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Un messaggio nel cielo


Forse non tutti sanno che anche gli aeroplani possono essere dotati di gancio da traino. Ovviamente non per trainare roulotte o carelli appendice bensì alianti e/o striscioni.

Mentre il traino aliante comporta dei voli relativamente brevi, giusto appunto necessari per portare in quota l’aliante in una zona abbastanza vicina all’aeroporto di decollo (in cui sono auspicabili delle ascendenze), il traino striscioni comporta ugualmente brevi voli finalizzati a raggiungere un’area ove sia presente una elevato densità di pubblico cui mostrare lo striscione pubblicitario con lunghe permanenze presso quest’area (quasi al limite dell’autonomia).

Negli Stati Uniti l’aerostriscione è generalmente visibile in occasioni di grandi eventi sportivi, manifestazioni aeree, automobilistiche, elezioni, campagne pubblicitarie varie, ecc ecc. mentre nel nostro paese è d’uopo durante il periodo estivo, nello spazio di cielo antistante le spiagge. Purtroppo in tutta Italia ben poche sono le società che si occupano di traino striscioni, pochi i velivoli impiegati, pressochè inesistente il manipolo di piloti professionisti che ne hanno fatto un lavoro a tempo pieno.

Viene da domandarsi come un velivolo così piccino abbia potuto portarsi appresso uno striscione così enorme. Misteri dell’aerodinamica! – Foto proveniente da www.Flickr.com

Anche perchè trainare uno striscione lungo la costa in un monotono andirivieni non è certo il massimo delle aspirazioni del pilota trainatore, consapevole che, nel frattempo, una moltitudine di gente è in vacanza e si sta godendo un bagno ristoratore o socializza giocosamente in spiaggia. Lui è invece è da solo, spesso a bordo di un velivolo rumoroso, quasi sempre assai spartano; è accaldato, infastidito dalla brezza perennemente al traverso, generalmente malpagato e con la certezza che quel lavoro stagionale non gli consentirà di sopravvivere ma solo di accumulare esperienza e ore di volo, nella speranza di diventare un pilota commerciale.

Contrariamente a quanto si possa pensare, il velivolo trainatore non decolla mai con lo striscione agganciato (si deteriorerebbe in modo irreparabile strisciando sulla pista), viceversa il pilota ghermisce con una sorta di ancorotto un cavo che penzola tra due paletti alti un paio di metri sopra il terreno. A un capo del cavo penzolante è legato appunto lo striscione … e il gioco è fatto. Foto proveniente da www.Flickr.com

Questo nella realtà; nella finzione letteraria il nostro pilota si chiama Moreno ed è il pilota di un piccolo aereo pubblicitario che vola sopra le spiagge della Versilia da giugno a settembre per reclamizzare bibite o gelati. Il suo amore per il volo si incrocia con quello per l’amica Marina, ancora inespresso, con la voglia di veicolare messaggi più intimi e importanti di un semplice slogan. E’ proprio questo che gli suggerisce un modo originale per dichiararsi alla donna dei suoi sogni. Ma qualcosa va storto e, complice il tipografo che realizza gli striscioni, accadrà l’imponderabile.

Ancora uno splendido racconto di Cristina Giuntini, ancora un racconto ritenuto non meritevole di accedere alla rosa dei venti racconti finalisti della VIII edizione del Premio letterario RACCONTI TRA LE NUVOLE, ancora una ghiotta opportunità per il nostro hangar di poter ospitare un racconto di notevole caratura letteraria. Questo, in estrema sintesi, il racconto intitolato: “Un segno nel cielo”.

Chi l’ha mai detto che il traino striscione è appannaggio solo degli aeroplani? Anche gli elicotteri possono! Provare per credere. – Foto proveniente da www.Flickr.com

Più estesamente aggiungiamo che lo abbiamo letto con sommo piacere giacché si tratta di una composizione che ha una solida dinamica narrativa, peraltro sottolineata da dialoghi veloci che si alternano in modo strategico con riflessioni intime e narrazione in terza persona.

Un racconto dunque scritto ad arte con un’ambientazione probabilmente non proprio vicina alla quotidianità dell’autrice, fatto salvo che non abbia goduto della consulenza di qualche amico trainatore o che sia stata lei medesima la sedicente Marina del racconto. Chissa? Mai dire mai … solo lei potrebbe confessarlo, magari con la lampada negli occhi e una nuvola di fumo che le annebbia il respiro, resa insonne e incalzata per giorni dalle medesime domande perentorie. Confessa Cristina!

Benché la Giuntini abbia partecipato più volte a RACCONTI TRA LE NUVOLE i risultati conseguiti sono stati alterni; purtroppo anche questo racconto non ha riscontrato il gradimento della giuria – e non sappiamo spiegarci perché – recandoci il privilegio di poterlo smontare e rimontare per ispezionarlo nei suoi più profondi recessi cosicché possa farne bella mostra di sé in uno degli angoli più ariosi del nostro hangar.

