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Recensione dei Libri aeronautici

Ali e Poltrone

Ali e Poltrone - Copertina
Copertina di Ali e Poltrone

titolo: Ali e poltrone

autore:  Giuseppe D’Avanzo

editore: Ciarrapico editore

anno di pubblicazione: 1976

ISBN: non disponibile





Ecco il libro dei libri.

Per quanto riguarda la storia della nostra aviazione, questo libro, alto più di tre dita e parecchio pesante, contiene ogni passo di un lungo cammino, dagli albori del 1900 e anche da prima, fino alla fine degli anni 70. Dentro c’è la storia di tanti personaggi, la storia di tanti mezzi aerei, dal pallone libero, al dirigibile, ai primi aerei ed idrovolanti fino ai jet dei giorni nostri. Ci sono avvenimenti di cui nessuno di noi ha mai sentito parlare, ma che hanno portato a decisioni cruciali che hanno determinato gli sviluppi di cui siamo invece bene a conoscenza. Anche quelli che riguardano le guerre, la prima e la seconda, e al loro esito.

Ali e Poltrone - Copertina
La copertina di “Ali e Poltrone” di un profondo azzurro avio che, nelle intenzioni di chi ha curato la veste editoriale del volume, avrebbe dovuto mettere in risalto l’aquiletta dorata dell’Aeronautica Militare.

D’Avanzo non racconta semplicemente la sua versione dei fatti. Il libro è pieno zeppo di documenti e fotografie, tabelle, resoconti, decreti, organici, etc.

Per un appassionato di storia, questo libro è una miniera.

Vi sono riportati fatti, riunioni, discussioni, manovre politiche, decisioni, litigi e avvenimenti, non sempre emblematici, che hanno piegato il corso della storia, non sempre nella migliore maniera per raggiungere gli obiettivi più ottimali. Anzi.

Il mio collega Alfredo Stinellis, l’autore del libro “Storia di un aeroporto”, nel consigliarmi questo libro, mi disse una frase che non ho più dimenticato: “Leggendo qua e là, in alcune parti, ci sono discussioni e litigi che mi sembra di sentire echeggiare per le sale e i corridoi del Ministero dell’Aeronautica”.

Confermo. A volte pare proprio di sentirle quelle urla, quelle voci, nei locali del Ministero.

La copertina del libro di Giuseppe D’Avanzo nell’edizione pubblicata nel 1981

Il Ministero lo conosco molto bene. Ci ho fatto servizio per nove anni, conosco quei locali e alla mia epoca ho assistito anche a certi tipi di discussioni.

Dalle pagine del libro sembra di sentire uscire le voci di tanti, ufficiali, gerarchi o politici che in quei locali hanno determinato la storia, nel bene e nel male.

Ma naturalmente l’autore non parla soltanto del Ministero. Parla di tutto il teatro immenso dove si è svolta la storia, il Mediterraneo, l’Africa, orientale ed occidentale, l’Europa, L’America … il mondo intero.

Ora voglio aggiungere un’aspetto importante.

D’Avanzo ha un modo suo di scrivere. Le sue frasi sono lunghe, a volte lunghissime. Spesso bisogna tornare indietro per rivedere l’inizio della frase allo scopo di comprendere il resto. Sa usare la punteggiatura, ma non la usa se non è strettamente necessario. Diciamo che un libro di queste dimensioni, dove si è costretti a rileggere le frasi più di una volta per capirle, dovrebbe essere pesante. Invece no. Non è mai pesante. Gli avvenimenti che riporta sono talmente avvincenti che tutto diventa leggero. E’ un piacere leggerlo.

Ali e Poltrone - Retro
La retrocopertina del volumone di ben 939 pagine dal titolo eloquente (per non dire sibillino): ” Ali e Poltrone”. Retrocopertina essenziale – non c’è che dire -, forse anche fin troppo scarna rispetto a ciò che contiene. Qui infatti potrete trovare la storia dell’Aeronautica Militare italiana (ex Regia Aeronautica) dai suoi primordi fino al 1976, data di pubblicazione del libro.

Noi conosciamo solo alcuni pezzi della nostra storia aeronautica, quelli che più hanno stimolato la nostra attenzione perché messi in rilievo dai media. Ebbene, qui troviamo la loro genesi. Finalmente possiamo sapere perché le cose sono andate così.

