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Cielo senza confini

Tutti i lunedì, martedì, eccetera (che monotonia!) me ne vado al Club Albatros, dove faccio l’istruttore VDS (Volo da Diporto Sportivo) con un apparecchio tubi-e-tela capace di decollare e atterrare in metà della pista in terra battuta lunga non più di quattrocento metri. Per arrivarci mi faccio ogni giorno centoventi chilometri, fra andata e ritorno, con la nuova utilitaria che nel giro di un anno ne ha superato cinquantamila … e ancora devo finire di pagarla!

Quel memorabile sabato, 1° Giugno 2002, ero ancora solo e, guardando il cielo parzialmente nuvoloso, cominciai a sognare ad occhi aperti ripensando ad un volo speciale fatto qualche tempo prima.

Un volo fantastico, fuori dal tempo e dallo spazio: ero sopra e fra le nubi, in una bianca e sinuosa valle incassata fra picchi illuminati dal sole e dall’arcobaleno! Una strada infinita, con tunnel di bambagia in cui si entrava, per uscirne in curve iridescenti, poi giù a capofitto in burroni senza fondo che sfociavano in canyon risalenti verso la luce, vivida, abbagliante, in anfratti misteriosi con stalattiti e stalagmiti trasparenti! Quell’aereo ultraleggero, con motorino da ottanta cavalli, saliva e volteggiava come un angelo, magnifico, elegante, superbo.

Mi svegliò dal torpore in cui ero caduto un amico pilota, per chiedermi se poteva usare anche i miei bidoni per rifornire di benzina alcuni ultraleggeri diretti a Trapani: l’indomani avrebbero fatto scalo tecnico sul nostro campo.

– Verrò ad aiutarti: ma dove vanno? A Trapani? Non mi pare che ci siano campi di volo o aviosuperfici da quelle parti … evidentemente non sono aggiornato.

– Ma no, gli amici di Siracusa andranno a Trapani Birgi!

– L’aeroporto militare di Trapani? Stai scherzando? Su Trapani atterrano gli aerei di linea, ma è vietato a quelli da turismo … figuriamoci agli ultraleggeri! –

Pensavo, intanto, alle difficoltà incontrate in passato per farci qualche trasferimento da Boccadifalco, l’aeroporto minore di Palermo, sede di Aero Club: occorrevano speciali autorizzazioni rilasciate dal competente Ministero, da citare nei piani volo, e con gli aeroplani ci si poteva andare soltanto nei giorni prefestivi e festivi (ma non sempre) quando gli F.104 di stanza a Birgi, pur sempre in stato d’allarme, riposavano un tantino! Già allora era obbligatorio il trasponder, affinché gli operatori radar potessero facilmente individuarli; mentre ora una formazione di apparecchietti, neanche forse muniti di radio, poteva impunemente andarci?

– Impossibile, tu mi prendi per i fondelli …

– Non sto scherzando, te lo giuro! Anzi, sono stato invitato ad aggregarmi: vuoi venire con me? –

L’amico, che è sempre stato persona seria, possiede un ultraleggero migliore del mio, più veloce, sempre lucidato a specchio, e mai mi ha imbrogliato: devo credergli e, naturalmente, accetto con cauto entusiasmo. Mi toglierò lo sfizio di scendere su quello scalo proibito? Chissà! Sarà vero che questi altri amici sono autorizzati?

– Certo è – m’informa – che si tratta di volatili in gamba. Alcuni di loro hanno fatto un incredibile Raid fino a Capo Nord, altre volte sono andati a Malta … Ma sì, sono anche atterrati a Sigonella, l’aeroporto militare di Catania e base NATO!!! –

Ricordo d’essermi battuto come un pazzo, in quegli anni, per scendere con l’ultraleggero sul vecchio scalo di Boccadifalco e non ci sono riuscito, pur essendo allora pilota d’aeroplano e presidente del locale Aero Club.

Quest’aeroporto era proibito (ora non so) anche ai piloti di Aviazione Generale provenienti da altre sedi: aperto per loro soltanto in occasione del Giro Aereo Internazionale di Sicilia che si svolge ogni anno, fin da quando era prova valevole per il campionato mondiale di velocità.

Non c’era una logica in tale proibizione, considerato che in tempi non lontani chiunque poteva arrivarci in volo, anche in presenza di un reparto dell’Aeronautica Militare trasferitosi poi a Trapani.

