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Recensione dei Libri aeronautici

Il giorno dell’aquila

giorno dell'aquila - copertinatitolo: Il giorno dell’aquila

autore: Richard Collier

editore: Mursia

anno di pubblicazione: 1968

ISBN: non disponibile





Nella lingua tedesca Adler tag significa: “Giorno dell’aquila”.

Fu con questa parola in codice che il 13 agosto 1940 gli alti comandi della Luftwaffe, l’aviazione militare tedesca, diedero il via alla Adlerangriff o “Attacco delle aquile”, la prima grande operazione di attacco che – almeno nelle intenzioni – avrebbe dovuto smantellare la linea di difesa aerea britannica più avanzata. In effetti questa sarebbe stata solo la fase preliminare di un’operazione militare ben più articolata e distruttiva che aveva il nome in codice di Liechtmeer, in italiano “Mare di luce”. Il suo scopo era di annientare tutte le basi del Fighter Command (letteralmente “Comando Caccia”) della RAF – Royal Air Force, l’aviazione militare britannica, dislocate nella parte meridionale dell’isola britannica. A quel punto, conseguito il dominio dell’aria, Hitler avrebbe dato ordine di procedere ad una “eccezionale, coraggiosa iniziativa” che aveva il nome convenzionale di : “Leone marino”, ossia l’invasione terrestre della Gran Bretagna.

Il giorno dell’aquila (con sottotitolo: La battaglia d’Inghilterra) di Richard Collier, pubblicato nel 1966 con il titolo originale: “The eagle day. The battle of Britain. August 6 – September 15, 1940”, ricostruisce minuziosamente gli eventi verificatesi proprio in quel giorno fatidico nonché nei giorni immediatamente precedenti e seguenti, ossia nell’arco temporale in cui si consumò quella che viene ricordata come la battaglia aerea più imponente e sanguinosa della II Guerra Mondiale.

La versione italiana del libro giunta in nostro possesso, è basata sulla traduzione dall’inglese ad opera di certo Peter Bastogi e fu pubblicata, nell’ambito della collana “Testimonianze storiche tra cronaca e storia”, dall’editore Mursia nel lontanissimo 1968. Si tratta dunque di un volume piuttosto datato che si può trovare solo presso i venditori di libri usati o, preferibilmente, specializzati in aviazione, meglio se nella cosiddetta “militaria”.

Il giorno dell'aquila - II copertina
La sottocopertina del bel libro di Richard Collier, autore di numerosi libri sulla II Guerra Mondiale e di numerosi articoli pubblicati nel corso della sua lunghissima carriera da magazines britannici e statunitensi

Non ci è dato sapere se, all’epoca, il libro ebbe successo. Di sicuro – dopo averlo letto, s’intende – non ci sentiamo in animo di definirlo quale un classico della letteratura aeronautica mondiale benché inquadri un periodo storico e un’area geografica in cui ebbe luogo lo scontro più cruento tra le due aeronautiche militari europee tecnologicamente meglio dotate. Periodo di estremo interesse per chi è interessato a questioni di storia militare, dell’aviazione militare in particolare.

Eppure Richard Collier, londinese purosangue, classe 1924 e autore assai prolifico di saggi storici – uno dedicato anche a Mussolini -, affronta il suo compito con l’originalità espositiva e il ritmo incalzante che non sono abitualmente prerogative del saggio a carattere storico. Beninteso, “Il giorno dell’aquila” non è un romanzo di guerra ma neanche un susseguirsi cronologico e asettico di eventi; obbiettivamente può considerarsi la ricostruzione della Battaglia d’Inghilterra attraverso il racconto degli accadimenti – tra i più disparati – che videro come protagonisti una miriade di persone appartenenti ad entrambe gli schieramenti. Ne scaturisce un puzzle storico, frammentato eppure nitido, composto dai cento volti di uomini e donne, piloti da caccia ma anche semplici contadini che vissero – loro malgrado – quei giorni terribili quanto memorabili.