Per chi non sia particolarmente ferrato in storia, sarà sorprendente vedere delinearsi un diverso profilo di personaggi che conosciamo sotto una luce diversa. La propaganda presentava tutto nel modo più ottimale per il regime, ma i fatti, dei quali possiamo ormai conoscere l’intero sviluppo dall’inizio alla fine, sono diversi. E diversi, sorprendentemente diversi, appaiono oggi quei personaggi.

Così, vedremo emergere la bassezza di coloro che pensavamo fossero grandi. E la grandezza di coloro che erano grandi davvero, ma che il regime teneva nell’ombra, per timore del confronto.

Le trame di questo tipo erano una costante e lo sono anche oggi.

C’è un altro elemento in questo libro. La connessione tra la politica, l’ambiente militare e l’industria.

“Ali e poltrone”, pur riguardando essenzialmente l’aeronautica, andrebbe utilizzato come libro di testo in molti corsi per aspiranti manager. Sarebbe utilissimo anche a chi frequenta il corso di laurea in Scienze politiche. Nulla è cambiato, il suo contenuto è assolutamente attuale, in linea di principio.

Una nota dolente: il libro è quasi introvabile. Tuttavia si può riuscire ad averlo frequentando i soliti mercatini, oppure su internet. Ogni tanto ne spunta uno a qualche asta online. Il mio l’ho avuto così.



Recensione a cura di Evandro Detti

Didascalie delle foto a cura della Redazione

Andrà bene di sicuro

Andrà Bene Di Sicuro - Alessandro Soldati - Copertina

titolo: Andrà bene di sicuro

autore: Alessandro Soldati

editore: Il ponte vecchio

anno di pubblicazione: aprile 2014

ISBN versione cartacea: 978-8865413913





Non poteva avere titolo più benaugurale il romanzo di esordio di Alessandro Soldati edito nel 2014 dalla Società Editrice “Il Ponte Vecchio” di Cesena, anche se, in verità, non ci è dato sapere se questo volume di 261 pagine, estremamente curato nell’allestimento grafico e tipografico, abbia riscosso un rilevante successo di vendite o goda del totale apprezzamento dei lettori che lo hanno acquistato … tuttavia possiamo rivelare che a noi è piaciuto – e molto anche – benché stalli improvvisi e virate non coordinate (tanto per rimanere in tema aeronautico) contraddistinguano questo volo letterario. Ma andiamo con ordine: anzitutto la trama.

Andrà Bene Di Sicuro - Alessandro Soldati - IV di Copertina
La IV di copertina di “Andrà bene di sicuro” che contiene una parte della prefazione, a cura dell’autore, presente all’interno del volume. Nel panorama editoriale italiano – ma anche internazionale – è rarissimo incappare in una IV di copertina che in modo onesto e obiettivo anticipi al potenziale lettore il contenuto del volume. Ebbene in “Andrà bene di sicuro” il contenuto è di gran lunga molto molto migliore di quanto enfatizzi la IV di copertina. Si tratta di un romanzo strepitoso, entusiasmante, esilarante in alcuni tratti e estremamente profondo in altri … insomma un piccolo capolavoro cui la IV di copertina non rende merito. Editore? … vogliamo provvedere?

Sanzio Ottaviani è un tardo adolescente diciottenne che ancora non sa cosa vuol fare da grande. Il classico diplomato giuggiolone, momentaneamente occupato (non senza grandi sofferenze) presso il mobilificio dove già suo nonno ha lavorato e tuttora suo padre lavora con grande entusiasmo. Il babbo e il nonno, non certo Sanzio.

Lui invece, attorniato da una frotta di amici e di amiche, è un vero buontempone perdigiorno dalla mente arguta che trascorre le sue giornate tra il bar del paese, il mobilificio, le balere della zona e, nelle ore dei pasti, alla tavola dei suoi genitori.

Questo fino a quando, non si imbatterà in un provocatorio cartello pubblicitario affisso sul muro antistante il bar ARCI-Casa del popolo che riporta l’esortazione:

VIVI IL CIELO DA PROTAGONISTA.

Ebbene, in quel preciso istante la sua esistenza cambierà completamente perché verrà folgorato dall’idea di arruolarsi in Accademia Aeronautica e diventare dunque pilota militare.

