in cima alla montagna – rispose l’uomo pieno d’orgoglio. – E perché? – domandò il fiore – Oh bella, per provarmi che ne sono capace! Per avere uno scopo, una meta. Perché dall’alto potrò guardare più lontano – concluse l’uomo. – Non ti basta quello che vedi attorno a te tutti i giorni? – gli chiese il fiore. – Quello che ho intorno? – l’uomo lo guardò interdetto – ma ti pare che se dovesse bastarmi un dio mi avrebbe dato gambe solide e piedi per potermi spostare? Parla per te piuttosto che sei legato allo stesso posto dalle tue radici e che senza di quelle moriresti certamente! – concluse fra l’ironico e l’irritato. – Ma io sto bene dove sono – rispose calmo il fiore, – conosco tutto qui attorno ed ogni giorno c’è un mondo che cambia anche se sembra uguale. Conosco ogni altro fiore, ed il trifoglio e l’erba, ed ogni insetto che passa di qui mi parla o mi saluta. Conosco l’ape che da me si nutre, ed il grillo, la cavalletta, la farfalla e il ragno. Conosco il peso della rugiada che mi fa piegare in modo gentile, perché non mi spezza mai, e il modo di soffiare del vento. So da dove sorge il sole e dove va a cadere. So quali sono i profumi dell’aria che cambiano ogni giorno ed in ogni stagione. Ho imparato a conoscere e ad amare questo mondo. Tu conosci davvero il tuo mondo? Sai dirmi se quando ti svegli scendi dal letto con il tuo piede destro o quello sinistro? – – Il piede destro o quello sinistro … che esempio cretino! – sentenziò l’uomo che davvero non lo ricordava – non posso certo fermarmi a pensare a cose tanto banali. Ho gambe solide e piedi grandi per salire su cime sempre più grandi e da lì guardare dall’alto il creato. Sono l’uomo, e pensieri tanto piccoli non mi bastano davvero -. L’uomo si alzò riprendendo il cammino verso una nuova cima. Ma un attimo dopo l’aquila arrivò spezzando col becco il fiore e cogliendolo delicatamente lo portò con sé. Dall’alto il fiore vide l’uomo con i grandi piedi e la gambe solide. Dall’alto, molto più in alto dell’uomo, il fiore guardava il mondo, imparando a conoscerlo, provando la gioia di nuovi colori, di nuovi profumi, e conoscendo nuovi amici, e l’uomo non era più davvero così grande.


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Il fiore che imparò a volare

Dipende sempre dai punti di vista.

Un uomo che atteggiamento può avere rispetto ad un minuscolo e pavido fiore di montagna? Di onnipotenza, quantomeno. Ma se quel fiore volasse (e scoprirete come) … quell’uomo sarebbe ancora così enorme?

Una favola per adulti con molteplici chiavi di lettura: a voi scegliere quale.




Favola / Medio-breve Pubblicato: nel sito web “Soloparole”