Tutti gli articoli di Big Mark

A Hug

 ahugAngelo Hug (da non confondersi con: “A-hug”, tipica espressione di assenso usata con molta frequenza dai Pellerossa dell’America settentrionale prima di imbattersi nei “fratelli” bianchi), comincia a volare decollando dal seggiolone per poi atterrare sul sottostante pavimento marmoreo della casa natale.

L’esperienza lo entusiasma a tal punto da sognare, già in tenerissima età, di trasformarsi in essere alato. Ed è per questo motivo che, appena può, consegue tutte le licenze e le abilitazioni di volo compatibili con l’esigenza di restare per aria.

Eccolo, dunque, pellegrino del cielo, affrontare molti suoi sogni: dalle Alpi alla Calabria, passando per Rieti. Fino a quando, un giorno dello scorso inverno (anno 2000), atterra con il proprio aliante in un campo sperduto in un remoto territorio del Sud Africa. Rischia il linciaggio da parte delle popolazione locale, ma appena si qualifica, pronunciando il suo nome, A Hug appunto, vede la marmaglia innalzarlo sulle spalle e, al grido reiterato: “Hug, hug”, adorarlo su una specie di altare, elevato, nel suo pensiero, al rango di un dio alato.

Rintracciato fortunosamente dopo molte ore dalla squadra di recupero, apprende con raccapriccio che, nell’idioma locale, “Hug, hug” costituisce l’equivalente del “mo’ se lo famo” di romanesca estrazione lessicale.

Al termine di lunghe contrattazioni viene barattato con la sua variopinta tuta di volo. In mutande, ma vivo, l’abbandona a malincuore agli indigeni. Su di essa spicca la toppa di una testa d’aquila e il motto “Vola lento e basso”.

Questa simpatica biografia, scritta dall’autore con la sua proverbiale ironia e acume, lo descriveva a tutto tondo. Purtroppo A Hug, all’anagrafe Ugo Paolillo, ci ha lasciato per sempre a causa di un tragico incidente di volo avvenuto nel luglio 2023 nei cieli di Rieti a bordo del suo amato “Papero” – come affettuosamente lo avevamo soprannominato – il suo Fournier RF-3 ultraleggero.

Ci ha lasciato alla veneranda età di 83 anni, 60 dei quali vissuti volando ovunque indifferentemente con aeroplani, alianti, motoalianti e ultraleggeri vari.

Per inviare impressioni, minacce ed improperi all’autore avremmo normalmente pubblicato la sua e-mail ma, consapevoli che non potrà più rispondere per ovvi motivi, ci piace ricordare solamente che il suo indirizzo di posta elettronica  era costituito dalle sigle di gare di uno dei suoi tanti alianti …

Cieli sereni tretango! Vola alto e lontano, Ugo.


Nel sito sono ospitati i seguenti racconti:


La Daunia brucia!

Imprese inutili

La prima termica del mattino


Nel cielo di Cecenia

Com.te Massimo Minio Paluello

Album in corso di allestimento

Cesare Carra – Una vita troppo breve dedicata al Volo

Libro Cesare Carra - Una vita troppo breve dedicata al Volo

titolo: Cesare carra – Una vita troppo breve dedicata al volo

Aautore: Evandro Detti

editore: IBN

anno di pubblicazione: 2013 

ISBN: 8875651523 e 9788875651527





27 luglio 1936, golfo della Sirte, Libia.

Si consumava quel giorno e in quello specchio di mare antistante il porto di Bengasi, un’immane tragedia che vedeva coinvolti, loro malgrado, equipaggio e passeggeri di un idrovolante trimotore italiano con matricole civili. Il pilota in comando era il capitano Cesare Carra.

Non sono trascorsi neanche 80 anni da quella data nefasta eppure, nonostante la nostra sia indiscutibilmente l’era dell’informazione globalizzata, quel terribile episodio sarebbe caduto per sempre nell’oblio della memoria di un recente passato se il lodevole Evandro Detti non lo avesse ricostruito con pazienza certosina e dovizia di particolari. E con esso, più in generale, l’intera esistenza del comandante Carra, fin troppo breve e dedicata interamente al volo, parafrasando il titolo di copertina.