Ed è proprio da quell’istante che prende davvero avvio il romanzo perché è quello il perno principale su cui ruota la sua idea di base.

In realtà esso si sviluppa su due piani narrativi che si sovrappongono e si attorcigliano anche in termini temporali sicché, oltre alla vicenda principale di cui sopra, incontriamo all’inizio del libro due sedicenti piloti italiani impegnati in una missione di foto-ricognizione durante la guerra nei Balcani mentre al termine del volume, dopo essere incappati in alcuni flash che ci aggiornano circa l’evoluzione della missione, ecco giungere l’epilogo con la voce narrante di Andrea, il grande amico di Sanzio, al quale l’autore affida l’ingrato compito di chiudere le due trame fin lì tessute.

I personaggi.

Escluso Sanzio quale indiscusso personaggio protagonista, gli altri si possono considerare alla pari, ossia ritratti con pennellate e caratterizzazioni che costituiscono una buona parte del successo di questo romanzo. Sono personaggi naif, improbabili eppure verosimili che – ne siamo certi – si possono incontrare anche oggi nei tanti bar della profonda provincia emiliana. Che dire? … spassosissimi, grotteschi, surreali, vere perle di narrativa seminate tra le pieghe delle pagine di questo romanzo. Sembrano usciti dalla macchina da ripresa di Pupi Avati nel film “Gli amici del bar Margherita”, altri ancora somigliano a quelli capitanati da Claudio Bisio nella pellicola “Bar Sport”, versione cinematografica dell’omonimo romanzo di Stefano Benni. Forse appaiono figure stereotipate e, se vogliamo, estremizzate … ma non stentiamo a credere che abbiano popolato realmente la vita dell’autore.

Andrà Bene Di Sicuro - Alessandro Soldati - Copertina
La bellissima copertina del romanzo che ritrae in chiaroscuro un Tornado al parcheggio. E’ molto probabile che lo scatto sia stato effettuato a cura dello stesso autore che in quel di Ghedi (Brescia), ove ha sede del VI Stormo dei gloriosi “Diavoli rossi”, ha svolto il suo lungo servizio operativo, come peraltro accennato nella breve nota biografica acclusa al volume. Chissà che in un prossimo futuro il buon Alessandro Soldati non vorrà regalarci un libro dedicato esclusivamente alla sua esperienza – per certo memorabile e degna di essere raccontata – proprio in questo blasonato e prestigioso reparto … chissa?! Una copia è già prenotata!

Ambientazione.

La maggior parte delle azioni si svolgono nel paese natale di Sanzio – non meglio precisato, ma supponiamo essere il medesimo dell’autore, ossia San Mauro Pascoli in provincia di Cesena – con puntate a Firenze, Latina, Cervia e, ovviamente i cieli della Bosnia.

Merita una nota a parte l’esperienza traumatica di Sanzio a Napoli: un vero numero da cabaret!

Per quanto riguarda le date non c’è un’indicazione precisa ma supponiamo che le vicende narrate si svolgano a cavallo degli anni ’80-’90.

I contenuti

Anche se il romanzo apparirà in diversi punti alquanto ridanciano, vezzoso e tragicomico, in realtà si tratta di un testo che contiene diversi “pezzi” di spessore tanto da renderlo ricco di contenuti assolutamente pregevoli oltre che assai divertente.

Tra tutti il racconto – purtroppo di ordinaria quotidianità – di come un’azienda assai prospera, seppure gestita con metodi apparentemente antiquati ma funzionali (il semianalfabeta anziano padre), possa essere annientata nel giro di poco tempo dal nuovo management (il quarantenne figliolo laureato in gestione aziendale con tanto di master). Oppure considerazioni alquanto amare circa la gerarchia militare, il falso pacifismo, i militari in quanto portatori di divisa.

D’altra parte l’autore lo dichiara con chiarezza nella prefazione:

“Quello che hai in mano non è un romanzo sugli aeroplani e sugli aviatori che ci stanno dentro. […] Io ho preferito raccontare coloro che stanno “dentro” gli aviatori. […] Siccome si parla di persone, alla fine, in questo mio cimento letterario si ride, si piange, si scherza, si fa sul serio parecchie volte, si sbagliano giudizi e si prendono persino cantonate.

