titolo: Carrying the fire – Il mio viaggio verso la Luna
autore: Michael Collins
editore: Cartabianca Publishing
anno di pubblicazione: 2023
ISBN: 8888805532
ISBN 13 cifre: 978-8888805535
pagine: 462
Molti anni fa, in epoca pre-internet, ero ancora un ragazzo e molto interessato alla storia di una squadriglia che aveva combattuto in Birmania come “Tigri volanti” e successivamente nel Pacifico con il nome di “Squadriglia delle Pecore Nere”. Avevo letto un libro, scritto da un pilota che aveva fatto parte di entrambe le squadriglie, anzi, della seconda era stato addirittura il comandante. Il titolo in italiano era “L’asso della bottiglia” e l’autore rispondeva al nome di Gregory “Pappy” Boyington.
Boyington è stato veramente un asso. A fine carriera aveva totalizzato circa ventisei abbattimenti, anche se il numero reale è un pochino controverso. Forse perché, oltre ad essere un asso come pilota, lo era anche come bevitore. Si dice che volasse spesso un po’ alticcio, non propriamente nel senso della quota. Da qui il titolo del suo libro tradotto in italiano.
Il titolo originale era invece: “Baa baa Black sheep”.
Quel libro mi aveva talmente impressionato che avrei voluto trovare e leggere tutti i libri sull’argomento. Ma all’epoca era difficile perfino sapere se esistessero e come ottenerli. Le riviste di settore spesso riportavano notizie, fotografie, interviste. E proprio su una rivista inglese, a Londra, lessi l’intervista a Gregory Boyington. In quei giorni si parlava tanto della famosa serie televisiva “La squadriglia delle pecore nere” e lui ne era il consulente. Con l’inevitabile strascico di polemiche sulla veridicità di come venivano rappresentati i fatti e i veri protagonisti. Questi ultimi erano, guarda caso, proprio quelli più contrariati.
Ovviamente la rivista era scritta in inglese, lingua che conoscevo abbastanza bene già allora. Però avrei desiderato leggere altre cose su Boyington, altri libri su di lui e sulla sua squadriglia. Mi avrebbe fatto piacere parlarci di persona, o almeno scrivergli, ma… eravamo, appunto, in epoca pre-internet. Non sapevo come fare per superare le distanze. L’America era ancora troppo lontana.
A Roma esisteva una libreria del centro che trattava proprio di libri pubblicati all’estero. E soprattutto negli Stati Uniti. Presi a passarci le ore, a guardare tutti i libri in inglese e a scorrere l’elenco di quelli che trattavano di aviazione.
Ne ordinai molti, nel corso degli anni. Ma spesso dovevo aspettare tempi biblici, prima che arrivassero.
Poi, finalmente, arrivò internet. E fu come se all’improvviso si aprissero tutte le finestre sul mondo e potessi guardare di fuori.
Pian piano, nel tempo, ho potuto ordinare libri ovunque. E ho potuto scoprire e leggere, non soltanto il libro di Boyington in lingua originale (che è tutta un’altra cosa) ma anche tutti i libri esistenti sulla guerra nel Pacifico e la storia di tutte le altre unità che vi avevano operato. E i libri scritti da tanti altri piloti, spaziando così su una marea di diversi punti di vista sui medesimi fatti storici.
Potevo ordinare anche libri in francese, sebbene con qualche piccola difficoltà in più, se ricordo bene. Ma poco male, in Francia ci andavo spesso e tornavo sempre con parecchie riviste e libri, specialmente di fotografia, settore del quale devo fare a quel paese tanto di cappello.
Rimaneva sempre il disagio di aspettare il pacco dei libri, nonostante i tempi si fossero ridotti abbastanza.
La vera svolta, quella decisiva, è avvenuta da una manciata di anni.
Un giorno mi sono visto regalare un Kobo. E ho conosciuto la magia dei libri digitali, o eBook.
Come ho scritto in alcune recensioni, questa è stata una svolta epocale. Adesso non dovevo aspettare altro che il tempo della procedura di pagamento online e quello del download. Un paio di minuti. Una favola.
Le finestre sul mondo, su tutto il mondo, non si erano solo aperte. Erano sparite del tutto.