Inizialmente – lo riconosciamo – al lettore sarà difficile abituarsi all’espediente narrativo di Collier giacché non ci sono personaggi principali né secondari ma è tutto un susseguirsi di micro-eventi e di micro-personaggi racchiusi nell’arco temporale che va appunto dal 6 agosto al 15 settembre 1940 e collocati nella Gran Bretagna meridionale – terra e cielo -, Stretto della Manica – mare e cielo – e coste francesi – mare e cielo.

Il giorno dell'aquila - sovraccopertina
Il risguardo interno della II di copertina del libro “Il giorno dell’aquila” che riporta una breve sinossi e alcune informazioni relative all’autore

Ovviamente l’esito della Battaglia d’Inghilterra è noto ma leggendo il libro vi accorgerete che non fu poi così scontato. Da ambo le parti, s’intende. Sicuramente ne esce uno spaccato che conferma pienamente alcuni stereotipi universali come il carattere pragmatico e altezzoso dei britannici come pure quello martellante e schedulare dei teutonici.

La prosa del libro – neanche a dirlo – è fluida e piacevole, lo stile dell’autore è quello tipico dello storico navigato che sa alternare in modo armonico la narrazione in terza persona e i colloqui/affermazioni dei personaggi; preziose le 39 foto fuori testo; utilissima la cartina geografica relativa dell’Inghilterra meridionale nel 1940 con indicata tutta la miriade impressionante di aeroporti e stazioni radar.

Ottima la qualità di stampa in termini di carta e dimensioni dei caratteri anche se non ci è dato conoscere il prezzo di copertina.

Insomma un libro che abbiamo letto con piacere e che, a distanza di tanti anni risulta ancora vivo ed evocativo come solo i libri di storia sanno essere.  Quelli migliori, è ovvio. 



Recensione a cura della Redazione



Storie della guerra aerea, della corsa allo spazio e di ciò che (in proposito) non è mai stato detto dal 1940 al 1986

storia della guerra aerea - copertina

titolo: Storie della guerra aerea, della corsa allo spazio e di ciò che (in proposito) non è mai stato detto dal 1940 al 1986

autore: Ferdinando Sguerri

editore: Logisma

anno di pubblicazione: 2016

ISBN: 978-88-97530-82-4



Ci sono libri – pochi, purtroppo – che, appena sfogliati ti fanno esclamare: “Perché non l’ho comprato prima?”. Semplice: perché non esisteva ancora.

E’ il caso del volume intitolato:

Storie della guerra aerea, della corsa allo spazio e di ciò che (in proposito) non è mai stato detto dal 1940 al 1986

pubblicato “solo” nel novembre 2016 da Logisma, lodevole editore dell’area fiorentina che sta accrescendo sempre più la sezione aeronautica del suo catalogo in termini quantitativi oltre che qualitativi.

In effetti non possiamo recriminare granché nei confronti del suo autore, l’ex generale dell’Aeronautica Militare italiana Ferdinando Sguerri, che ha riunito in questo libro la bellezza di trentatré pezzi giornalistici già pubblicati nel corso degli anni nelle pagine di due importantissime riviste specializzate di aviazione. Semmai – potremmo obiettare – che avrebbe potuto pensarci prima – lui ma anche e soprattutto l’editore – perché questo è un libro che in sole 328 pagine approfondisce alcune vicende della storia dell’aviazione e dell’astronautica sicuramente meritevoli di essere raccontate; riesce a ricostruire aspetti ed episodi tra i più disparati con i dettagli e la dovizia di particolari come solo un’analisi postuma può consentire; è in grado di dissipare o, viceversa, consolidare supposizioni e congetture che caratterizzano all’incirca cinquanta anni di storia di volo del genere umano nell’atmosfera terrestre e circa venticinque nello spazio.    

Un esempio? … vi affascina la corsa alla Luna e come i russi la persero? Vi incuriosisce la storia del “Concordski”, imbarazzante clone del celeberrimo Concord? Non avete mai veramente compreso come e perché scoppiò la guerra in Vietnam? O magari vi siete sempre chiesti come Gheddafi riuscì a scampare nel 1986 al bombardamento statunitense di Tripoli e Bengasi? Vi tormenta la sensazione che l’attacco giapponese a Pearl Harbour avvenne – udite udite – con la complicità degli stessi americani? E, rimanendo in tema, vi domandate ancora se l’uso delle bombe atomiche fu davvero necessario per piegare la resistenza militare del Giappone?  Ebbene … in questo libro troverete tutte le risposte. A queste e ad altre domande similari. Le troverete espresse in un linguaggio semplice, giornalistico appunto, con un punto di vista obiettivo e storicamente ineccepibile, talvolta inedito sebbene suffragato da una bibliografia imponente.