Cos’altro aggiungere?

Giudizio globale.

Il romanzo è così intriso di ironia che si legge che è un piacere seppure, nelle prime pagine, stenti molto a decollare (sempre rimanendo in tema aeronautico). Per essere sinceri, giunti alla terza pagina, ci siamo visti costretti a compiere il gesto più catastrofico – per l’autore, s’intende – di cui abbia facoltà un lettore: saltare a piè pari l’intero capitolo (quello stampato in corsivo con la missione di foto-ricognizione). Ciò nella speranza che il successivo fosse meritevole di essere letto. E così è stato: la frase VIVI IL CIELO DA PROTAGONISTA ha schiuso a noi un altro romanzo, dallo stile completamente diverso, una narrazione fluida e piacevole, una storia accattivante che alla seconda pagina ci ha strappato il sorriso e che ci ha ben disposto per tutte le successive. Noi come qualsiasi altro generico lettore.

Ma se non avessimo compiuto quell’atto di buona volontà? … in quelle misere tre pagine si sarebbe compiuto il tremendo destino di Andrà bene di sicuro: una libreria polverosa dalla quale difficilmente sarebbe stato riesumato per una seconda lettura. Con grave danno per l’autore ma anche per noi lettori che ci saremmo privati di un così bel romanzo.

Andrà Bene Di Sicuro - Alessandro Soldati - III di copertina
La III di copertina che riporta una breve biografia dell’autore. Fatto salvo un po’ di sana e genuina invidia per sua la notevolissima carriera di pilota -militare e commerciale -, occorre aggiungere altro? Ebbene, sì! L’augurio che Alessandro Soldati ci regali in futuro tanti libri ancora, autobiografici e non – giacché il suo talento è innegabile e di storie ne ha raccontare. Di sicuro! E a noi lettori – parafrasando il titolo del suo libro di esordio – andrà bene, di sicuro!

A questo punto viene da chiedersi: perché? Possibile che il buon Alessandro Soldati non abbia mai frequentato un straccio di corso di scrittura creativa? Possibile che il suo editore, il correttore di bozze, gli amici cui ha fatto leggere il manoscritto non abbiano avuto il coraggio di svelargli che l’inizio della sua opera è lento, pesante, criptico? E sì che anche i manuali più improbabili che insegnano a scrivere un romanzo esortano furbescamente a elaborare un inizio scoppiettante, accattivante al punto da catalizzare la curiosità del lettore affinché legga il romanzo, pagina dopo pagina, fino alla fine. Le prime tre pagine – per essere chiari – sono quelle che decidono le sorti di un’opera letteraria. E’ una sacra regola della narrativa.

Certamente non si può pretendere che il nostro fido autore sia edotto circa la fine arte scrittoria – in fin dei conti è al suo romanzo di esordio e qualche sbavatura gli va perdonata – tuttavia, rimanendo sempre in ambito aeronautico, qualunque pilota sa che un buon volo comincia da un ottimo decollo, dunque perché mai un ottimo pilota – come sappiamo essere Alessandro – è decollato in modo così stentato? … insomma: un terribile errore di strategia che da un autore avvezzo a manovre di attacco e contromisure non ci saremmo mai aspettati.

Tornando invece al concetto di romanzo di esordio, ebbene: Andrà bene di sicuro rispetta in pieno il dogma della narrativa secondo il quale il primo romanzo di un autore è sicuramente ad alto contenuto autobiografico. In questo niente di male, per carità, tuttavia, archiviato il successo dell’ottimo esordio, ecco la vera sfida: riuscirà il nostro autore a ripetersi in un secondo romanzo e poi in un terzo e così via? … noi glielo auguriamo di tutto cuore perché il suo stile ironico ci affascina e ci rallegra l’animo, i suoi personaggi macchiettistici ci rendono più fiducosi nei confronti dell’umanità e le sue storie, anche se attraversano per metà il mondo del volo – militare, per inciso – mostrano aspetti che generalmente sfuggono ai più mentre per l’altra metà descrivono persone comuni che vivono marginalmente il mondo del volo.

