Nuvole elettriche


Non riesci a vedermi, vero? Eppure io sono davanti a te.

Sono ore che state lì di guardia, con le vostre mimetiche ed i vostri fucili, ma noi di qui non possiamo andare via. Chissà cosa pensi. Ho visto il tuo sguardo velarsi di commozione quando portavano via i nostri corpi, ma la compassione non è una caratteristica di un buon soldato, hai celato quella leggera lacrima con uno starnuto impacciato.

Siamo gli ultimi pensieri dei passeggeri del volo MH17, cristallizzati in nuvole elettriche, che vaghiamo tra i resti del nostro aereo in attesa che arrivi la “chiamata”.

Tutti e 298 eravamo qui quando l’aereo, ormai diventato una palla di fuoco, si è schiantato al suolo. Molti erano già morti soffocati dal fumo o stroncati dalla paura. Ma qualcuno, come me, ha visto la terra avvicinarsi nel suo abbraccio mortale. Io ero il secondo pilota.

Buffo come, sebbene tra di noi ci fossero Musulmani, Cristiani, Indù, Atei ed Agnostici, tutti, al momento del trapasso, sapessimo benissimo cosa sarebbe successo dopo.

Come se si fosse innescato un nastro sepolto nella nostra anima che si sarebbe attivato solo al momento del distacco col corpo.

Il nostro ultimo pensiero si sarebbe cristallizzato lì, nel luogo dove il corpo si era posato, finché i guardiani non lo avessero compiuto. Allora saremmo stati mandati “di là”.

Vicino al motore c’è il pensiero di una mamma che vorrebbe salutare il suo ragazzo. Stava andando a trovarlo. Lui aveva iniziato a lavorare e l’aveva invitata a venire in Malesia. Sarebbe stata la prima volta che il figlio si sarebbe preso cura della madre.

Dietro la deriva c’è un uomo che pensa alla sua donna. Viaggiava per lavoro, era un medico invitato al convegno per l’Aids. Il suo ultimo pensiero è stato di poterla abbracciare ancora una volta.

Forse quel brivido di freddo che senti è il vociare di questi pensieri spezzati. Chissà di chi era la mano che ha premuto il pulsante di sparo. Era fatta di carne e sangue come la mia quando cercavo di riportare in assetto questo aereo ferito a morte. Era come la tua che scorre sul tuo anello nuziale come fosse un rosario.

Forse mi riesci a sentire, vedo che sei turbato, cerchi di non guardare verso i rottami, sicuramente avverti qualcosa.

Se potessi vedere, ora, gruppi di nuvole elettriche svaniscono. I guardiani stanno accompagnando le anime nel loro ultimo pensiero e poi li avrebbero portati di là. La mamma è appena andata. Sicuramente ora sta guardando il suo figlio e gli sta facendo l’ultima carezza; anche l’uomo è partito: lo immagino sfiorare il viso della sua donna mentre lei piange di nascosto.

Tocca a me. Vuoi sapere qual è stato il mio ultimo pensiero?

Io non ho nessuno da salutare. Volare era la mia passione ed ho pensato che avrei voluto vedere la Terra dallo spazio. Vado, fai buona guardia alla nostra ultima dimora. 

 

“Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini” (Yurji Alexeievich Gagarin)


§§§ in esclusiva per “Voci di hangar” §§§

# proprietà letteraria riservata #


Roberto Paradiso

 

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