Una lettura piacevolissima che farà la gioia dei curiosi o di coloro che intendono approfondire, che amano i dettagli e non si limitano alla “crosta”.

Non occorre aggiungere altro a proposito di questo validissimo volume: il titolo – oggettivamente molto lungo – è un’esauriente anteprima di quanto troveremo al suo interno. E se ancora non foste convinti della bontà del testo, beh … la IV di copertina vi fornirà informazioni altrettanto utili, comprese quelle che riguardano l’autore.

Storie della guerra aerea - IV di copertina
La IV di copertina dell’ottimo volume dell’ex generale Sguerri, pilota per professione, storico per passione

Degna di nota è invece la I di copertina che, sacrificata per metà dal chilometrico titolo, mostra una  splendida aeropittura di Marcella Mencherini intitolata “Aerosiluranti in azione”, conservata presso la “Casa dell’aviatore” a Roma.

Ottima la scelta editoriale di disporre i capitoli secondo l’ordine cronologico  degli eventi; validissima  l’idea di inserire foto e cartine a supporto del testo; ragionevole il costo di copertina; discutibile invece la dimensione dei caratteri di stampa che, salvo disporre di una vista aquilina – giusto per rimanere in tema aereo -, affaticano un po’ la lettura, specie di quei ragazzi molto molto cresciuti cui, inevitabilmente, finirà in mano il volume.

Un libro da leggere “random”, ossia da aprire a caso in corrispondenza ogni volta di un capitolo diverso perché non esiste una trama o un tema conduttore se non quello della storia.

In definitiva, permetteteci di esprimere all’editore un sincero plauso per aver creduto in questa operazione editoriale, pur consapevole che non conseguirà tirature da best-sellers; all’autore va invece il nostro ringraziamento per essersi cimentato in quest’opera di divulgazione e, in diversi casi, di approfondimento.

Chissà che in un prossimo immediato futuro non voglia cimentarsi con la disamina di altri avvenimenti “torbidi” che hanno visto come scenario il cielo e lo spazio. Per esempio … l’attacco aereo del 11 settembre alle Twin Tower di New York? La falsa missione NASA che avrebbe portato per la prima volta l’uomo sulla Luna? I voli segretissimi del velivolo “Aurora”, spesso scambiato per un UFO?  Ebbene … noi attendiamo fiduciosi altre:

Storie della guerra aerea, della corsa allo spazio e di ciò che (in proposito) non è mai stato detto ( … ma stavolta) dal 1940 al 2017.



Recensione a cura della Redazione


Storie della guerra aerea, della corsa allo spazio e di ciò che (in proposito) non è mai stato detto dal 1940 al 1986

I disperati

i-disperati-copertinatitolo: I disperati – La tragedia dell’Aeronautica italiana nella Seconda Guerra Mondiale

autore: Gianni Rocca

editore: Arnaldo Mondadori editore

anno di pubblicazione: 1991

ISBN: 88-04-33826-1

pagine: 288




Ecco un altro libro, che ho letto di recente, degno di trovare un posto di rilievo nella libreria di tutti coloro che amano la Storia, quella vera.

Non conoscevo Gianni Rocca, ma avevo visto altri libri suoi. Questo è il primo suo libro che ho letto. E che ho apprezzato molto. Non si tratta di un’opera recente. E’ del Luglio 1991. Devo aver comprato questo volume in qualche bancarella, non ricordo dove né quando. Ma è stato per lungo tempo in uno scaffale della mia libreria, dove tengo i libri che ho intenzione di leggere. Era arrivato il suo turno e l’ho letto d’un fiato. E’ davvero interessante.

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La copertina dello splendido libro del giornalista Gianni Rocca. Davvero pertinente la scelta di unl’immagine del trimotore – probabilmente un Savoia Marchetti SM. 79 Sparviero – che, colpito irrimediabilmente, precipita in mare.