Un altro aspetto che ci è saltato agli occhi – e non siamo certo dei puristi della grammatica – è l’uso intensivo delle maiuscole praticato dall’autore. Forse a noi sfugge il recondito significato ma, ad esempio, nel periodo: “Sì, l’Assicurazione! Adesso un Aereo da Guerra ha l’Assicurazione, secondo te?” ci sembrano presenti un po’ troppe maiuscole. Specie perché già Maiuscolo  – e notare che lo scriviamo con convinzione con la lettera maiuscola – è lo scambio di battute che avviene sull’argomento … quello ci basta e ci avanza! Alessandro, per pietà, ci potresti svelare l’arcano?

Ad ogni modo siamo di fronte a un libro-capolavoro che farà impallidire autori professionisti e già famosi, uno dei migliori pubblicati nel nostro paese negli ultimi anni, seppure in un settore – quello aeronautico – che rimane (purtroppo) di nicchia.

Un romanzo che “deve” avere un seguito. E aggiungo: se fossi l’editore di Alessandro gli darei il tormento affinché si dedichi più assiduamente alla scrittura anziché ad altre attività che esulano il suo amato lavoro – perché ne siamo certi che l’autore ami davvero il suo lavoro di pilota – a beneficio dei suoi tanti lettori. 

Tornando a “Andrà bene di sicuro”, siamo convinti fermamente che siamo di fronte a uno dei pochi volumi da acquistare senza indugio alcuno, leggere e prestare agli amici suggerendo loro – come noi lo suggeriamo – di guardarsi intorno altrimenti rischiate di essere scambiati per pazzi scatenati quando vi metterete a ridere a crepapelle o vi butterete in terra a torcervi da risa incontrollabili.

Qui giunti, dopo aver sproloquiato in lungo e largo su questo libro nel tentativo maldestro di convincervi a “farlo vostro”, non ci resta che chiudere con la frase finale che ne giustifica la sua lettura e che ne condensa in poche battute tutta la sua essenza. Dunque il protagonista si rivolge ai suoi allievi al termine del loro addestramento dicendo loro:

“Da questo momento vi dichiaro incapaci di fare puttanate, perciò andate per il mondo e, quando dovrete prendere decisioni cruciali, ebbene, a quel punto, fate un po’ come cazzo vi pare. ANDRA’ BENE di SICURO!”



Recensione a cura della Redazione di VOCI DI HANGAR


In un cielo di guai

In un cielo di guai - bis

In un cielo di Guai - ter

Un dono d’ali

Un dono d'ali - Richard Bach - Copertina

titolo: Un dono d’ali

autore: Richard Bach

editore: Rizzoli

anno di pubblicazione:  1987

ISBN versione cartacea: 9788817851060





Richard Bach ha scritto parecchi libri. Il primo è stato subito un successo. Si tratta di “Il gabbiano Jonathan Livingston”. Poi ne sono seguiti altri, tutti bellissimi.

Insieme a “Biplano”, questo è forse il mio preferito.

Un dono d'ali - Richard Bach - Copertina
La copertina del libro semplice ed evocativa: in uno sfondo piuttosto scuro, l’unico bagliore di cielo chiaro avvolge il biplano in volo

“Un dono d’ali” contiene i punti salienti di quindici anni di vita di Bach. Lui ha imparato a scrivere intanto che imparava a volare.

Non è un libro riservato a chi vola. Però chi vola capisce immediatamente ogni parola, ogni sillaba di questo libro.

Gli altri, quelli che non volano, sono forse coloro che più possono beneficiare della lettura di “Un dono d’ali”, perché saranno portati alla comprensione della gioia e del significato del volo. Ne conosceranno gli ingredienti straordinari fatti di avventura, libertà, ricerca della perfezione, tecnica e filosofia della vita.

Il lettore verrà proiettato in un mondo fatto di persone un po’ “speciali”, che potrebbe incontrare nella vita di tutti i giorni senza riconoscerle. Dal fornaio, al supermercato o all’ufficio postale, l’uomo tranquillo che sta facendo la fila potrebbe essere un pilota appena sceso da un mondo fatto di nuvole e sole, orizzonte piatto o montagne altissime, che sotto di lui apparivano come un’increspatura della terra.

Bach stesso incontra una di queste persone, su un aereo di linea che attraversava l’America da S. Francisco a Denver. Per novecento miglia l’uomo gli racconta della sua vita di pilota, della guerra, dei trasporti di soldati, di Iwo Jima etc. Poi, in cinque secondi gli liquida i ventitré anni passati dopo la guerra, a fare il commesso viaggiatore.