Al Kobo si è aggiunto il Kindle. I miei dispositivi sono ormai delle vere e proprie librerie nascoste sotto il vetro dello schermo. E siccome sia Kindle che Kobo hanno ormai la loro applicazione per tablet Android, posso tenere due librerie immense in un unico dispositivo. Per mezzo di un’altra applicazione posso addirittura acquistare e leggere riviste di tutto il mondo. Questione di pochi click.
Su Voci di hangar, nella improbabile sezione dal nome fuorviante “Manuali di volo” e nella sotto sezione “Fuori campo” si trovano oltre cento recensioni (per ora) di questi libri interessantissimi. Non le ho scritte tutte io, ma moltissime sì.
Ho cercato di diffondere la conoscenza di molte pubblicazioni aeronautiche (è un sito a carattere aeronautico) descrivendone il contenuto e cercando di invogliare i potenziali lettori a comprare e leggere queste opere.
Le recensioni di Voci di hangar non riguardano solamente libri in inglese e francese. Anzi, la maggior parte sono in italiano.
Il problema della lingua è comunque quello minore. Sembra purtroppo che il nostro paese non abbia molta inclinazione per la lettura. Al massimo la gente legge lo schermo del cellulare e giusto per i messaggi delle chat dei vari social. Se non sono troppo lunghi…
Per fortuna esiste una percentuale di popolo che, invece, legge.
Le recensioni sono per loro.
Non saprei dire quanti abbiano realmente comprato alcuni dei libri recensiti e se poi li abbiano veramente letti. Di sicuro, se avessero voluto acquistarli, ormai avrebbero potuto farlo con quei pochi click appena menzionati.
Ma il problema della lingua rimane.
Quanti, tra coloro che leggono e che hanno tratto spunto dalle recensioni di Voci di hangar, hanno poi realmente preso l’iniziativa di scaricare i libri in inglese e francese? Pochi, secondo me.
La miglior cosa sarebbe quella di tradurre in italiano tutti i più interessanti libri esistenti nel mondo, affinché chi vuole possa accedere alla conoscenza che sta al di là degli ostacoli di lingua e distanza.
E che sta, inoltre, al di là di tutti i cavilli burocratici che un qualunque editore incontrerebbe se solo provasse ad intraprendere una simile impresa.
Questo discorso vale per ogni argomento, ogni disciplina.
Ma restiamo nel “ristretto” ambito aeronautico.
E’ impressionante vedere quale enorme mole di pubblicazioni è disponibile nel mondo. Per noi piloti ce ne sono un’infinità. Alcuni sono, a mio giudizio, davvero irrinunciabili. Dopo averne letti un gran numero, un giorno mi sono imbattuto in un libro scritto da un pilota francese dal titolo “La guerre vue du ciel” di Marc Scheffler. Un libro nuovo, che rivelava aspetti inediti e sconosciuti, almeno alla stragrande maggioranza dei piloti di aviazione generale. Sentivo fortemente l’esigenza di avere un libro come quello anche tradotto in italiano e contattai la redazione, ma mi dissero che non era prevista alcuna traduzione, se non in lingua inglese, semmai…
Dopo qualche tempo lo stesso autore scrisse un altro libro intitolato “La naissance d’un pilote”.
Al momento anche quello resta solo in francese. Peccato.
Prendiamo, ad esempio, l’argomento “spazio”.
La conquista dello spazio e tutte le missioni che hanno riguardato la conquista della Luna, ma anche il periodo successivo, quello della stazione spaziale internazionale e quindi anche ciò che concerne lo Shuttle, sarebbe un argomento di un interesse notevolissimo. Esistono migliaia di libri sull’argomento. Praticamente quasi tutti gli astronauti hanno prodotto un libro nel quale raccontano la loro parte di storia. Ne ho letti molti e di alcuni ho scritto una recensione per Voci di hangar. Sono tutti nel sito.
Ovviamente sono libri in inglese.
Anche di questi ho avvertito il forte desiderio di averne una versione in italiano affinché tutti potessero entrare nella magia di quella storia così sensazionale e affascinante. Travolgente, perfino.
Ma pareva che a nessuno fosse venuto in mente di imbarcarsi in una lunga battaglia burocratica per acquisire i diritti a tradurre quei libri.