Come dice il sottotitolo, il libro riguarda “La tragedia dell’Aeronautica italiana nella Seconda guerra mondiale”. Su questo argomento avevo già letto un mucchio di libri, quindi conoscevo bene la storia, ma ho ripercorso volentieri la concatenazione degli eventi, sia per rinfrescare la memoria, sia per riconfermare alcune mie convinzioni.

L’autore, parte proprio dall’inizio, da quando l’Aeronautica era appena in embrione e non aveva neanche gli aerei su cui volare. Infatti il primo capitolo si intitola: “Aquile senza ali”. E poiché la storia dell’Aeronautica coincide con l’entrata in scena di Mussolini, il secondo capitolo si intitola appunto: “Mussolini pilota”. E continua parlando della storia aeronautica che si è svolta per tutto il famoso ventennio fascista. Non mancano, comunque, opportuni riferimenti all’epoca della Prima guerra mondiale, dei dirigibili e degli idrovolanti.

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I risguardi de: “I disperati” con la sinossi del volume nonchè la breve biografia dell’autore

Inizialmente si chiamava Regia Aeronautica, ma ben presto questa divenne un’Arma a sé stante, proprio ad opera di Mussolini. E’ molto interessante leggere quanta diplomazia fu necessaria per convincere Esercito e Marina a rinunciare ad una propria aviazione per crearne una unica, nuova forza armata a tutti gli effetti.

Il libro prosegue descrivendo, non solo la storia dell’Arma neo-costituita, ma anche quella dei personaggi che ne hanno guidato le sorti attraverso le note vicende, specialmente quelle belliche.

Per quanto riguarda le vicende della Seconda Guerra Mondiale, trattate in maniera davvero molto chiara, anche se necessariamente sintetica, l’autore mette in estrema evidenza gli errori strategici commessi, sia dagli Italiani che dai Tedeschi. E una volta di più ritroviamo la tracotanza, il pressapochismo, la mancanza di idee chiare e la prosopopea dei fascisti e ancor più dei nazisti.

In quelle vicende si possono riconoscere quelle odierne, che si snocciolano pari pari oggi come ieri, a conferma che nulla è cambiato, che la mentalità italica è oggi quella che era allora.

“Chi non impara dalla Storia è condannato a ripeterla”.

Infatti, se ci facciamo caso, la stiamo ripetendo. Sono poche le persone che conoscono la Storia. La maggior parte si lasciano permeare dai luoghi comuni, dalle frasi fatte, del tipo “Caro Lei, quando c’era Lui…”. Ma nel libro di Gianni Rocca, “Lui” non ne esce affatto bene, anzi… La sua figura e quella di tutto il fascismo si muovono sullo sfondo di una tragedia senza fine.

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La retrocoprtina che ritrae, secondo una tradizione molto “all’americana”, l’autore del volume

Attenzione però, occorre ben separare il regime, il governo, la monarchia di allora, dal popolo. E soprattutto bisogna distinguere, nel caso dell’Aeronautica, gli aviatori da chi ne ha determinato la sorte. La storia della nostra aviazione è soprattutto la storia di validi aviatori, personaggi eroici, che hanno compiuto atti eccezionali, con mezzi quasi sempre inadeguati. Quasi sempre sono stati mandati allo sbaraglio e al sacrificio, a volte per un semplice capriccio, per una sfuriata, per un atteggiamento di ripicca, di chi comandava da perfetto incompetente che si credeva un grande stratega.

Dopo aver letto questo libro che, come ho detto, è necessariamente sintetico, acquisiremo una conoscenza consequenziale dei fatti principali e tragici che segnarono quegli anni tanto che sentiremo il bisogno di approfondire ogni singolo argomento per una conoscenza più completa. Ecco spiegato il motivo per cui oggi io rimango sbigottito quando vedo, ancora oggi, gente che fa il saluto fascista o sostiene quelle vecchie idee con l’aria di chi la sa lunga, di chi sembra avere una sorta di nostalgia per tempi che non ha conosciuto. E che non conosce neppure attraverso la Storia.