Perché volare è una passione fortissima, talmente forte che a volte si considera questa come l’unica ragione di vita.

Bach dice:

”Chiedimi perché volo e non saprei cosa dire. Invece, potrei portarti su un aeroporto, un sabato mattina, alla fine di agosto….”

E’ quello che facciamo noi piloti. Non possiamo spiegare la passione per il volo, ma spesso portiamo qualcuno con noi in aeroporto, andiamo in volo e dopo, forse, il nostro passeggero ha un’idea più chiara del perché voliamo.

Un dono d'ali - Richard Bach - Retro
La retrocopertina del libro con l’elenco degli altri volumi di questo autore, informazione assai utile per chi voglia leggerli o collezionarli.

Ogni capitolo contiene un pezzettino di spiegazione del perché amiamo così tanto questo mondo fatto di macchine di legno e tela, o di metallo lucidissimo, di motori che hanno ognuno la propria voce caratteristica, fatto di odori tipici, di olio e benzina, fatto di racconti, di meccanici sui quali riponiamo una fiducia assoluta, fatto di comunicazioni radio, fatto di numeri e sistemi di misura aeronautici, di vento, di temporali, piste, circuiti di traffico, navigazione…

Ogni capitolo trasferisce nella mente del lettore un po’ della mente di un pilota. Alla fine il lettore non diventerà pilota, ma comprenderà meglio la sua mentalità.

I libri di Bach non sono difficili da trovare. Basta entrare in qualunque libreria e se proprio non lo troviamo da soli, chiedere al commesso … sicuramente ve ne troverà una copia.



Recensione a cura di Evandro Detti

Biplano - Richard Bach - Copertina
Biplano
Un dono d'ali - Richard Bach - Copertina
Un dono d'ali

Biplano

Biplano - Richard Bach - Copertina

titolo: Biplano

autore: Richard 1981

editore: Rizzoli

anno di pubblicazione: 1981

ISBN versione cartacea: non disponibile





All’inizio degli anni sessanta Richard Bach possedeva un meraviglioso aeroplano Fairchild 24 del 1946, modernissimo per l’epoca. Era completamente rifatto, come nuovo di zecca, anzi, meglio che nuovo di zecca.

Biplano - Richard Bach - Retro
La retrocopertina del libro di una delle prime edizioni in italiano. Da notare il prezzo ancora espresso in lire.

Con quella macchina meravigliosa aveva volato per migliaia di chilometri per tutti Gli Stati Uniti. Da solo o con la famiglia, a bordo di quell’affidabile aeroplano era andato ovunque senza il minimo problema.

Un giorno si mise alla ricerca di un vecchio biplano e alla fine lo trovò.

Era un Parks P-2A. Anzi, per dirla tutta era uno Speedster Detroit-Ryan 1929, modello Parks P-2A.

Un vecchio aeroplano.

Dopo una amichevole trattativa concluse l’affare. Avrebbe preso il biplano scambiandolo con il Fairchild. Una vera follia.

Il biplano apparteneva ad un certo Evander M. Britt, il quale non era neanche troppo convinto di fare un gran buon affare, ma gli aerei vennero scambiati. Bach partì quindi dalla costa Est degli Stati Uniti per portarsi a casa il biplano, fino alla costa Ovest. Un viaggio di più di cinquemila chilometri.

Il libro parla di questo viaggio.

Ma un aereo può non essere semplicemente un mezzo per andare da un posto all’altro. Spesso è molto di più.

Anche questo “molto di più” costituisce il contenuto del libro. Come al solito lascio a chi legge il piacere di scoprire di cosa si tratti.

La bella copertina dell’edizione pubblicata nel 2012 del libro di Richard Bach

Posso solo aggiungere che in questo caso il viaggio si sdoppia. Oltre a quello attraverso gli spazi immensi dell’America c’è un altro viaggio attraverso il tempo. Il biplano è del 1929 e insieme a lui Bach ha comprato la tecnologia del 1929, i problemi, i criteri, il rumore del motore del 1929, gli odori della cabina, della tela e dei coloranti e delle colle del 1929 e così via.