Poi un giorno… miracolo! Qualcuno lo aveva fatto.
Una casa editrice di Bologna, la Cartabianca Publishing, ne ha fatti tradurre ben tre.
L’ultimo, quello che ho scoperto con mio sommo piacere, è “Carrying the fire” di Michael Collins.
Il libro ricalca tutta la storia della vita dell’autore. E’ un libro autobiografico. Contiene un intero mondo, in gran parte ormai scomparso o totalmente modificato nel corso di tanti decenni, ma proprio per questo ha un valore inestimabile e un interesse immenso.
Ora potrei, qui, scrivere una nuova recensione del libro, ma non mi sembra il caso. Dovrei ripetere quello che ho già scritto nella recensione della versione in inglese. Chiunque sia interessato può tranquillamente leggere quella. E poi farebbe bene a ordinare l’edizione che preferisce, magari quella tradotta da Cartabianca. Ora esiste, finalmente. Nel sito della Casa Editrice si trovano tutte le indicazioni per ottenere sia il libro fisico, sia quello digitale.
Michael Collins era il pilota del Modulo di Comando, quello che rimase ad orbitare intorno alla Luna, mentre Armstrong e Aldrin scendevano sul suolo lunare. Era la prima missione, il nominativo che la identificava era: Apollo 11. Quella che ha aperto la strada alle successive. Era il luglio 1969.
Dopo, si sono succedute tutte le altre, fino all’ultima, Apollo 17.
Esiste una letteratura immensa su queste missioni. Come ho detto, quasi ogni astronauta ha scritto un proprio libro. Ricordiamo anche la missione Apollo 13, è quella che ebbe un’esplosione durante il viaggio e non poté portare a termine alcun allunaggio. Fece un giro intorno alla Luna e tornò indietro. Gli astronauti si salvarono tutti, ma davvero di stretta misura. Viene ricordata soprattutto per una frase divenuta famosa: Huston, abbiamo un problema… Era il 13 Aprile 1970.
La penultima missione, Apollo 16, ebbe luogo dal 16 al 27 Aprile 1972. Al comando c’era John Watts Young, che fu il penultimo a scendere sul suolo lunare. Ma la sua storia è del massimo interesse per un altro motivo. Dopo la missione lunare, Young fece parte dello sviluppo delle missioni tra la Terra e la Stazione Spaziale Internazionale utilizzando un mezzo avveniristico che partiva con un lanciatore a razzo e rientrava in maniera autonoma, atterrando su una pista apposita e senza l’ausilio di alcun motore, come una specie di aliante.
Su Voci di hangar si trovano le mie recensioni dei libri, in lingua inglese, di Gene Cernan, Comandante della missione Apollo 17, l’ultima e di John Young, Comandante dell’Apollo 16, la penultima. Il libro di Cernan si intitola: The last man on the Moon e quello di Young si intitola: Forever Young. Esorto tutti ad andarle a leggere. Il fatto che le recensioni riguardino i libri non ancora tradotti è ininfluente.
Quello che conta è che adesso, con notevole buona volontà e lungimiranza, e aggiungerei anche con parecchio coraggio, la Casa Editrice Cartabianca ha tradotto anche questi due ultimi libri. Ora sono disponibili in italiano, come quello di Collins. I titoli della versione in italiano sono, rispettivamente: L’ultimo uomo sulla luna e Forever Young, Gemini, Apollo, Shuttle, una vita per lo spazio.
Seguiranno altre traduzioni? Speriamo di sì.
Dopo l’Apollo 17 ci sono stati decenni di pausa per le missioni lunari. Ma adesso si torna a parlare di tornare sulla Luna e questa volta pare che ci si vada per restarci. Magari non per sempre, ma almeno per lunghi periodi. E si parla anche di missioni verso Marte. Certamente non nell’immediato, però la strada è quella. Sembra che l’umanità sia sul punto di cessare di essere una razza monoplanetaria per diventare multiplanetaria. Non mi sembra una svolta da poco.
Ora più che mai sarebbe opportuno per tutti farsi una cultura sulla storia passata per capire meglio il presente e affrontare con consapevolezza le svolte che ci aspettano nell’immediato futuro.