Poi arriviamo all’otto settembre del 1943. E anche qui Rocca descrive gli eventi, mettendo in evidenza fatti che si commenterebbero da soli, ma la sua narrazione ci accompagna, ci fa comprendere la genesi e le cause del disastro totale avvenuto in quella data. L’Italia divisa in due, tanti eroi, veri eroi, piloti e non solo, che hanno sacrificato la loro vita da una parte e dall’altra. Questi eroi, dopo lo sfacelo della guerra, sono stati incriminati, uccisi vigliaccamente oppure buttati nel dimenticatoio. Perché dopo la guerra si voleva dimenticare il ventennio passato. Si voleva dimenticare la monarchia, il fascismo e tutti i drammi che avevano generato. E così sono stati dimenticati anche tantissimi autentici eroi.

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La copertina della versione edita da Castelvecchi attualmente in libreria 

Un libro che genera rabbia, perché porta a conoscenza di un’ignobile, lunga tragedia, che ha riguardato l’Aeronautica, ma anche la nazione intera. E che, a ben guardare, rischia di ripetersi, perché, come ho detto, gli elementi che l’hanno generata sono ancora presenti qua e là, non sono scomparsi.







Recensione a cura di Evandro Detti

Storia di un’avventura. Dalla trasvolata atlantica ai cieli della Cina.

storia di un'avventura - copertinatitolo: Storia di un’avventura. Dalla trasvolata atlantica ai cieli della Cina

autore: Mario Destro Bisol

editore: IBN (Istituto Bibliografico Napoleone)

anno di pubblicazione: 1994

ISBN: non disponibile

pagine: 320




Ecco un libro che ho particolarmente apprezzato. E non perché parla anche (e non solo) delle famose trasvolate di Italo Balbo, ma per ragioni diverse che esporrò tra breve.

Ho già scritto altrove del mio interesse per l’aviazione in generale, per la storia aeronautica e per i pionieri dell’aviazione. Cerco costantemente ogni sorta di informazione, sia come libri, filmati d’epoca, documentari, biografie, foto etc, su argomenti e personaggi che in qualche modo abbiano fatto parte del mondo aeronautico. I libri, per esempio, scritti da coloro che hanno vissuto veramente le vicende e i periodi storici nei quali tali vicende ebbero luogo, sono una fonte inesauribile di informazioni preziose. Se i protagonisti non le scrivessero, la memoria della nostra Storia sarebbe perduta. E poi i libri rispecchiano parecchio il carattere di chi li scrive. Ed è importante tener conto dell’autore, nella lettura di un libro.

Di solito chi scrive un libro è uno che ha studiato, che ha una cultura, un orientamento politico. Forse ha anche uno scopo da raggiungere e si prefigge di ottenere un risultato proprio con la pubblicazione del suo libro. Pertanto ci possiamo aspettare che gli autori di libri aeronautici siano personaggi in vista, piloti soprattutto, ingegneri, militari di grado elevato e così via. Certo non un aviere semplice, un Aviere Scelto, un Primo Aviere e neppure un Sergente.

Questo libro è scritto, invece, proprio da un Primo Aviere e questo è uno dei motivi per cui lo apprezzo maggiormente. Il suo punto di vista è quello dell’uomo della strada, del personaggio comune, di colui che si occupa, non delle grandi strategie, ma piuttosto dell’esecuzione materiale delle faccende di tutti i giorni.

crociera aerea decennale - locandina
La splendida locandina che pubblicizzava la Crociera atlantica del 1933.

A bordo dell’I-LIPP, uno degli idrovolanti S55 che partecipano alla seconda trasvolata atlantica agli ordini di Italo Balbo, lui ha un posto nello scafo sinistro, davanti alla sua postazione di radiotelegrafista. E’ un marconista, si direbbe oggi, ma il suo compito non riguarda l’uso di una radio che opera in fonia. Il suo strumento, oltre al radiogoniometro, è il tasto di un apparato che trasmette in codice Morse.