Pasquale Cappai e Cesare Carra con l'idrovolante S66
Cesare Carra (al centro) con il marconista Pasquale Cappai sull’idrovolante S.66

Questa iniziativa encomiabile si è concretizzata in un volume di sole 127 pagine (seppure arricchito da numerose foto e documenti originalissimi) di tutta sostanza che è contraddistinto da una narrazione fluida e rigorosa ove non traspaiono banali evocazioni nostalgiche o un’esaltazione gratuita di un epoca di grandissimo sviluppo dell’aviazione italiana dovuto, anche e soprattutto, alla notevole spinta impressa dall’allora regime fascista. Perciò, se vi attendete una squallida ricostruzione storica o addirittura un dossier dai contenuti sensazionalistici (come potrebbe ingenuamente lasciare ad intendere il timido bollino che l’editore ha inserito in un angolo della copertina), beh … dovrete rassegnarvi all’idea di scegliere un altro volume e soprattutto un altro autore. E’ invece un libro che, al di là delle vicende personali del comandante Carra, tratteggia a tinte leggere un periodo della storia italiana nel corso del quale, almeno nel settore aeronautico, si respirava ancora forte l’odore del pionierismo e dell’avventura.

Carra fu il primo pilota in Italia ad effettuare il lancio con una catapulta
Carra fu il primo pilota in Italia ad effettuare il lancio dell’idrovolante M18 con una catapulta. In questa foto le prime sperimentazioni, Carra in tuta bianca siede dietro quello che sembra un volante automobilistico.

Ciò che infatti esce fuori dalla questa lettura è la figura di un pilota che, pur indossando la divisa dell’Aeronautica Militare, deve essere considerato a tutti gli effetti l’antesignano degli attuali lavoratori “precari” e al contempo dei comandanti di velivoli commerciali; un uomo schivo, modesto, che svolge i suoi compiti con passione e professionalità, minimizzando meriti e rischi; un Lindbergh all’italiana che, tra le mille difficoltà dell’epoca, si adopera nel trasportare posta, merci e passeggeri su quelle tratte commerciali oggi solcate da centinaia di velivoli delle compagnie aeree più disparate; e non basta: complici alcune vicende grottesche di mala-burocrazia (militare), il comandante Carra ci apparirà addirittura un ribelle tanto da essere recluso nelle patrie galere per motivi disciplinari benché s’intuisca quanto profondo fosse il suo senso del dovere; non ultimo, comprenderemo quanto fosse apprezzato (come pilota, s’intende) dai gerarchi fascisti, compreso l’energico Italo Balbo, ministro dell’Aviazione, e dal regale Amedeo di Savoia duca d’Aosta.

Evandro Detti con dedica del Libro su Cesare Carra
L’autore Evandro Detti mentre concede l’autografo ad un suo estimatore

Purtroppo di Cesare Carra oggi rimane solo una via a lui intitolata all’interno dell’aeroporto dell’Urbe di Roma e … questo libro. Un libro dunque molto prezioso ma che, girata l’ultima pagina, vi lascerà senz’altro un senso di rammarico nell’aver avuto sotto gli occhi un volumetto che si fa leggere tutto d’un fiato e che diventa fin troppo stringato. Allo stesso modo, le immagini che lo impreziosiscono, vi appariranno in un formato inspiegabilmente minuto che rende quasi impossibile apprezzare la grafia o i ciclostilati dell’epoca; tuttavia, rimarrà il piacere di aver letto una prosa tipica di un saggista o di uno storico navigato, intramezzata da considerazioni mai retoriche o prevedibili. E si farà largo in voi la speranza che il buon Detti abbandoni di nuovo cieli aperti e aeroporti animati da una moltitudine di aeroplani e alianti al traino per rituffarsi nei meandri dell’Archivio di Stato o dell’Ufficio Storico dell’Aeronautica Militare Italiana e, infine, per reintensificare i contatti con i figli o i nipoti di coloro che furono spettatori (se non protagonisti) delle vicissitudini già dipanate nella prima edizione. Perché il ritrovamento di altri preziosi documenti e/o testimonianze orali saranno utili per ampliare questo volume e farne una seconda edizione ben più corposa in termini di formato e di lunghezza.

Sarebbe assai sfizioso, per esempio, svelarci il modo in cui replicò la signora Carra al messaggio inviatole dal consorte che recitava così: “Sii gaia ma non folle, sensibile ma non malinconica, ragionevole ma non pedante, mantieni l’anima pura e colma di tenerezza. Domani come oggi, oggi come ieri, il mio grande affetto non mancherà. Cesare”.

Un semplice: “Vi amo”? No, certo che no. A Evandro Detti scoprirlo!






Recensione e didascalie a cura dela Redazione






Zingari del Cielo

Avventure in punta di ali

FRANZ STIGLER E CHARLIE BROWN

Franz Stigler e Charlie Brown