Nonno canarino


Lassù gli uccellini volano liberi, spensierati e… uniti.

Quaggiù, invece, c’è mio nonno che ha volato tanto.

Io ho un nonno che faceva l’ingegnere aeronautico e costruiva aerei. Quando me ne parla, chiudo gli occhi e mi sembra di essere lassù, nel cielo azzurro, a volare su un aereo giallo, come Canarino, l’aereo della coraggiosissima Amelia Earhart, che è stata la prima donna aviatrice.

Lui ora non può più volare, perché è molto anziano, però fa volare me con i suoi racconti. Io, per ringraziarlo, gli faccio tanti disegni di aerei e lui li conserva tutti. Ha anche alcuni modellini e tante foto degli aeroplani che ha costruito o revisionato durante la sua carriera, come il BR1150 Atlantic, il G222, l’ATR42, l’ATR72, l’F104, il G91 e tanti altri.

Il nonno è stato davvero un po’ un uccellino: anche se prima era un ingegnere, in vista della pensione ha preso il volo. Quando è andato all’Accademia Aeronautica di Pozzuoli è diventato G.A.R.I. (Genio Aeronautico Ruolo Ingegnere). Pilota lo è diventato solo più tardi.

Lo ha desiderato tantissimo, il suo sogno si è avverato e ha messo le ali.

A me piace volare e sono già andata su qualche aereo, ma mai insieme al nonno.

Avrei tanto voluto fare una volatina con lui, e lui mi fa volare… con la fantasia.

«Nonno, raccontami di quando volavi con gli aerei!» gli dico spesso. E lui, paziente, racconta.

Il primo volo mio nonno l’ha fatto con un famoso collaudatore di volo, il Capitano Peracchi. Il nonno era emozionato, perché era il suo primo volo. Il collaudatore gli aveva spiegato cosa si doveva fare in volo e gli aveva affidato il compito di tenere le comunicazioni con la radio. Ad un certo punto il collaudatore iniziò una tirata a sessanta gradi e gli chiese di comunicare alla radio. Quando mio nonno cercò di premere il bottone per parlare, si accorse che doveva fare uno sforzo per muovere la mano e in quel momento capì che cosa era effettivamente l’accelerazione di gravità, anche se in teoria l’aveva ampiamente studiata all’università. E, anche se sapeva cosa succedeva in volo, si emozionò tantissimo.

Ma questa fu soltanto la prima delle sue avventure…

Dopo che il nonno prese il brevetto di volo, fece molti altri voli, e tra questi mi ha raccontato di quando fece per la prima volta la manovra che si chiama “la vite”. È decollato, è salito a duemilacinquecento metri, ha ridotto pian piano la velocità fino a quando l’aereo non si reggeva più in volo orizzontale. Allora il nonno mosse col piede il timone di direzione tutto da una parte e il velivolo iniziò ad avvitarsi su sé stesso, puntando il muso verso il terreno che si vedeva avvicinare velocemente. Dopo tre giri, il nonno azionò il timone di direzione in senso contrario alla rotazione, che si fermò, e il velivolo ritornò a volare orizzontalmente. Alla fine il nonno, che si era sentito lo stomaco risalire in gola, contento che la manovra fosse andata bene, portò l’aeroplano ad atterrare e tutto si concluse felicemente. L’aereo si chiamava CAP 10 ed era giallo e rosso. E io penso a Canarino, che però era un biplano tutto giallo.

Anche il mio bisnonno paterno era un aviatore e pilotava i biplani. Volava in Cina, negli anni Trenta del secolo scorso, su aerei con la carlinga aperta e ciò gli procurò l’asma da fieno, malattia tipica dei piloti di questo tipo di aeroplani.

Mio zio, il fratello di mia mamma, è pure lui un ingegnere aeronautico e un ufficiale dell’Aeronautica, come suo papà, mio nonno.

Mia mamma, invece, è un’archeologa e non pilota gli aerei, però ha volato anche lei con mio nonno su un P-68, per scattare delle foto aeree ai siti archeologici per la sua tesi di laurea. E alla fine l’istruttore di volo che li accompagnava le ha fatto eseguire la manovra di atterraggio assieme a lui.

Anche io vorrei imparare a volare, ma ci proverò da grande perché ora ho solo dieci anni. Farò la naturalista e userò gli aerei per i miei documentari dall’alto. Non sarò aviatrice per lavoro, ma volerò lo stesso.

Perché il volo non è solo un lavoro ma libertà, secondo me, e la libertà unisce tutti.

Il volo unisce, basta pensare all’associazione aeronautica delle “Novantanove”, la prima unione di donne pilota in un tempo in cui le donne non erano considerate tanto brave quanto gli uomini in molte cose, come pilotare un aereo. Il volo le ha rese uguali agli uomini.

Il volo unisce me, la mamma, lo zio, il nonno, il bisnonno, Amelia Earhart e uomini e donne di tutti i tempi, di tutte le generazioni e di tutti i luoghi. Tutti abbiamo le ali, basta saperle aprire. Come se fossimo tutti una grande famiglia e noi tutti fratelli e sorelle.

Quanti uccellini ci sono nella mia vita!



§§§ in esclusiva per “Voci di hangar” §§§

# proprietà letteraria riservata #


Nota della Redazione: in copertina un North American T6 Texan che, con una livrea completamente gialla, fu soprannominato dagli allievi piloti militari italiani: “Giallone”. Assieme al famosissimo Piper J3 pure tutto di colore giallo (ma con il fulmine nero, che ne attraversa la fusoliera)  sono gli equivalenti moderni del biplano Kinner Airster  “Canary” (canarino, appunto) della trasvolatrice statunitense  Amelia Earhart.


Casilda CHIARA Cevoli

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