Mario Destro Bisol viene promosso Sergente nel luglio 1933, per meriti speciali. La trasvolata è il suo merito speciale. L’Aeronautica Militare italiana degli anni Trenta era molto diversa da quella di oggi. La disciplina era talmente diversa da essere considerata, oggi, praticamente insopportabile. Oggi un aviere semplice potrebbe parlare direttamente con un colonnello e magari anche dandosi del tu. Il saluto militare è quasi un’opzione e l’obbedienza non deve essere più “pronta, rispettosa e leale” come è stata fino a non molti anni fa. Ma allora era diverso. E qui troviamo un altro motivo per cui apprezzo tanto questo libro: perché offre il punto di vista di un militare di grado tanto basso (anche se scelto con cura per le sue qualità professionali e operative) inserito in un gruppo di ufficiali con a capo il Ministro dell’Aeronautica stesso. I suoi commenti, seppur sempre rispettosi e mai beceri o dispregiativi, mostrano una chiave di lettura più terrena di fatti e vicende di cui altri hanno invece mostrato solamente il lato glorioso.

Un esempio per tutti. L’autore, durante una delle tappe della trasvolata, era stato invitato insieme ad altri specialisti di grado simile al suo, da alcuni turisti americani che alloggiavano su una nave, ad una festa che si sarebbe tenuta dopo cena sulla nave. Balbo e i suoi ufficiali erano ospiti d’onore a quella festa e stavano ballando, per cui gli specialisti si erano collocati un po’ in disparte e ballavano compostamente. Dopo poco un capitano li invita a seguirlo, li guida fuori dall’ambiente ed intima loro di scendere dalla nave. La truppa, e neanche i sottufficiali, tranne qualche rara eccezione ben stabilita, non possono stare nello stesso ambiente con gli ufficiali.

Nel libro troviamo molti episodi di questo genere. Poco importa che il nostro autore avesse un diploma di scuola media superiore come gli ufficiali. Contava il grado.

crociera aerea - Rio de Janeiro
Una cartolina postale dell’epoca che ritrae gli S.55 in formazione serrata sopra i cieli della baia di Rio de janeiro (foto proveniente da: https://www.flickr.com/photos/27862259@N02/6571134141/in/album-72157627535942192/ dove sarà possibile visionare altre altre belle immagini degli S.55 nonchè di alcuni velivoli costruiti dalla Savoia Marchetti)

Dopo la trasvolata Mario Destro Bisol viene spedito in Cina insieme ad un corpo di spedizione del quale non avevo saputo nulla finché non ho letto questo libro. E questa seconda parte è ancora più interessante e stimolante della prima. Ogni singola riga è una scoperta, ogni fatto narrato ci riporta ad altre vicende che invece conosciamo, in una serie di legami e collegamenti che solo un protagonista come lui ci poteva trasmettere.

Nella seconda parte del libro si parla anche di un personaggio, un pilota, che Mussolini fece richiamare in Patria dalla Cina con un’accusa. Appena rientrato lo fece internare nel carcere romano di Regina Coeli e poi finì tra le vittime delle Fosse Ardeatine. Sono stato diverse volte alle Fosse Ardeatine e ho visto il suo nome tra quelli delle altre vittime.

Avrei voluto conoscere Mario Destro Bisol. La sua vita è stata davvero molto intensa. Se lo avessi conosciuto, dopo aver contratto il virus della passione per la Storia aeronautica italiana, sarei stato volentieri a parlare con lui per giorni interi. Purtroppo ho mancato questa occasione.

E pensare che in un certo periodo frequentavamo la stessa Casa Editrice, la IBN, e potremmo anche esserci incrociati senza saperlo. Mi ricordo di questo suo libro mentre era ancora in lavorazione. Dopo ho scoperto anche che Mario Destro Bisol abitava a poca distanza da casa mia, praticamente eravamo vicini di casa nello stesso quartiere di Roma.

Purtroppo è scomparso qualche anno fa. Ma il suo libro resta. E considero, una volta di più, assolutamente necessario e moralmente giusto averlo nella propria biblioteca.





Recensione a cura di Evandro Detti


Storia di un’avventura. Dalla trasvolata atlantica ai cieli della Cina.