Pian piano, lungo questi due viaggi paralleli, il biplano riporta in vita una gran quantità di elementi di cui si era perduta la memoria. Sono tutti lì, nel libro, ed emergono uno alla volta, ininterrottamente, sorprendendo anche noi piloti che ci crediamo tanto esperti.

Il motore, ad esempio, è un cinque cilindri stellare, senza cappottatura, la corrente per il suo funzionamento è assicurata da due magneti, anch’essi esterni e quindi poco protetti. In caso di pioggia, se i magneti si bagnassero, il motore si pianterebbe. E sul fatto che il motore si pianti, prima o poi e per un motivo o per un altro, ci si può contare. Dunque, secondo la mentalità dei piloti del 1929, durante il volo la rotta deve necessariamente andare da un campo atterrabile ad un altro. E se la distanza tra due campi atterrabili fosse troppa, allora bisogna salire di quota, per avere comunque una planata utile per raggiungere un punto dove posarsi sani e salvi.

Biplano - Richard Bach - Copertina
La copertina del libro. Si notino i segni di consuzione, dimostrazione di quante volte il libro sia stato letto dalla medesima persona

L’aereo teme il vento laterale all’atterraggio.

Se si rompe qualcosa bisogna sapere come riparare il danno, secondo le tecniche del 1929.

La potenza è quella che è. Il motore gira a 1750 giri al minuto, con il suo caratteristico rumore che richiama la sequenza degli scoppi nei cilindri: 1 3 5 2 4. Basta pronunciare questi numeri in sequenza ripetutamente per “sentirne” il rumore, la voce del Parks.

Indubbiamente una macchina di gran fascino. Anche se questo, per le nostre menti moderne, non spiega come si possa scambiare un Fairchild con un Parks.

Bach stesso è consapevole di fare una follia, ma in poche parole riesce a darcene una sorta di ragione. Dice:

“So soltanto che voglio questo biplano. Lo voglio perché voglio viaggiare attraverso il tempo e voglio pilotare un aereo difficile e sentire il vento mentre volo, e che la gente guardi, veda, sappia che la gloria esiste ancora. Voglio esser parte di qualcosa di grande e di magnifico”.

Ci riuscirà? Se leggerete il libro lo saprete, ma aspettatevi di passare attraverso un mare di disavventure insieme a Bach.

Di solito non si dice mai come una storia va a finire. Stavolta farò un’eccezione. Volete sapere quali sono le parole che chiudono il libro?

Sono quattro: ne valeva la pena.



Recensione a cura di Evandro Detti

Un dono d'ali - Richard Bach - Copertina
Un dono d'ali

Storia di un Aeroporto – Da Roma Littorio a Roma Urbe

Storia di un aeroporto - Da Roma Littorio a Roma Urbe - Alfredo Stinellis - Copertina Fronte

titolo: Storia di un aeroporto – Da Roma Littorio a Roma Urbe

autore: Alfredo Stinellis

editore: IBN editore

anno di pubblicazione: 2007

ISBN versione cartacea: 978-8875650391





Ogni aeroporto ha una storia. E spesso si tratta di una lunga storia, intrisa di fatti e avvenimenti che si intrecciano con l’intera storia di una nazione e del mondo intero.

Molti aeroporti erano, all’origine, semplici campi pianeggianti, neanche troppo ampi, dove, agli albori della storia dell’aviazione, fragili accrocchi di legno e tela avevano avuto l’ardire di staccarsi da terra per pochi istanti.

Storia di un aeroporto - Da Roma Littorio a Roma Urbe - Alfredo Stinellis - Copertina retro
Il retro del libro con una serie di fotografie che lasciano presagire le molteplici attività svolte nell’aeroporto cittadino nel corso degli anni. Sono tutte raccontate all’interno delle 255 pagine di questo lodevole volume

Dopo, quei campetti erano cresciuti, in dimensioni e dotazioni tecniche, man mano che le necessità operative aumentavano di giorno in giorno. Il loro sviluppo ha seguito di pari passo quello degli aeroplani, fino ai giorni nostri e ancora continua.