Questa è la visuale che avrebbe Moreno, il pilota del racconto “Un segno del cielo”, da bordo del suo aeroplano intento a svolgere il compito di traino striscioni. In verità la spiaggia non quella della Versilia bensì quella statunitense di Miami tuttavia il tipo di volo rimane il medesimo. – Foto proveniente da www.Flickr.com

Per la cronaca, VOCI DI HANGAR si fregia di ospitare due racconti a firma della scrittrice fiorentina di nascita ma pratese di residenza; si tratta del fantasmagorico “Catrame” e l’originale  “Avevo paura di volare”. Ora si aggiunge il terzo “Un segno nel cielo” a dimostrazione che la nostra Cristina è capace di scrivere di tutto e su tutto: dalla crescita in ambiente idroponico del prezzemolo riccio fino alla caducità del genere umano passando per la brillantezza dei zirconi industriali.  Diciamolo chiaro: siamo di fronte a un vero fenomeno della natura in attesa di essere svelato, a un talento innato che, se da una parte ci onora di conoscere da presso, dall’altro ci reca un’indicibile invidia per la leggerezza e la facilità di scrittura che la contraddistinguono.

Ma veniamo al racconto.

Uno scatto sublime che merita sicuramente la copertina di questa recensione. Quella del traino striscione è una vera e propria arte aviatoria. Per comprendere meglio come avviene l’aggancio dello striscione  vi rimandiamo ad un bel video all’indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=TkVgZ9tVkA8 – Foto proveniente da www.Flickr.com

In effetti, a giudicare dalla morigeratezza con cui l’autrice ha utilizzato il punto a capo, ci è apparso subito chiaro il desiderio di Cristina di risparmiare spazio: il racconto in origine ci è apparso “ammucchiato”, forzatamente compresso, i dialoghi sovrapposti recando talvolta il lettore in errore riguardo chi dicesse cosa. Che si tratti di una nuova tecnica letteraria? Bah … in qualità di editori (nostro malgrado) abbiamo preferito srotolarlo e conferirgli quell’estetica dattilografica convenzionale che prevede – forse banalmente – di andare a capo ogni qualvolta si alterna il soggetto dialogante o di dividere i periodi secondo la logica del cambio di ambientazione o di pensiero dei vari personaggi. Speriamo che Cristina non ce ne vorrà!

Che l’autrice abbia ritenuto troppo lunga la sua composizione? No, replichiamo: è ampiamente entro i canonici 32 mila caratteri consentiti. Che il racconto acquisisca più ritmo? Che il lettore faccia meno fatica a saltare riga? … non lo sapremo mai!

Ciò nonostante il racconto è godibile e mantiene una buona dose di curiosità nel lettore fino all’epilogo con sorpresa.

Uno striscione che riporta una frase utilizzata spessissimo nell’ambiente aeronautico e che suona più che mai singolare se collocata su un aerostriscione. Che sia un messaggio subliminale rivolto ai piloti? – Foto proveniente da www.Flickr.com

A Cristina va riconosciuta la capacità di farci vedere la vista dall’alto delle infuocate spiagge della Versilia o il susseguirsi regolare degli ombrelloni, il formicolare della moltitudine dei bagnanti. In un’estate – quella 2020 – che ha negato a molto di noi le vacanze, la Giuntini ci mostra idealmente i chioschi degli stabilimenti balneari assediati da un nugolo di belle ragazze semi ignude attorniate dagli immancabili ammiratori che scorrazzano tutti amabilmente sulla sabbia rovente. Riusciamo anche a vedere il giovane pilota solitario con il suo drappo pubblicitario al seguito, a suo agio a bordo del suo velivolo da lavoro ma non a terra con i suoi simili, specie di sesso femminile.

Un visione controcorrente, non c’è che dire, che rompe lo stereotipo del pilota disinvolto e rubacuori, emulo aereo dei suoi colleghi bagnini anfibi. Eppure credibile. E in questo l’autrice è originale sebbene raggiunga il grado massimo di originalità facendo trainare idealmente al protagonista un tipo di striscione che nessun pilota si sognerebbe mai di portarsi al seguito in aria. Un messaggio inequivocabile in cielo – occorre ammetterlo … peccato che si strapperebbe appena agganciato al velivolo trainatore. Ma si sa: alla fantasia e all’amore non c’è limite.



Narrativa / Medio – Lungo

Inedito

Ha partecipato alla VIII edizione del Premio letterario “Racconti tra le nuvole” – 2020


Mio nonno

liberator B24La II Guerra Mondiale raccontata dagli occhi di un reduce di guerra arruolato nella Regia Aeronautica grazie alla sua profonda passione per gli aerei.