Il mio idroscalo (Orbetello)

Il mio idroscalo copertinatitolo: Il mio idroscalo (Orbetello)

autore: Michele Addonisio

editore: Effigi

anno di pubblicazione: 2016

ISBN: 978-88-6433-632-9

pagine: 304




L’idroscalo di Orbetello, situato in un luogo già di per sé straordinario, o meglio, unico (basta andare su Google Maps e dargli un’occhiata dall’alto), è stato teatro di eventi storici di importanza mondiale. Da qui sono partite le grandi crociere atlantiche di Italo Balbo, ma ancor prima, da Orbetello avevano spiccato il volo le due crociere del Mediterraneo. E sempre su questo idroscalo aveva sede la Scuola di navigazione d’alto mare e perfino una Scuola di volo senza visibilità.

All’epoca si utilizzavano molto gli idrovolanti. Ad Orbetello ce n’erano un gran numero e di diversi tipi. Ma nelle due trasvolate atlantiche fu utilizzato l’ S.55, macchina geniale e straordinariamente valida, che fu venduta alle aviazioni di diversi paesi esteri. Oggi resta un solo esemplare di S.55, in condizioni non molto buone e si trova in Brasile.

S.55 Museo TAM - Jahu
L’unico esemplare di S.55 arrivato sino ai nostri giorni è la versione C esposta presso il Museu TAM, già Museu Asas de um Sonho, sito a São Carlos nello stato federale brasiliano di San Paolo (São Paulo). L’S.55, soprannominato “Jahú” dal suo ultimo proprietario, l’aviatore João Ribeiro de Barros, lo stesso soprannominato “Alcione” dall’asso italiano della prima guerra mondiale Eugenio Casagrande, venne utilizzato per compiere la trasvolata atlantica del Sud Atlantico nel 1927 (testo e foto prelevate da https://it.wikipedia.org/wiki/Savoia-Marchetti_S.55)

Purtroppo l’Italia non ha mai avuto la mentalità di salvaguardare la propria storia. Non si è mai pensato di salvare qualche esemplare di aereo, da riporre in un museo, per tramandare ai posteri il prodotto della genialità italica e del progresso tecnologico del nostro paese, che pure, in un certo periodo storico, aveva raggiunto livelli elevatissimi. Peccato. Ma questa è la realtà.

Il periodo storico suddetto coincide sfortunatamente con il ventennio fascista, che per ragioni comprensibili si tende a voler dimenticare e così si dimentica la propria storia. E non solo. Ma sarebbe opportuno imparare a riconoscere e separare la propria storia dalle vicende di un partito politico, saper distinguere bene il popolo dal governo che si ritrova.

Il mio idroscalo copertina
La copertina del volume che ritrae il Savoia Marchetti S.55, il glorioso idrovolante che fu protagonista di trasvolate memorabili

Se non avessimo confuso concetti tanto diversi, oggi potremmo ammirare i maestosi idrovolanti impiegati da Italo Balbo, magari collocati in un bel museo situato proprio nell’idroscalo di Orbetello. Invece abbiamo lasciato scomparire gli aerei. E anche l’idroscalo.

Sono nato a Manciano, a pochi chilometri da Orbetello e ho sempre sentito parlare di un sito dove l’Aeronautica Militare ancora aveva sede, ma ogni volta che passavo da quelle parti vedevo soltanto qualche cartello che indicava un’area militare. E basta. Oltre le recinzioni si intravedeva qualche palazzina fatiscente, erba alta e muri cadenti. Per decenni non ho sentito altro che vaghe voci di popolo parlare di aeroporto, ma l’aeroporto non c’era. A quel tempo prestavo servizio in Aeronautica, ma della sede di Orbetello non sapevo quasi nulla. Solo di recente, quando mi sono appassionato alla storia della nostra aviazione, ho scoperto un mondo nascosto, fatto di avvenimenti gloriosi ed eroici, che nulla avrebbe da invidiare alle altre aviazioni estere. Anzi.

Crociera aerea atlantica
La locandina che visualizza l’itinerario della Crociera aerea Atlantica (dal sito: http://www.solomostre.com/mostre/genova-mostra-aviazione-aeropittura. Riporta l’apertura della mostra: “Da d’Annunzio all’aeropittura. Arte e aviazione in Italia dalla Grande Guerra agli anni Trenta” tenutasi a Genova nel 2014)

Mentre cresceva in me la conoscenza della nostra storia, cresceva ancor più l’interesse e la voglia di conoscere di più. Ho comprato tanti libri. E qualcuno l’ho anche scritto. Ogni tanto mi capita sotto mano qualche nuovo libro interessante, magari edito da poco tempo e lo compro subito. Poi lo leggo. E magari vi trovo qualche spunto per una nuova ricerca, in un’altra direzione. Giorni fa, in una libreria di Orbetello, ho visto un libro esposto in vetrina. Il titolo, “Il mio idroscalo”, mi ha subito incuriosito e sono entrato ad acquistarlo.

