La guerra nell’aria

la guerra nell'aria copertina

titolo: La guerra dell’aria

autore: Pierre Clostermann

editore: Longanesi & C.

anno di pubblicazione: 1964

ISBN: non disponibile





Pierre Clostermann ha scritto questo terzo libro per far conoscere alcune delle storie personali degli aviatori che hanno combattuto nei vari teatri operativi della Seconda Guerra Mondiale.

guerra nell'aria spitfire
Raramente accade di non dover commentare le foto presenti all’interno del volume. Stavolta lo ha fatto per noi lo stesso autore

guerra nell'aria me262
All’interno del volume si possono apprezzare dei trittici assolutamente impeccabili dei velivoli che sono protagonisti della narrazione. Questo è un Messerschmitt Me 262, uno dei primi caccia-bombardieri usati dalla Luftwaffe – l’Aviazione militare tedesca – verso la fine del II conflitto mondiale

Le storie sono state scelte “tra le decine di migliaia che resteranno nascoste negli archivi e nei cassetti”. Vi si parla di tutti, dei francesi (lui stesso faceva parte delle Forze Aeree Francesi Libere), degli inglesi, degli americani, dei canadesi, dei tedeschi, dei giapponesi. Ed è questo un elemento di enorme interesse per ogni appassionato di Aviazione, perché permette di scoprire le diverse realtà dell’impiego dell’aviazione in teatri bellici tanto diversi, sia per la mentalità dei popoli che per la posizione geografica dove i fatti si sono svolti. Si va dall’Europa al Pacifico, dai fiordi della Norvegia alle isole Hawaii. Molto interessante.

La traduzione è stata fatta da Corrado Ricci, il quale, almeno nell’edizione da me letta, ha curato anche una presentazione, una sorta di prefazione del libro.

guerra nell'aria copertina interna
La copertina interna del volume di Pierre Clostermann, l’asso degli assi della caccia francese nella II Guerra Mondiale che, tornato alla vite civile, esercitò la professione di ingegnere prima di sedere nel Parlamento francese per diversi mandati. A lui dobbiamo anche la fondazione della società di costruzioni aeronautiche REIMS Aviation che costruì su licenza diversi modelli di velivoli su licenza della CESSNA statunitense

Ed è proprio di questa presentazione che vorrei dire due parole.

clostermann a bordo
Ecco una bella immagine autografata che mostra l’autore del libro a bordo del suo Hawker Tempest soprannominato “Le grand Charles”. Da notare le crocette dipinte sulla fiancata del velivolo che riepilogano il numero di abbattimenti conseguiti da Clostermann. A questi andrebbero aggiunte numerosissime locomotive, cinque carri armati e addirittura due sottomarini

guerra nell'aria zero
Ecco l’inconfonbile sagoma del Mitsubishi ZERO. Scrive Clostermanna a suo prosito del caccia giapponese: “Lo ZERO fu per i giapponesi quel che lo SPITFIRE e il MESSERSCHMITT Me 109 furono per gli inglesi e i tedeschi. Il suo vero nome di famiglia era Mitsubishi A6M5 tipo 0 nell’ambiente della Marina imperiale giapponese; da questo gli derivò il suo primo soprannome ZERO datogli dagli americani che però non voleva avere alcun significato dispregiativo: anzi!”

Sembra che al traduttore abbia dato notevole fastidio che Clostermann (anzi, “il Clostermann”, come lo chiama lui nella prefazione…) nel corso del libro abbia omesso di sviscerarsi in ogni sorta di possibile elogio verso gli aviatori italiani, che hanno combattuto la stessa guerra con equipaggiamenti inadeguati, in numero sempre molto ridotto contro un nemico sempre soverchiante, armati soltanto di coraggio, cuore e spirito di sacrificio. Il che è anche vero. Gli aviatori italiani hanno scritto pagine di puro eroismo, ma questo Clostermann non lo nega, anzi lo lascia chiaramente intendere. Ma non dimentichiamo che Clostermann combatteva dalla parte degli alleati e contro i tedeschi e gli italiani insieme. Non vedo perché avrebbe dovuto dedicare una parte del libro all’eroismo italiano.

Il Ricci (mi prendo la rivincita di chiamarlo così) forse non si rende conto che lo scopo del libro non è quello di lodare un nemico che, ai suoi occhi, non ha proprio un ruolo di assoluto rilievo nelle vicende della guerra. Si potrà anche avere rispetto per un pilota che da solo, con un CR 42 va incontro ad una formazione di Spitfires e viene alla fine abbattuto, magari dopo aver abbattuto a sua volta qualche avversario. Ma sono episodi che rimpiccioliscono rispetto alle grandi battaglie condotte su larga scala. Clostermann giustamente ne parla, ma nella sua narrazione si riferisce soprattutto allo scontro tra alleati e tedeschi.

guerra nell'aria blenheim
Una delle fotografie originali che sono presenti nel libro “La guerra nell’aria”

Dice il Ricci: “Circa gli italiani, dal testo risulta che i piloti italiani combattevano goffamente…”.

OK. Magari la parola non sarà molto opportuna, ma cosa si deve dire di chi si trova a combattere con un velivolo come “la Caprona”, davvero goffo, se paragonato ad uno Spitfire, o anche ad un Hurricane.

Ho letto tutto il libro, con vivo interesse e senza mai provare il disagio o la stizza provata dal traduttore. Anzi, come sempre Clostermann riesce a descrivere gli avvenimenti trascinando il lettore e facendolo sentire come partecipe delle azioni descritte, quasi come se le vivesse egli stesso. Il che non è poco.

guerra nell'aria hurricane
Gli Hawker HURRICANE (letteralmente: uragano) che, assieme ai Supermarine SPITFIRE, costituirono la spina dorsale della caccia britannica. Difesero strenuamente i cieli meridionali dell’isola britannica dagli attacchi dei bombardieri tedeschi nel corso della Battagli ad’Inghilterra

E sinceramente, trovo che ovunque siano descritti gli italiani, a parte la descrizione del loro scarso equipaggiamento, non mi sembra che sia stato loro tolto alcunché.

la guerra nell'aria francese
La copertina del libro di Pierre Clostermann in lingua originale. La copertina della versione italiana, invece, non deve essere costata una grande faticha per chi ne ha curato la grafica: riprende in ordine decrescente di dimensione la vista frontale dei trittici dei velivoli presenti all’interno del volume … se non altro ci consente di comprendere quanto enorme fosse il De Havilland MOSQUITO britannico rispetto allo Yokosuka MXY-7 OHKA, soprannominato dagli statunitensi BAKA

 

Un gran bel libro, che consiglio di leggere. L’edizione in mio possesso è della Longanesi § C Milano. E’ una seconda edizione, non ha sovra-copertina e la copertina, rigida, è in tinta unita di colore verde.

Questo fa parte della collana “Il mondo nuovo” ed è il volume 67. Titolo originale francese: “Feu du ciel” mentre in inglese diventa: “Flames in the sky”.

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Recensione a cura di Evandro Detti (Brutus Flyer)


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