A onor del vero, alcuni di noi avrebbero potuto volarci con gli ultraleggeri, in occasione di manifestazioni sportive o di protezione civile, a condizione di portarceli smontati: pura follia! E questi se ne vanno impunemente a Trapani Birgi? Cose da pazzi, non c’è più mondo!

Domenica 2 Giugno, alle sette, percorsi i soliti sessanta chilometri, sono già al campo, piazzo la manica a vento, controllo che non vi siano ostacoli in pista e sistemo i bidoni vicino alla porta dell’hangar.

Il nostro apparecchio, già pronto, morde il freno dell’attesa. Finalmente arrivano, uno dopo l’altro, e sono in DIECI! Ordinatamente atterrano per pista 24, essendoci un venticello da ovest, ed ho il mio daffare per aiutarli a parcheggiare nei modesti spazi del nostro campo.

Hanno tutti fretta di rifornire perché: “Abbiamo una finestra che occorre rispettare”.

Rapide spole, dunque, con le nostre auto stracariche di bidoni, fra campo e distributore più vicino, dove ci serviamo abitualmente.

Apprenderò che ai siracusani si sono aggiunti i catanesi; le due formazioni, riunitesi in volo e lasciato l’Etna alla loro sinistra, hanno tagliato nell’entroterra puntando su Capo D’orlando per proseguire lungo la costa tirrenica fino al nostro campo, dieci chilometri a ovest di Cefalù. A loro si uniranno adesso un palermitano ed un oriundo messinese (io): il volo affratella, non c’è dubbio!

Eseguiti i rifornimenti, ancora incredulo, decolliamo in coda al Gruppo.

Dopo cinquanta minuti di volo siamo a Birgi e posiamo dolcemente le ruote su quella pista liscia come un tavolo da bigliardo. Quindi rulliamo per alcuni chilometri raggiungendo, con i motori surriscaldati, il piazzale dell’aerostazione civile; entriamo e siamo accolti con entusiasmo dai gestori del bar (che raramente vedono tanta gente insieme) e con estrema cortesia dalla Società di Gestione, cui tuttavia, prima di ripartire, dovremo pagare l’handling normalmente richiesto ai piloti degli aeroplani: ma è da dire che, oltre a disbrigare le formalità di “rito” (modulistica, documenti, eccetera) hanno messo a nostra disposizione un pullman che, attraverso lo spettacolo delle saline, ci ha condotto in un ristorante prospiciente l’incantevole isola di Mozia e, più tardi, è tornato a riprenderci.

Rivedere gli undici apparecchi ordinatamente allineati sul grande parcheggio altrimenti vuoto, col monte Erice sullo sfondo di quell’abbacinante scenario azzurro, è stata per me (e giurerei per tutti) un’emozione fortissima.

Il decollo, poi, dell’intera formazione condotta dal leader di turno, mi rese soddisfatto e felice come un bambino impunito che aveva appena rubato la marmellata!

Grazie agli organizzatori di quel volo eccezionale, ho ritrovato la speranza di un cielo senza confini e recinzioni!

Mi resta, intanto, il bellissimo papiro regalatomi dal Presidente dell’Avioclub di Siracusa raffigurante un giallo biplano che sorvola il teatro greco di quell’antica Città: mitico dono d’ali per raid ritenuti impossibili!



§§§ in esclusiva per “Voci di hangar” §§§

# proprietà letteraria riservata #


Michele Gagliani

Cielo senza confini

aeroplano ala alta rosaUn volo nel mondo incantato delle nuvole e poi un eccezionale raid rimasti indelebili nella mia memoria.

Del primo poche parole che fanno sognare!

Per comprendere l’altro bisogna sapere che i Piloti VDS (Volo da Diporto o Sportivo) operano, per legge, solo su aviosuperfici e campi di volo, ma non possono assolutamente farlo su aeroporti militari. E, però, in uno di questi sono potuto andarci!

Undici apparecchi ultraleggeri (pur con i divieti imposti anche agli aeroplani da turismo) sono stati eccezionalmente autorizzati ad atterrare sull’aeroporto di Trapani Birgi, base dei caccia F104 dell’Aeronautica Militare, sentinelle del Mediterraneo, accolti da tutti con squisita cortesia.



Narrativa / Medio-breve Inedito; ha partecipato alla III edizione del Premio fotografico/letterario “Racconti tra le nuvole” – 2015; in esclusiva per “Voci di hangar”