Il libro è molto bello. Ben fatto, perfettamente impaginato. Le duecentonovantotto pagine che lo compongono (più altre, indice etc.), tracciano molteplici aspetti che riguardano la storia dell’idroscalo di Orbetello.

L’autore, architetto, pubblica moltissime piantine della città attraverso i secoli fino ad oggi e, sinceramente, mi ha sorpreso venire a conoscenza di quanta storia sia passata per questi luoghi. Di quanto sia stata importante la città di Orbetello, con le sue lagune, già in epoca etrusca e poi romana.

Il libro contiene anche un notevole numero di fotografie, tutte interessantissime, alcune già viste, ma altre inedite. Il padre dell’autore, come dice lui stesso, “volava” da queste parti, con un idrovolante CANT-Z506 Airone. Infatti, molte delle foto sono di proprietà dell’autore. Una di queste foto ritrae un gruppo di piloti di una delle prime due crociere, quelle del Mediterraneo. Tra di loro c’era sicuramente Cesare Carra, che ha partecipato, con un S.55, ad entrambe. Di lui ho scritto una biografia pubblicata dall’editore IBN. La foto è bellissima e costituisce un documento importantissimo e raro. Ma la qualità delle pellicole dell’epoca non consentono di riconoscere tutte le persone ritratte. Carra è senz’altro uno del gruppo, anche se, purtroppo, non saprei dire quale.

Per me che ho scritto la sua biografia, è straordinario camminare lungo la laguna, nelle aree dove un tempo tanti piloti eccezionali hanno camminato, hanno vissuto, volato, studiato. Dove si sono imbarcati sul tender per raggiungere gli idrovolanti alla fonda nella laguna, dove sono decollati e sono ammarati in anni di servizio. E sapere che anche Cesare Carra è stato qui. Di tutto questo si sa così poco!

Il mio idroscalo retrocopertina
La retrocopertina del volume dedicato all’idroscalo di Orbetello, luogo ove si consumarono pagine memorabili nella storia dell’aviazione del nostro paese eppure caduto nell’oblio da moltissimi anni.

Era tanto tempo che pensavo all’idroscalo di Orbetello come ad uno scempio della politica italiana. Sentivo e continuo a sentire la necessità del suo recupero, di portare a conoscenza di tutti l’importanza di questo illustre luogo. Vorrei che finalmente si realizzasse un museo, che si recuperasse o si ricostruisse da capo uno o più idrovolanti che tanto hanno volato su questa laguna, su questa città, in questi cieli. E speravo che qualcuno scrivesse una storia adeguata di questo idroscalo. Tante volte ho accarezzato l’idea di mettermi al lavoro e scriverla io stesso. Ora finalmente il libro che aspettavo è stato scritto e pubblicato.

Indubbiamente non basta un libro a coprire tutta la storia. Non basterebbe un’intera biblioteca. In altre parole, c’è spazio per tanti altri libri, magari ci fossero così tanti scrittori a produrli. Ma questo libro ha il pregio di essere piuttosto ben delineato e ricco di documenti e foto. Racconta la storia dell’idroscalo, ma inserita in quella più ampia e articolata della città e dei luoghi limitrofi.

Per chiunque voglia conoscere meglio la storia dell’idroscalo di Orbetello e delle grandi trasvolate di Italo Balbo e dei suoi piloti, ognuno dei quali meriterebbe la pubblicazione di un libro a sé perché quasi tutti sono poi diventati assi o eroi o comunque personaggi di spicco nella storia aeronautica italiana e anche dei suoi specialisti, questo bellissimo libro non può mancare. Va acquistato, letto e poi messo al suo posto d’onore in biblioteca.







Recensione a cura di Evandro Detti