A scavare nella sua memoria è Simona, la nipote ventiduenne, alla quale è affidato dal suo professore il compito di redigere una tesina sul conflitto più distruttivo della storia contemporanea.

Il protagonista del lavoro è proprio suo nonno e il suo importante vissuto bellico, fatto ancora una volta di aerei e campi di prigionia.


Narrativa / Medio-breve Inedito; ha partecipato alla IV edizione del Premio fotografico/letterario “Racconti tra le nuvole” – 2016; in esclusiva per “Voci di hangar”

Manca poco

helicopter neroE’ con queste poche parole che l’autore sintetizza il contenuto del suo racconto:

Una passione che diventa follia. Il desiderio di fare qualcosa di memorabile. La scelta senza ritorno.

Da una tragedia purtroppo reale.

In effetti si tratta di un testo che merita una sinossi ben più corposa di questa. Come Redazione del sito VOCI DI HANGAR, ci teniamo a precisarlo e, in qualità di co-organizzatori della IV edizione del Premio fotografico/letterario “Racconti tra le nuvole” cui questo testo ha partecipato, ci teniamo addirittura a proclamarlo ad alta voce. Ma tant’è.  Così il suo creatore l’ha liquidato e così dovremmo presentarlo, nostro malgrado.

Premesso che detta composizione non ha avuto accesso alle fasi finali del Premio, sappiamo per certo che ha scatenato pareri molto discordi e dunque valutazioni controverse da parte di coloro che hanno composto la giuria del Premio. Non fosse altro per il tema di  recente attualità  che è il fulcro del racconto: un evento luttuoso di una crudeltà e un’assurdità che non si giustifica se non con uno stato mentalmente instabile dell’autore del gesto folle, appunto.

Ma permetteteci di rassicurarvi: non è nostra intenzione svelarvi il contenuto di questo racconto perchè ne svilirebbe il valore letterario nè vogliamo fornirvi troppe informazione a margine … tuttavia permetteteci di suggerirvi una riflessione circa l’originalità del punto di vista della voce narrante, la verosimiglianza del pensiero deviato del protagonista ricreato o comunque “ricostruito” da Alessandro Berardelli che – occorre riconoscerlo – riesce a creare il possibile processo logico squilibrato eppure ineccepibile (per alcuni versi) del personaggio unico del racconto.

Forse una nota a margine o un finale leggermente diverso avrebbero comportato un diverso giudizio da parte dei giurati del Premio, ad ogni modo, per quanto possa confortare l’autore, a noi è piaciuto. E non poco. Peccato che non sia stato inserito nell’antologia 2016 del Premio … ma questa è la nostra fortuna giacchè VOCI DI HANGAR ha il privilegio di ospitare “Manca poco ” in assoluta esclusiva.

Non aggiungiamo altro se non che attendiamo fiduciosi i commenti dei lettori.

 



Narrativa / Breve Inedito; ha partecipato alla IV edizione del Premio fotografico/letterario “Racconti tra le nuvole” – 2016; in esclusiva per “Voci di hangar”

Il maestro e la ballerina

fokker dr1Piedi, che li voglio se ho ali per volare? (Frida Kahlo, Diario, 1944-54)

Se per Frida Kahlo, pittrice messicana di matrice surrealista rimasta per molto tempo immobile a letto a causa di un grave incidente, le ali sono ciò che permette di superare i limiti dei piedi … in questo racconto in realtà – oltre alle ali e al volo – anche i piedi sono importanti: perché sono la base del ballo. Un ballo speciale: il tango, che nasconde al suo interno seduzione, mistero, e sorprendenti rivelazioni.


Narrativa / Breve Inedito; ha partecipato alla II edizione del premio letterario “Racconti tra le nuvole”, 2013-2014; in esclusiva per “Voci di hangar”

 

La mia AeroNatica

aeroplano corsairRivive la grande avventura e disavventura dell’autore, felice d’essere vincitore del concorso per allievo ufficiale pilota in Aeronautica Militare, un sogno poi infranto prima ancora di volare da una inesistente malattia, diagnosticatagli in infermeria.

Prima d’essere rimandato a casa (dove, trascorso il periodo di “ferma”, gli fu recapitato per posta il congedo militare) ottenne dal Comandante di Gruppo il magnifico regalo di un volo col favoloso Texan T6. Riuscì poi a diventare pilota civile a spese sue!

Il titolo non è errato: si riferisce al primo episodio in cui gli allievi anziani entrarono di notte in camerata e accettò, sorridendo, la vecchia tradizione d’avere il “sedere” spazzolato con lucido da scarpe. Chi si rifiutò fu debitamente spazzolato tante altre volte ancora!


Narrativa / Breve Inedito; ha partecipato alla II edizione del premio letterario “Racconti tra le nuvole”, 2013-2014; in esclusiva per “Voci di hangar”