A mio avviso, proprio per questo rinnovato interesse verso viaggi nello Spazio profondo, vale la pena tornare a riprendere in mano e rileggere libri che di questo argomento hanno già parlato oltre mezzo secolo fa.
Esistono. Sono raggiungibili con pochi click e ora, grazie all’impegno di Cartabianca Publishing, almeno tre sono già in italiano.
Recensione di Brutus Flyer (Evandro Detti) e didascalie a cura della Redazione di VOCI DI HANGAR
Dello stesso autore sono disponibili le recensioni di:
Flying to the moon
Carrying the fire
Carrying the fire, Il mio viaggio verso la Luna
Nel grande film "Il Pianeta delle Scimmie", il protagonista Charlton Eston quasi all’inizio dice: "L’uomo, ineffabile paradosso". Si riferisce a quello strano essere che è l’uomo, tanto capace di imprese e azioni straordinariamente belle, come raggiungere la Luna, o gli spazi intergalattici nei quali si trova appunto il protagonista, quanto di azioni distruttive e, come si apprenderà al termine del film, autodistruttive. La Terra infatti, scopriremo, è stata distrutta dalla stoltezza umana.
Il grande astronauta e ancor più grande uomo che fu Michael Collins, nella sua biografia, appena tradotta – finalmente – in italiano e pubblicata da Cartabianca Publishing, alla quale vanno i nostri complimenti e apprezzamenti, ci dice molte cose, ma soprattutto ci lancia un messaggio: la Terra è fragile.
Egli scrive, “Se potessi usare una sola parola per descrivere la Terra come si vede dalla Luna, ignorerei sia la grandezza che il colore e cercherei una qualità più elementare, quella di “fragilità” … liscia come una palla da biliardo, sembra delicatamente in bilico nel suo viaggio circolare intorno al Sole, e soprattutto sembra fragile”.
Messaggio che l’ottimo Evandro Detti, assieme alla notizia dell’uscita della versione italiana del libro di Collins, corredata da tante altre interessanti informazioni sulla letteratura aeronautica, ci riporta in encomiabile evidenza nella sua recensione della versione inglese.
E ce lo rammenta, guarda il caso, nel giorno in cui la politica mondiale sembra (e sottolineo sembra) accorgersi alla Cop28 di Dubai che la terra è … fragile.
Ma se ve l’avevano detto cinquant’anni fa!
Lo ringrazio per averci fatto ripercorrere con queste due recensioni, giacché una rimanda all’altra e viceversa, un momento epocale come quello della conquista della Luna, ma soprattutto per aver riportato idealmente me a via Tevere, quel giorno in cui Collins, romano di nascita, tornò a casa e con una semplicità e una cordialità uniche, si intratteneva con noi che eravamo andati a salutarlo, come un vecchio vicino che torna da un viaggio. Già, un viaggio lungo appena 384 mila chilometri. Quando i supereroi rifuggono da essere tali e rivendicano il loro “solo” essere un essere umano… e ce ne fossero così.
Grazie anche alla Redazione di VOCI DI HANGAR per le belle fotografie messe a corredo delle due recensioni. La più bella? La targa di via Tevere, no? Ma impressionante e commovente anche la biglia blu e bianca che è il nostro pianeta visto da lassù.
Grazie per la bella recensione, Evandro. Sul libro di Collins abbiamo lavorato per 5 anni: prima c'è stata una estenuante trattativa con l'agenzia italiana di rappresentanza e la casa editrice USA e successivamente ci siamo impegnati allo spasimo per rendere al meglio la ricca e fiorita prosa dell'autore. Va detto che questo progetto si è avvalso di una fantastica squadra di traduttori e revisori, coordinata da Paolo Attivissimo, ed è stato possibile renderlo economicamente sostenibile grazie alla partecipazione di numerosi sostenitori a un crowdfunding iniziale.
Spero che il risultato sia all'altezza delle aspettative di tutti: personalmente lo considero uno dei migliori libri mai scritti da un astronauta e mi auguro che in molti possano essere incuriositi da questo volume, davvero indispensabile nella libreria di qualunque appassionato di spazio.
Posso infine anticiparti che la nostra collana di astronautica nel 2024 potrà fregiarsi di un nuovo titolo, da poco pubblicato negli USA. Ad astra!