Altri aeroporti, inclusi gli idroscali (e soprattutto gli attracchi per i dirigibili) sono stati abbandonati. E oggi di loro resta ben poco se non niente. Nel nostro paese sono in stato di abbandono parecchi siti che hanno un altissimo valore storico. Solo per nominarne alcuni: Centocelle a Roma, Vigna di Valle sul lago di Bracciano, Furbara, Orbetello, ma anche Gorizia etc. Ma potrei continuare per una pagina intera.

L’aeroporto dell’Urbe, ormai divenuto il city airport di Roma, ha seguito la stessa evoluzione.

Un sito storico per eccellenza, ha visto scorrere la storia della nostra aviazione adeguandosi e pagandone le conseguenze: inondazioni da parte del vicinissimo Tevere, lavori mal eseguiti, bombardamenti e mala gestione, ma anche tanta autentica passione per il volo e dedizione da parte di personaggi illustri che hanno lottato per preservarlo. Ebbene questi sono i fatti salienti che lo hanno portato fin qui.

Oggi l’aeroporto dell’Urbe funziona ancora, vi risiedono diverse scuole di volo, un reparto volo della Guardia Forestale e altre società che operano con elicotteri. Infatti l’aeroporto dell’Urbe guarda ora al futuro più come eliporto. E questo tende a nasconderne il glorioso passato.

Per fortuna esistono persone che, dopo aver attraversato la storia da protagonisti, prendono una penna e un pacco di carta, oppure afferrano la tastiera di un computer e scrivono le loro memorie. Di solito si tratta di persone generose che vogliono condividere la loro conoscenza con altri che vorrebbero conoscerla, ma non ne avrebbero la possibilità. Spesso sono collezionisti che per anni e anni accumulano in una stanza o in un garage ogni genere di documento. E poi un giorno rispolverano tutto e pubblicano un libro.

Uno di questi è un mio collega, controllore del traffico aereo, attualmente in pensione, ma che all’Urbe ha lavorato qualche decennio proprio in Torre di controllo.

Lavoravamo insieme, in turno e spesso lo vedevo trafficare con pacchi di fogli scritti e documenti. Nelle pause di lavoro si metteva a scrivere e a correggere. Un giorno non ho resistito alla curiosità: gli ho chiesto cosa stesse facendo. Scriveva la storia dell’aeroporto dell’Urbe.

Storia di un aeroporto - Da Roma Littorio a Roma Urbe - Alfredo Stinellis - Copertina Fronte
In copertina l’ingresso monumentale dell’aeroporto. Lo stile umbertino  della colossale porta di accesso oggi spicca più che mai lungo l’austero muro di cinta dell’area aeroportuale, diventato il margine di  separazione da un’arteria trafficatissima come la strada consolare SS-4 Salaria.

 “Storia di un aeroporto” è nato così.

Alfredo Stinellis è un collezionista e anche un grande appassionato di storia. Fa parte della storia del controllo del traffico aereo e di quella dell’Urbe. Nessuno meglio di lui poteva scrivere un libro simile.

Pur non avendo il brevetto volava spesso con qualcuno di noi piloti, come passeggero, ma un passeggero molto autorevole. Quando sorvolavamo il Tevere, noi piloti vedevamo il fiume. Lui vedeva invece i punti del fiume dove ammaravano gli idrovolanti quasi un secolo fa, i punti di attracco e gli scivoli dai quali gli idro scendevano in acqua o risalivano sulla terraferma anche a mezzo di una gru. Oggi non resta più nulla di tutto ciò, ma lui conosceva la storia e i documenti fotografici in suo possesso. Per questo i suoi occhi potevano vedere tanto più dei nostri. Ne ebbi la conferma quando, un giorno in una escursione sull’argine, ritrovammo i resti della gru sepolti sotto la vegetazione.

Nel libro ha inserito una mole di documenti notevole, moltissimi inediti e quindi interessantissimi.

Ha narrato aneddoti inediti e documentati, molti dei quali sarebbero andati perduti per sempre, se non li avesse condivisi con noi.

Per inciso, è stato grazie a questo libro che ho scoperto un fatto straordinario: l’aeroporto dell’Urbe è stato intitolato (per un certo periodo) a Cesare Carra. Così, anche stimolato dal libro dell’amico Stinellis, e dopo ulteriori ricerche, ho potuto scrivere la biografia di questo pilota, vero pioniere dell’idroaviazione.



Recensione a cura di Evandro Detti

Didascalie delle foto a cura della Redazione