La panchina


Contrariamente a quanto vorrebbe la sacra regola che assicura la fruizione di una buona recensione, non vi parleremo del racconto del buon Roberto Malaguti cominciando ad analizzare il prologo bensì esattamente il contrario: dall’epilogo. E questo in virtù del fatto indiscutibile che – al momento – abbiamo un’unica certezza che ci accomuna tutti, belli e brutti, ricchi e poveri, buoni e cattivi: la nostra esistenza terrena è destinata a terminare. Ossia prima o poi siamo certi che il nostro percorso in questa dimensione, in questa epoca, su questo pianeta avrà termine. Accadrà ai magnati dell’industria come al dipendente dell’anagrafe, all’emiro che naviga letteralmente nel petrolio come all’operaio della compagnia telefonica.

E’la famosa “livella” di Totò o, come usano dire coloro che si esprimono in modo forbito, la caducità dell’esistenza umana.

Un velivolo commerciale in decollo, uno dei tanti che animano i cieli al di sopra del parco dove si svolge la vicenda del racconto di Roberto Malaguti (foto proveniente da www.flickr.com)

Ma veniamo alle battute finale del racconto di cui dicevamo:

“Cosa facevi vicino a quel signore? Non lo avrai disturbato?”

“No mamma, credo stia dormendo mamma. Sai mamma, penso che stesse facendo un sogno bellissimo!”

“E questo cosa te lo farebbe pensare?”  Chiese la mamma sorridendo dolcemente.

“Sorride mamma, sorride come fosse tanto felice”.

Un finale positivo che lancia un messaggio di fiducia e di serenità: c’è altro dopo la nostra morte terrena. L’autore ne è fermamente convinto. Quanto convinto? Molto, giacché ha costruito una trama che all’inizio è volutamente statica e che contrappone i toni cupi del protagonista alla giocosità dei bambini nel parco, oppure la sua inquietudine interiore, il suo apparire distaccato, quasi assente o anche il chiaroscuro del suo vivere (più scuro che chiaro) che contrasta con la radiosità del suo luogo prediletto.

In effetti il prologo è ben anticipato dal titolo del racconto mentre la collocazione spazio temporale è rapidamente rivelata dall’autore: siamo in un parco milanese, in periferia, sul sentiero di discesa dell’aeroporto meneghino.

“La turbolenza di quel temporale spostava di continuo l’aereo mettendone a dura prova la resistenza strutturale. Il radar meteo si era ammutolito, sembrava che la paura si fosse impossessata anche dello strumento lasciandolo a decidere il da farsi da solo.” E’ uno dei passi del racconto in cui l’autore – con mirabile abilità – evoca una situazione di volo assolutamente verosimile. Magia della narrativa! (foto proveniente da www.flickr.com)

Naturalmente figura primaria è un pilota attanagliato dall’età senile e dai ricordi. Malgrado la sua indole dolce e cordiale, si è chiuso in sé stesso apparendo scorbutico quasi misantropo, arroccato nella “sua” panchina in attesa dell’inevitabile corso della sua esistenza. Ma a scompaginare questa vita noiosa e arida ecco una presenza imprevista che la sconvolgerà con delicatezza angelica.

Lo splendido libro citato nel racconto e che, ahinoi, non è disponibile in lingua italiana. Chissà che qualche editore non ascolti il nostro appello e lo renda finalmente fruibile per noi poveri lettori minati da una modesta conoscienza della lingua inglese ...

A questo punto non possiamo aggiungere di più: svelato l’epilogo e il prologo sarà vostra cura leggere cosa c’è nel mezzo; possiamo solo anticiparvi che sarà una lettura piacevole, per alcuni versi struggente e che – se ce ne fosse bisogno – ci rammenta che dobbiamo fare i conti con l’ineluttabile, prima o poi. Dunque perché non fare pace con sé stessi e giungere al quel momento con cristiana serenità?

Aggiungiamo semmai la breve sinossi fornita dall’autore in fase di partecipazione al Premio: 

Un uomo anziano, solo, ha fatto di una panchina solitaria il suo mondo. Un mondo fatto di attesa, solitudine e ricordi, paure legate all’età. In questo mondo non sembra esserci posto per nessuno, fino a quando tutto viene scosso dalla apparizione di una creatura femminile che sembra uscita da un sogno e che si rivelerà alla fine ben più di una semplice appassionata di volo.

Un racconto scritto con delicatezza, in “punta di tastiera” oseremmo dire; peccato che non abbia goduto del favore della giuria della XI edizione del Premio RACCONTI TRA LE NUVOLE … ma forse il tema toccato ha indotto i dieci magici giurati/e a preferire testi più positivi, meno malinconici. D’altra parte solo venti sono i racconti finalisti destinati a essere ospitati nell’antologia e, di fronte a tanta qualità, la logica matematica della valutazione è stata impietosa. Ciò nonostante i visitatori dell’hangar – ne siamo certi – leggeranno con sommo piacere questo racconto. Aggiungiamo a loro beneficio che sarà utile munirsi di qualche fazzolettino di carta perché c’è il serio rischio di qualche lacrimone accidentale. A noi è capitato ma è pur vero che siamo degli inguaribili romanticoni …

E’ cosi che ce lo immaginiamo il protagonista di questo racconto prima del suo fatidico incontro. Non ha gli occhiali da pilota ma visualizza idealmente l’immagine dell’uono seduto sulla “sua” panchina assorto nei ricordi (foto proveniente da www.flickr.com)

Ci piace chiudere questa recensione riportando la frase-testamento lasciata ai suoi ammiratori dal grande vecchio  Andrea Camilleri a proposito dell’esistenza umana. Risulta illuminante e collima – secondo quanto abbiamo letto – con quello che è il contenuto di questo racconto. Eccola:

“Alla nascita ti danno il ticket in cui è compreso tutto: la malattia, la giovinezza, la maturità e anche la vecchiaia e la morte. Non puoi rifiutarti di morire perché è compreso nel biglietto. O l’accetti serenamente e te ne fai una ragione o sei un povero cogl…!”




Narrativa / Lungo

Inedito

Ha partecipato alla XI edizione del Premio letterario “Racconti tra le nuvole” – 2023


Recensione e didascalie a cura della Redazione di VOCI DI HANGAR


NOTA: la foto di copertina, per la prima volta nella storia di VOCI DI HANGAR, non è un soggetto squisitamente aeronautico, tuttavia ci sembrava più che mai pertinente considerato il titolo e il luogo ove si svolge il raccconto


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